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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   Capitolo Ili.
   e spiritose disquisizioni, u Quivi . . . i soavi ragionamenti, e l'oneste facezie s'u-» divano ; c nel viso di ciascuno dipinta si vedeva una gioeonda ilarità, talmente jj clie quella easa certo dirsi poteva il proprio albergo dell'allegria: nò mai eredo » che in altro luogo si gustasse quanta sia la doleezza ehe da una amata e eara jj compagnia deriva, eome quivi si feee un tempo ; che a tutti naseea nell' animo una somma contentezza ogni volta che al cospetto della Signora Duehcssa ci » ridueevamo; e parea che questa fosse una catena, che tutti in amor tenesse w uniti, talmente, che mai non fu concordia di volontà, o amore cordiale tra fra» telli maggior di quello ehe quivi fra tutti era. Il medesimo era tra le donne; » con le quali si aveva liberissimo ed onestissimo eommereio, ehe a eiascuno era » lecito parlare, sedere, scherzare e ridere eon chi gli parea; ma tanta era la » riverenza che si portava al voler della Signora Dueliessa, ehe la medesima li-« bertà era grandissimo freno; nè era alcuno ehe non estimasse per lo maggior » piaeere che al mondo aver potesse, il compiacer a lei, e la maggior pena, il » dispiacerle. Per la qual cosa, quivi onestissimi costumi erano con grandissima « libertà congiunti, ed erano i giuochi e i risi al suo cospetto eondit oltre agli » argutissimi sali, d'una graziosa e grave maestà; che quella modestia e gran» dczza che tutti gli atti e le parole e i gesti compone,va della Signora Duehcssa » motteggiando e ridendo, facea che aneor da ehi mai più. veduta non l'avesse, » fosse per grandissima signora conosciuta (1) ».
   In questi grati convegni il Bembo più volentieri discorreva della quesl Ione della lingua, se eioè ella sia toseana o italiana; ed aveva a ribattere le opinioni in speeic del Castiglione; ma faeondo diventava a dirittura quando il discorso eadesse sulla natura d'amore, argomento già da lui trattato negli Asolani, e sul quale, eome somma autorità, era provocato a parlare.
   La vita di cortigiano ch'egli menava ad Urbino non piaceva gran fatto al padre di lui e agli amiei veneziani; ma il Bembo li lasciava dire, o s* difendeva allogando 1' esempio di Giuliano de' Mediei, ehe eon tutta la sua famiglia, da più anni viveva a carieo della corte urbinate. Ed egli eovava poi sempre nella mente il pensiero di Roma; e l'idea d'una futura grandezza gli alleggeriva le noje, non troppo gravi del resto, della sua presente condizione.
   Sulla fine ancora del 1506 egli aveva assistito in Urbino alle feste per Giulio II, ehe, ottenuta la resa di Bologna, se ne tornava glorioso a Roma; e procurava di essergli messo in grazia; e più volte negli anni seguenti eg, andava e veniva da Urbino a Roma, sempre intento a trovarsi quel posto ehe lo liberasse dalle strettezze economiche sempre più fastidiose. Nel 1512 egli vi s: recò per istabilmente dimorarvi, ospitato da Federieo Fregoso, ora areiveseovo di Salerno, e carezzato da Giuliano e da Giovanni de' Mediei, dal Bibbiena e dal Sadolcto.
   Il suo molto sapere e la grande dignità della persona ben presto lo feeero notare; e gran fama e favore presso il Papa gli proeurò l'aver saputo decifrare le note tironianc di un manoscritto inviato a Giulio II dalla Dacia. Il Bembo aveva gli oechi sulla biblioteca papale, ove avrebbe amato piantare le sue tende di studioso, letterato ed archeologo; ma il Papa non gli diede per allora che la promessa d'una ricea eomracnda gerosoliurtana a Bologna.
   Ma 1 tempo delle aspirazioni affannose stava per finire. Giovanni de' Mediei, per l'accortezza in ispecie del fido Bibbiena, veniva eletto successore a Giulio II l'il di marzo dell'anno seguente, u II quale (scrive il Bembo, quasi ponendo il fastigio alla sua Storia veneziana pi ma ehe del conelave useisse, me e M. Jacopo Sadoleto , i quali in Roma eravamo, sceretari suoi domestici fece (2) ». E ben presto tra i redditi dell'ufficio e quelli di beneficii d'ogn specie egli potè contare su cirea tremila fiorir- d'oro all'anno.
   (1) Castiglione, op, cit., p. 21-2; Padova, 176G,
   (2) Opere, I,- 337,