LA VITA DI PIETRO BEMBO. W
11 Bembo già conosceva i ducili d'Urbino: la duchessa Elisabetta era venuta sul principio del 1502 ad aceompagnare Luerezia Borgia a Ferrara; e poeo dopo giungeva a Mantova, presso il cognato Franeeseo, il duea Guido, sfuggito per prodigio al tradimento del Valentino. E l'anno appresso il Bembo aveva potuto di nuovo incontrare i due, novamentc esuli, a Venezia. — E nota al Bembo era pure Emilia Pia, che viveva alla eorte urbinate eome amica della duehessa e vi faeea mostra di somma amabilità e saggezza.
Ad Emilia Pia e alla duehessa Elisabetta egli esponeva sinceramente nel mag-,io di quell'anno (1506) le sue aspirazioni fallite, e il nuovo piano di vita eh'egli, eoi loro ajuto, vagheggiava. Egli prega le due dame di procurargli stanza nella Badia dell'Avellana, presso Urbino, per se e per due persone ' di servizio; desidera vivervi tranquillo e studioso, u Sì mi suole esser earo e dolce l'ozio degli n studj, e la tranquillità e diletto, ch'io di lor prendo, ehe egli potrà molto bene iì avvenire, ehe quando io stato sarò in quella solitudine aleun tempo, per av-n ventura non eurerò, nè eercherò altro stato, e mostrando alla fortuna mezzo n il dito, della eertezza di quel piaeere e di quella quiete eontento, la vita, ehe a in ogni modo s'ha a laseiar dove che sia, io più tosto eleggerò di fornire in a quel romitaggio, e lasciar tra quelli innocenti castagneti e quereeti e faggeti, iì clic altrove. Ed alla fine ehe ti può meglio fare, ehe queta e riposata menarne a e passar la vita, ehe e'è data, senza raneori d'animo e senza manineonia? a massimamente quando alla quiete s'aggiugne qualche onorata impresa, eom'c a quella delle lettere, la quale quanto è più abbondevole d'ozio, tanto più caro a frutto rende di sè a' suoi posseditori e più grazioso. Seppcselo quel valoroso iì Toseo, che noi ora cotanto amiamo ed onoriamo, . quale tra tutte le part della a sua vita di nessuna tanto (si soddisfece, quanto di que' dieei anni, ehe egli a iì Sorga solitariamente dimorando £ stette. Perchè se io altri dieee ne faeessi al» l'Avellana, avrei chi seguitare (1) ».
Il Bibbiena e la duehessa stessa d'Urbino procurarono di facilitargli inveee l'andata a Roma, dove, infatti, il Bembo s, reeò ancora quel mese. Ma Roma, almeno per allora, non era città per lui. Le rovine dei Borgia fumavano aneora; e Giulio II, piuttosto ehe alle lettere e ai letterati, pensava alle armi eon cui assicurarsi e allargare lo stato. Tre mesi (2) vi stette il Bembo; e stretto alla fine un po' dal bisogno e un po' dalle istanze cortesi dei signori d'Urbino, si reeò nel settembre in quella eorte.
La corte d'Urbino era allora delle più fiorenti d Italia; e noi ne abbiamo un fedele e vivace utratto nel Cortigiano di Baldassarre Castiglione. Ivi s'accoglievano in dolce consorzio: Ottaviano e Federigo Fregosi, il primo dei quali fu poi doge di Genova, l'altro arcivescovo di Salerno; il magnifico Giuliano de' Medici, auimo mite e tutto intento a colmar di cortesie il sesso gentile; Lodovico da Canossa, spirito aere ed oppositor per sistema, ehe fu poi vescovo di Ba-josa; il signor Gaspare Palavieino, il denigratore del bel sesso; il vecchissimo Morello d'Ortona, eoi quale il Bembo, uomo di fare deeoroso e posato, benché aneor giovanissimo, assai s: conveniva; l'ingegnoso ed inesattiibile narrator di facezie, Bernardo de' Dovizi da Bibbiena, già segretario di Lorenzo il Magnifico, e futuro Cardinale di S. Chiesa; e cento altri meno famosi: u ehè veramente del a cavai trojano non uscirono tanti signori e eapitani, quanti di questa easa usciti n sono uomini per virtù singolari, e da ognuno sommamente pregiati (3) ».
La giornata vi si spendeva in eserciti eavalleresehi e in istudii piacevoli ; la sera poi tutti gli ospiti ordinari: e quelli ehe di tempo in tempo capitavano, radunavano nelle sale della duehessa E' sabetta, e s ntrattenevano in giuoehi o in dotte
(lì Lettere, IV, 36-7. (Lettera del 3 maggio 1506),
(2) Lettere, IV, 17-8 ; e efr; Mazzucclielli, p. 718.
(3) Castiglione, Il Cortegiano, lib. IV in principio; e cfr. lib. I, nel proemio.