LA VITA DL PIET.RO BEMBO.
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Mentre gli angioli più o meno dccadut di cui abbondava Ferrara stavano a vedere dov' egli raccogliesse il volo, il giovinè letterato sulle prime si attenne più volentieri agli uomin1 ai letterati, in ispecie ai due Strozzi ehe gli furono larghi di ospitalità nella loro villa di Ostellato. Di qui egli s toglieva di tempo ita tempo per correre a Venezia, dove lo legava una vecchia catena, che solo nel 1501, per la troppa durezza della donna amata, sj ruppe.
Ma a Ferrara stava per giungere chi dovea più saldamente legarlo. Il Bembo, sempre sfortunato negli amori fino allora, doveva far tale conquista da renderlo oggetto d'invidia a tutti gentiluomini e letterati della città.
Sulla fine del 1501 si combinava tra Alfonso, principe d'Este, e Lucrezia Borgia, figlia di papa Alessandro VI, un matrimonio, al quale la nobilissima casa d'Este non sarebbe discesa senza i grandi vantaggi materiali che n' erano la conseguenza. Lucrerà Borgia entrava in Ferrara il 2 febbrajo 1502, accolta con gran pompa e giubilo officiale, sebbene veramente nel fondo dell'animo tutti nutrissero per lei maggiore o minor diffidenza. Sul suo conto, infatti, erano corse le voci più strane e vergognose ; ed ora si era curiosi di studiare quasi sul suo volto e noi suoi modi lo tracce del bujo passato. Ma l'aspetto e i modi di Lucrezia orano fatti per conquidere anche i più maldisposti. Essa possedeva una magnifica capigliatura bionda ; e senz' essere un prodigio di bellezza, aveva negli ocelli e nel movere della persona qualche cosa di affascinante. Il marito ne fu presto innamorato ; e i poeti di corte, che ne avevano cantata retoricamente la virtù, cominciarono a lodarne con convincimento la molta coltura, l'amabile dolcezza de' modi, e più tardi anche l'estrema severità della vita.
Tra quelli che più restarono affascinati dalla bella persona fu il giovine Bembo, che ben presto cominciò a compor versi latini e volgari per lei. .Non pare tuttavia che per tutto quell'anno e per buona parte del seguente egL fosse più fortunato dei due Strozz' nel suo poetico amoi'cggiamento. Le lettere, eh' egli le inviava da Venezia o da Ostellato, cominciano a spirare insolita tenerezza nel giugno del 1503. Nell'accompagnarle, infatti, due sonetti, egli le scrive il 3 di quel mese, probabilmente da Ostellato: a Altro non ho a dirvi, se non che quest'ozio, quest'ora» bre, questa soimga vita, questi nascondimenti cotanto a me por lo addietro » sempre e dolci e cari stati, ora alquanto mi sono parliti men belli che negli >; altri tempi, ne così mi piacciono, come essi mi solcano piacere. Che segno sia » questo, o di che male principio, vorrei che V. S. ne corcasse ne' suo libri, per >; sapere, so essi co miei sono conformi ; alla cui buona grazia tante volte mi 17 raccomando, quante sono le foglie di questo giardino, sopra il quale riguardando, » ad un fresco e dolce fenestrino appoggiato, vi scrivo (1) ».
Ai primi d'agosto una febbretta lo tenne per qualche giorno a letto a Ferrara; ed ecco la gentile signora venir frettolosa non solo alla casa di lui, ma al suo letticciuolo, e dimorarvi a per buono spazio ». Il giorno appresso egli le scrive : u Così m'ha la vostra -'-isitazionc levato ogni languor della febbre, nella » quale io era, anzi pure tutto cacciato e rimosso il grav xssimo mal mio ; come » arobbe fatto una delle celestiali essenze mandatemi di là su a guarirm ; ehe » col solo aspetto o solo toccar d polso m'avesse ritornata la primiera sanità » mia. A che tuttavia voi aggiungeste quello care e dolci vostre parole piene di » amore e di letizia e di vita1 ssimo conforto (2) ».
Impreviste e dolorose circostanze dovevano ben presto sti'ngere maggiormente il vincolo d'affetto che si veniva determinando fra quei due.
Il 18 di quel mese moriva a Roma di morte quas. subitanea papa Alessandro VI ; e tre giorni dopo la novella era giunta a Ferrara. Fu una grande co-
(1) Lettere, IV, 116. Lettera ad segno denotante la principessa, come ebbe a dimostrare sicuramente rOltronclii.
(2) Lettere, IV, 3. Questa lettera porta la data del 22 agosto ; ma certo per errore. Vedi la nota seguente,