Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI ', U.A. Canello

   

Pagina (74/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (74/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   f(>
   CAPITOLO IH.
   § 1. — Pietro Bembo (1).
   Pietro Bembo si può dire il più grande tra i mediocri del cinquecento. Egli non ha nulla della interezza uinaua dell'Alighieri, poeta c politico; e nulla neppure della tempra vigorosa del Machiavelli e del Guicciardini, più politici, ehe letterati. Nel Bembo si viene svolgendo la figura del letterato puro, figura che già si disegnava nell'Ariosto, c si eompirà negli arcadi del secolo dccimosettimo. L'ideale della sua vita è 1' u otium v studioso.
   V'era in Italia una città c una córte illustre, in cui le lettere parevano pigliare da tempo questo indirizzo tranquillo ed arcadico; c d Bembo, quasi attratto da simpatia segreta, assai presto vi apparve a far pompa del suo ingegno e della giovine fama.
   Ferrara sulla fine del secolo decimoquinto era il centro più importante della letteratura latina e volgare nell'Italia superiore. Qui una eorte munifica c semplice nei modi qui una gloriosa tradizione di studi università™ ; c qui una fiorente schiera di poeti intenti soprattutto a cantare i loro faeili amori. Il giovine Ariosto cominciava appena a farsi eonosccre; mentre i due Strozzi e Antonio Tebaldco occupavano i primi posti. E a Ferrara capitava nel 1498 Pietro Bembo, giovine di ventotto anni; c capitava in condizioni da essere ben accolto e stimato sia dalle dame e dai signori della corte, e sia da; letterati tutti della eittà.
   Ai letterati egli poteva sfoggiare tituli non pochi ; e' parlava il puro toscano, appreso a Firenze in due anni (1478-80) ehe vi avea passati col padre Bernardo, oratore della Serenissima presso i Fiorentini; scolare dell'Urtieio, s'era già fatto conoscere come abbondante c corretto scrittore latino nella sua descm.one De j.'Etna (1494); poteva gloriarsi d'avere appreso il greco sotto uno de'più celebri maestri, Costantino .Lascaris, eli' egli era andato a sentire per due anni a Messina (1492-1494); l'ateneo padovano gli aveva concessa la laurea in diritto e in filosofia; c aleuni suoi eomponimenti latini e volgari gli davano il diritto di mettersi in ischiera eo' poeti.
   Ai Principi estensi egli, semplice cittadino veneziano, poteva presentarsi da pari a pari. Viveva eoi padre, ehe fino dall'anno precedente era venuto a Ferrara col titolo di visdomino della repubblica, e vi esercitava tutt, i diritti di signoria sulle cose c sulle persone che dipendessero, o si pretendesse far dipendere da Venezia. E il nome di Venezia tanto importava n que' tempi da contribuire molto eredito ovunque a' suoi cittadini, in ispecie a quelli che, come il Bembo, appartenevano a nobilissima famiglia.
   Nessun altro poi era meglio fatto di Iuj per piacere alle dame: a in forma » (diee il Casa) summa quaedam oris species ac dignìtas ìnerat, et in statura aa n proceritate decor, mira pro.cterea in morihus suavitas quaedam lenitasque amari bilis, dulcisque cura sermo, tum tota vitae victusqìie consuettido mitis ac cleri mens (2). » Parlava volent.en delle sue disgrazie amorose; narrava dei piaec-voh convegni e delle dispute, di eiii era stato gran parte, nel palazzo della exregina di Cipro. Caterina Corner (3), ad Asolo; filosofeggiava sull'amore e pareva stesse aspettando la donna-angiolo elio dovesse comprenderlo.
   (1) Jo. Casae, Vita Petri Iìembi (in Jo. Casae, Latina monim'enta; Florentiao, 15G7). — G. M. Maz-zucchelli, Gli scrittori d'Italia; voi. II, parto II, p. 733 segg. — Oltrocchi, Sopra i primi amori di Pietro Bembo (nella Nuova raccolta di opuscoli dell'ab. Calogeri, voi. IV). — Cr. Roscoe, Vita e pontificalo di Leone X, tradotta da L. Bossi; Milano, 1316. — Per le Lettere volgari del Bembo ci serviamo dell edizione veronese del 1743; per il resto delle Opere, della edizione in quattro \olumi in folio, Venezia, 1729.
   (2) Op. cit., p. 59.
   (3) Notiamo di passaggio che il Bembo suole latinizzare Corner in Cornelia, mentre il veneziano Corner, che nel padovano è Cornaro, non può che essere un derivato dell' umile corno, e denotare una famiglia i cui antenati vendessero o lavorassero corna.