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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   LA VITA DI LODOVICO ARIOSTO.
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   l'animo di Carlo, e assicurarsi del possesso di Modena e poco dopo anche della contea di Carpi.
   Invano tentò il Papa di contrastargl l'anno seguente quest'ultimo acquisto. Il duca, fidando nella parola dell'imperatore, in^iò l'Ariosto al marchese del Vasto, comandante generale delle truppe imperiali in Italia, ospite in quel momento a Correggio di Veronica da Gambara
   Sì grata a Febo e al santo aonio coro.
   E 1 marchese del Vasto non solo accordò al duca i necessari soccorri, ma volle onorare il celebre oratore con un magnifico lapislazzoli legato n oro, e con una pensione vitalizia di duecento ducati.
   Anche col nuovo Carlo Magno ebbe a trovarsi il poeta dell'ani.co; e quando Carlo V, reduce dalla guerra contro i Turchi in Ungheria, fu a Mantova, diretto a Bologna (1532), il duca Alfonso, accompagnato dal glorioso suo amico, vi andò a visitarlo. E qui l'Ariosto gli potè offrire il rinnovato poema, ottenendone, dicono, in cambio un diploma di poeta laureato.
   Ma mentre più fioriva la sua gloria, l'Ar.osto sentiva affiovolirs. la salute: il lavoro faticoso della correzione del poema gliala rovinò definitivamente. Ai primi del 1533 egb fu costretto a letto; soffriva d'un'ostruzione alla vescica, che, mal curata, s! risolse in etisia. Lodovico Ariosto mancava il 4 g;ugno di quell'anno 1533, tra le braccia di Virginio e di Alessandra. Quattro mesi dopo lo segu'va nella tomba il suo duca (31 ottobre 1534). Il Cardinale era già morto sino dal 1520.
   Onorò la memoria del poeta con degno monumento il suo affettuoso discepolo Agostino Mosti, il futuro priore di Sant'Anna; il quale nel 1573 vi trasferì con devozione le ossa dell'Ariosto giaciute sino allora in umile tomba, quasi protestando così contro la crescente celebrità del Tasso, che nella mente dei g )vani stava per oscurare quella di Lodovico.
   Un altro monumento venne eretto all'Ariosto più tardi; e la sua storia merita d'esser narrata colle animate parole del Carducci. Erano state recate a Ferrara due colonne, per farne sostegno a un monumento di Ercole I: una di esse s'era rotta nel trasporto ; l'altra era rimasta inutile sulla piazza, elio ora porta il nome dell'Ariosto. Sulla prima il poeta neg ultimi sue anni avea composto un epigramma latino, che poi dimenticò prima di metterlo in carta. L'altra nel 1659 fu rizzata, u e vi posero su la statua di Alessandro VII pontefice. Nel 1796 i repubblicani n della Cispadana atterrarono dalla colonna il pontefice, e vi piantarono su, presente » il generale Napoleone Bonaparte, una statua della Libertà in gesso. Nel 1799 gli » Austriaci calaron giù la L bertà di gesso, e per conto loro non innalzarono nulla. 0 » Ma nel 1810 gli antichi repubblicani della Cispadana elevarono sopra la colonna la » statua in marmo di Napoleone imperatore, che, generale repubblicano e fondator di » repubbliche,avea già assis to all'elevazione dellaLibertà di gesso:anch'egli vi durò » ben poco; fu abbassato nel 1814. Dal 1833 in poi su quella colonna che l'Ariosto » vide portata a Ferrara a sorreggere la statua del duca estense, sotto il quale » -gli nacque, e che invece sopportò un pontefice, una repubblica, un imperatore, >, dal 1833 n poi su quella colonna sta l'effigie di Lodovico Ariosto scolpita da n Francesco Vidoni. E nè pap, nè imperatori, nè la Libertà medesima cacceran ' te di lassù, o poeta di\ino, che scrivesti l'Orlando c ti rallegravi e consolavi tanto del crescere de'sambuchi credendo fossero capperi (1) ».
   (1) Car,lacci, p. 204-b.
   Canello
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