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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   LA VITA DI LODOVICO ARIOSTO.
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   Ippolito d'Este (1), terzo figlio di Ercole I e di Leonora d'Aragona, era nato nel 1479, e destinato fin dalle fasce allo stato ecclesiastico. L'eroico Mattia Corvino, suo zio materno, lo avea fatto nominare, a sette anni arcivescovo di Stri-gonia (Gran), e lo avea poi tenuto più anni con sè. Nel 1497 Ippolito otteneva, coi mezzi allora consueti, il cappello cardinalizio da Alessandro VI, che lo conferiva quel giorno stesso anche al figliuolo Cesare. Nel 1497 aveva 1' arcivescovado di Milano, poi anche quello di Narbona, poi pur quello di Modena; nel 1501, in occasione delle nozze di Lucrezia Borgia con Alfonso, era fatto arciprete late-rancnse; nel 1502 aveva il vescovado di Capua, e finalmente nel 1503 quello, tanto ambito, di Ferrara. Già s'intende che di tiffti ques^;, uffici cg'i non avea che l titolo e la prebenda. Egli non era che diacono.
   Era uomo di forme c modi molto amabili, e di lui dice il Castiglione: u La » persona,- l'aspetto, le parole e tutti i suoi movimenti sono talmente di. . . grazia >i composti ed accomodati, che tra i più antichi prelati (avvenga che sia giovine) » rappresenta una tanto grave autorità, che più presto pare atto ad insegnare, chc n bisognoso d'imparare. Medesimamente nel conversare con uomini, c con donne a d'ogni qualità, nel giuocarc, nel ridere, e nel motteggiare, tiene una certa dol-» cezza e così graziosi costumi, che forza è che ciascun che 1 parla, o pur lo n vede, gli resti perpetuamente affezionato (1). » E Luigi da Porto compie il ritratto dicendo che: u Era il più disposto corpo con il più fiero animo che mai n alcuno della sua casa avesse (3). r>
   Far le meraviglie de' suoi molteplic amoi con San< a, mogli* ì di Joffré Borgia, con una Veronica, donna popolare bresciana, con Dalila Putti ferrarese e con altre anonime, è un mostrar di non conoscere ciò che fosse un principe della Chiesa, educato ai costumi dello scorcio del secolo XV. All'amore mescolò la ferocia nei suoi rapporti con Angiola Borgia, damigella di Lucrezia, che gli preferiva Giulio, fratello bastardo, anzi dubbio, di lui. Spinto dal vecchio rancore e dalla nuova gelosia, Ippolito gli fece punzecchiare gli occhi da' suoi valletti, appostati in un bosco; e quando più tardi Giulio cercò vendicars. promuovendo la ribellione di Ferrante, secondogenito di Ercole I, contro Alfonso creduto connivente al cardinale; questi sventò la trama, fieramente, non iniquamente, punita poi da Alfonso.
   Noi certo non vorremmo accettare ad occhi chiusi tutte le lodi scritte d'Ippolito dall'Ariosto (4), ma certo è chc l'Ariosto non fu il solo tra i contemporanei a lodarlo. Dissero eliconi di lui, oltre il Castiglione citato, Mario Equi-coia e il Bonfinio (5); e il suo coraggio militare e la sua intellligenza politica sono unanimemente lodate da tutti. Ne' suo rapporti speciali con l'Ariosto, egli, certamente, non s^ addimostrò grafi fatto generoso; ma è ig;usto accusarlo di disprezzo o peggio verso il poeta, clic pur ne aveva avut molti benefici5, sebbene non quanti ne avrebbe meritati.
   Del lesto, la disgrazia del Cardinale valse all'Aiiosto il favore o la protez ane del duca, che ai 23 aprile del 1518 lo nominava suo cameriere c famigliare con 25 lire di nostra moneta al mese, oltre la spesa per tre servitori e due cavalli (6).
   Il duca Alfonso, alla cui vita e alle cui sorti s'intrecciano d'ora innanzi la vita c le sorti dell'Ariosto, aveva allora quarantadue anni, due meno del poeta; e già s'era acquistata fama di primo artigliere d'Italia e di principe giusto e sapiente ('). Da giovine avea intrapreso un 'iaggio d'istruzione; e di studii se-
   (1) Earuffaldi, p. 121 e seg.; Cappelli, p. XXI e seg.
   (2) Il Cortogiano, lib. I (p. 32-3 delledizione patavina del 1766).
   (3) Presso il Cappelli, p. XIII.
   (-1) Vedi in ispeoie i Cauti I, 3-1; III, 57; XL, 3; XLVI, 97.
   (5) Barutì'aldi, p 120.
   (6) Campori, p. 59.
   (7) Y. De Leva, Storia doc, di Carlo V, 111, 92.