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CAPITOLO III.
forma primeggiava una ricchississima capigliatura bionda, che il fisico brutale volle infine sacrificata, affine di liberare Alessandra dall' emicrania.
L'Ariosto, incantato dalla fata bella c benigna, si fermò oltre due mesi a Firenze in quest'anno, ed ebbe poi presto occasione di rivederla a Ferrara, dove i rapporti tra i due amanti si fecero sempre più stretti, tanto chc non molti anni dopo Lodovico segretamente la sposava (1).
I motivi per tener segreto questo matrimonio abbondavano: l'Ariosto, come notammo, era pre$~bijter; e ammogliandosi pubblicamente avrebbe dovuto rinunciare ai beneficii ecclesiastici che godeva; d'altra parte è probabile clie in famiglia, vivendo ancora fino dopo il 1518 la vecchia Daria, non sarebbe stata veduta volentieri tale novità; e più tardi la cosa poteva dispiacere assai al figlio Virginio, che viveva col padre. E i matrimonii segretj erano allora affatto comuni.
Comunque, sposato o no, ora o più tardi, l'Ariosto, felice dell'amore di Alessandra, lavorò con maggior lena all' Or landò Furioso, col quale intendeva sdebitarsi interamente con Ippolito e colla Corte, e ritrarne forse tanto da viver poi in piena libertà e pace colla nuova famiglia. Quasi per fargli pregustar questa vita, poche distrazioni gli diedero in questo frattempo gli Estensi : noi lo troviamo una volta avviato verso Urbino per accompagnarvi il cardinale e sorpreso a mezza strada dalla febbre, tanto chc egli si lamenta di non poter servire nè il cardinale, nè l'Alessandra, lasciata a Ferrara; un'altra volta, nel 1516, lo troviamo a Firenze.
II poema intanto s'avvicinava al suo compimento, c nel 1515 veniva consegnato al tipografo. Il cardinale sosteneva generosamente le spese di stampa, e ne rilasciava tutto l'utile al poeta, che si cullava nelle più rosee speranze (2). Usciva il Furioso nell'anno seguente, diviso in quaranta canti e ancora infetto qua e là di lombardismi; e usciva mentre il cardinale era a Roma, così che cade da sé la storiella, che egli, per tutto ringraziamento, chiedesse al poeta dove avesse pescate tante corbellerie. Il poema era noto ben prima ad Ippolito; e la domanda ò stata dimostrata affatto assurda (3).
Certamente 1 cardinale non era e non s -antava d'essere buon giudice di poesia, e non ha saputo apprezzare il poema ariostesco meglio che non abbiano fatto poi molti critici di professione; e mentre il poeta si stava aspettando Dio sa quale splendida rimunerazione, il porporato lo invitò invece sul principio del 1517 a segu'-'lo in-Ungheria. Fu un grave disinganno per l'Ariosto, che ebbe la forza d'animo di rifiutare, allegando le sue infermità, le sue condizioni domestiche, la vecchia madre che non poteva lasciar sola; soprattutto il fatto che, agli, put: non servendolo d'altro, l'aveva servito e seguirebbe a servirlo a tutto potere con u opera d'inchiostri. » Il cardinale fece il sordo; ed obbiettò allora piacergl più i suoi servigi, che non le sue poetiche lodi; e gli ritolse due dei benefis :i conferitigl lasciandogli il terzo sulla cancelleria arcivescovile di Milano.
Il poeta se ne vendicò colla epistola satirica diretta al fratello Alessandro, nella quale forse troppo scordava quanto egli dovesse all'Estense. Ma se dobbiamo perdonare l'epistola amara all'animo esacerbato del poeta, uon crediamo tuttavia di poter concedere ai posteri (i quali sogliono fare co' poet quella parte di adulatori, che i poeti troppo spesso allora facevano co' principi ed ora fanno col popolo) ch'essi prendano alla lettera le accuse di Lodovico, e de' suoi rappoi ti col cardinale ricordino sol questo, per prorompere nelle solite insolenze. Tentiamo di fare un po' di giustizia anche ai potenti; e, al momento in cui Ippolito si separa dall'Ariosto, soggiungiamo poche parole sul suo conto,
(1) S'ignora l'anno preciso di questo matrimonio. Ma mi pare chc ecceda in rigore il Baruffaldi nel volerlo differire sin dopo il 1522, per ciò che manchi ogni cenno di lei nel testamento fatto in quest'anno da Lodovico, mentre ella è ricordata in quello del 1532,
(2) Campori, p. 58.
(3)_Campori, p, 51,