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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   LA VITA DI LODOVICO ARIOSTO.
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   slittare una seconda volta l'ira di Giulio. Si trattò a lungo, ma invano; e alla fine il Papa non sdegnò di tradire la parola data, tentando di fare arrestare il duca, il quale travestito fuggì da Roma e dovette stars; celato tre mesi in un castello dei Colonna. Il povero Ariosto divise le ansie del suo principe; e il primo ottobre scriveva da Firenze che gli pareva aneor sempre d' essere u ormato da levrieri (1). n
   Nuove offese s'aspettavano gli Estensi per il prossimo anno; quando giunse opportuna la nuova che Griulio II era morto (21 febbrajo 1513).
   L'animo loro e quello dell'Ariosto s'apersero allo più liote speranze, quando si seppe che a succedergli era stato chiamato il cardinale Giovanni de' Medici. Ooneorsero a Roma per 1'ineoronazione (11 aprile) l cardinale, il duca Alfonso e con loro l'Ariosto, memore delle antiche promesse, che il Mediceo, esule, gli aveva fatto, e desideroso certo, dopo tanti travagli, di trovare vita più tranquilla ed agiata, là a Roma, gran centro di studii. Ma l'illusione fu breve. Da Roma, il 17 aprile di quest'anno, egl scrive a Benedetto Fantino, cancelliere del cardinale Ippolito: u Io sono arrivato qua in abito di staffetta, e per non aver » panni ho schivato di andare a persona di dignità, perchè qui, più che in tutti jj gli altri loehi non sono estimati se non li ben vestiti. E vero che ho baciato jj il pie al Papa e m'ha mostrato di odir volontera: veduto non credo che m'abbia, e)iè dopo ch'è papa non porta più Vocchiale. Offerta alcuna nè da Sua Santità, nè da li amici miei divenuti grandi novamente m' è stata fatta ; li quali ;? mi pare che tutti imitino il Papa in veder poco! (2). ;? Qucs„ amici erano il Bembo, il Molza, il Bibbiena; e, tacendo, obbedivano forse a una parola d'ordine del Papa, che anche più tardi addimostrò molta benevolenza a Lodovico e al suo fratello Galasso; ma, intendendo continuare contro Ferrara la politica di Giulio II, non poteva, senza offendere i proprii interessi, sollevare ad un'alta dignità oeele-siastica l'Ariosto, troppo legato agli Estoni. (3).
   Ma se le speranze concepito su Roma gli fallivano, ben più bolla fortuna che non un cappello cardinalizio o una prebenda di prelato lo attendeva in questo torno di tempo nella sua dolce Ferrara.
   Nel tornare da Roma, non urgendolo il servizio del cardinale, egl si fermava a Firenze per godervi le-solite foste di S. Giovanni; e qui s'imbatteva in Alessandra Benueci, che, vedova da poco di lito Strozzi famigliare del duca Alfonso, era venuta presso i suoi parenti a consolarsi dulia perdita del marito. L'Ariosto, e per gì* stretti rapporti d' amicizia avuti cogli Strozzi di Ferrara, e per essere stato il marito di Alessandra al servizio di corte, certamente avoa potuto conoscerla, anche piima, come egu stesso ci dice ; i una canzone:
   Tanto valor, tanta beltà non m'era Peregrina nè nuova (4);
   ma solo adesso si sentì irresistibilmente attratto da lei. Nè le attrattive fisiehe e morali d'Alessandra devono essere state poche, se hanno potuto legare così saldamente un uomo come l'Ariosto, che confess? d'essere stato fin'allora molto mutevole negli amori suoi. Ciò che dovea darle, rispetto al poeta, partieolar valore era forse il suo bel parlare fìorent no, corretto dalla gorgia e dalle smancerie locali, in grazia d'un lungo soggiorno fuori di Ifirenzc: Alessandra, infatti, era nata di padre fiorentino a Barletta. Donna molto colta non era; nè ci pare che l'Ariosto dovesse cercare nella donna la letterata di professione. Tra i suoi pregi di
   (1) Campori, p. 51.
   (2) Cappelli, p. 17, Cfr. la Satira IV.
   (3) Rolli, nelle note alla Satira IV, ed. di Londra; BarulTaldi, p. 146,
   (4) Ujpere minori, II, 284; e v. Baruffaldi, pv152.