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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   CAPITOLO III.
   già nel maggio era stato una prima volta a Roma per rabbonire Giulio II, vi fu di nuovo spedito eon gran fretta (IO dicembre), per sollecitare il soccorso promesso c non aneora arrivato. Ma giunsero a tempo dugento uomini d'armi del Papa, e centocinquanta lanec francesi. E con questi, c morcè la bravura e il eoraggio de' due fratelli Estensi, l'armata veneziana veniva parte distrutta e parte fatta captiva la mattina del 22 dicembre (1) ; eosi che l'Ariosto, saputa il 25 tal nuova a Roma, poteva scrivere al Cardinale : u La mia musa averà istoria n da dipingere nel padiglione del mio Ruggero, a nuova laude di V. S (2). » Ma con questa vittoria non finivano i guai. Il Papa stava preparando la lega santa ai danni di Erancia, e sempre più s' alienava dagli Estensi, Non potendo per allora apertamente offendere il duca, coglieva volentieri ogni occasione per danneggiare il Cardinale. Questi s'era fatto eleggere nel marzo abate di Nonan tola ; ma il Papa cassò l'elezione come simoniaca, e chiamò Ippolito a Roma, sotto miiiaeeia di privarlo del eappello. Il Cardinale mandò innanzi l'Ariosto a calmare il pontefice, e ai&ieinc a trattare delle u cose pertinenti allo Stato n (3); ed ceco Lodovico muovere nuovamente nel maggio alla volta di Roma, dove invano mette in opera tutto il suo valore per render accetta la eausa de' suoi signori: il Papa, indignato, minaccia un giorno di farlo gettare nel Tevere (4). Nel giugno, Giulio II intimava invano al duca di lasciare l'alleanza franecse e di entrare nella lega sauta; ai 9 d'agosto lo scomunicava e dichiarava decaduto da ogni diritto su Ferrara ; e la guerra ineominciò anehe da questa parte. Cento Modena, la Garfagnaua furono presto perdute; e l'Ariosto, lasciando l'uffieio di oratore por quello d. soldato, insieme co' migliori di Ferrara, si oltre alla difesa de' suoi principi,
   2\Tcc mora : bellator sonipes et cuncta parantur
   Instrumenta acri commoda militiae ; luratusquc Pio celebr\ sub principe miles Expecto horrisoìtae martia signa tuhae (5).
   Ne aspettò invano: ehè in una delle fazioni avvenute nel settembre sul basso Po, egli potè dar prova del suo eoraggio militare, facendo prigioniera una.nave ncmiea (6).
   Ma mentre Alfonso e i suoi vincevano i Veneziani sul Po, Ferrara stessa era gravemente minacciata dai soldati e dallo insidie del Papa. Fu fortuna che Giulio II si ostinasse quell inverno all'assedio della Mirandola; poiehc intanto si rinforzarono le armi francesi, che vittoriose l'anno appresso a Brescia e a Casa-lccehio poco mancò non sorprendessero il Papa a Bologna. La vittoria di Ravenna (11 aprile 1512), dovuta per gran parte alle torribil artiglierie del duca Alfonso, parve assicurare la causa francese; ma non illuse gli Estensi, ehe vollero approfittarne per avere la pace. E giovando? di Fabrizio Colonna, fatto prigioniero a Ravenna, ii duca Alfonso potè infatti avere dal Papa un salvoeondotto e andare a difendere la sua causa a Roma.
   E qui di nuovo fu richiesta l'opera dell'Ariosto, A quale in questo frattempo era stato ora in eampo, ora a Ferrara, e ai 23 ui giugno se ne andò col duea a
   (1) Guicciardini, Storia d'Italia, lib. Vili, cap. V; e cfr. Cappelli, 9-10, e Frizzi, Memorie per la Storia di Ferrara, Ferr. 1847, voi. IV, 238 e seg. — L'Ariosto ricorda questa bella vittoria nell' Orlando Furioso, C. Ili 57, XL, 3, XLVI, 97.
   (2) Cappelli, p. 60.
   (3) Cam pori, p. 36.
   (4) Campori, p. 40 segg.
   (5) Opere min., 1 310. Era nella squadra comandata da Enea Pio da Carpi.
   (6) ISarull'aldi, p, 136-7; Cappèlli, p. XLV, CXLII-JI1. Cfr. F. Guicciardini, Storia d'Italia, lib. XI, cap. 3 (Voi, II, p. 286;. La battaglia a cui prese parte Lodovico fu quella detta di Pontecliio o della Policella, data il 24 settembre 1510.