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CAPITOLO III.
Quid Galliarum rex Carolus paret.... lìursus quid hostcs prospiciant sibi, Me nulla tangat cura, sub arbuto Jacentem aquce ad murmur cadentis (1),
dovette a un tratto lasciare gli amori, gli studii, c, per fortuna, quell'ozio snervante, per mettersi alla direzione delle faccende domestiche c cercare qualche modesto guadagno. Egli ricordava poi con un certo dolore questo improvviso cangiamento (2) ; ma noi vi scorgiamo invece una fortunata occasione che servì a ritemprare la fibra non robustissima del nostro poeta. Aveva in casa Lodovico due sorelle, cui bisognava trovar dote e marito; aveva quattro fratelli, uno dei quali impedito delle membra ,' che occorreva avviare a lucrose carriere ; e aveva la madre, la buona Daria, la quale s'aspettava dal primogenito quella tenerezza che il marito le aveva lasciato desiderare.
Daria contava allora quarantasei o quarantasctte anni, e tanto era nota per la sua bontà, chc a Ferrara e a Modena la satira, terribile contro d marito Niccolò, s' era mutata in elogio per lei. Ob jidem et prudentiam (3), la loda Niccolò nel testamento , le due qualità più spiccate, che parvero da lei trasmesse a Lodovico; e di lei dice il figliuolo Gabriele, dopo averne lodato il nobile ceppo de' Malaguzzi :
linde genus et sanctos duxit Daria onores, Quam cultus superum, castus senno atqua pudicus Frontis honos certo spondebat ab aethere lapsam;
e, mescolando poi una reminiscenza retorica con uno slancio di sentimento, prosegue;
Illam si ferro instructus violai set adulter, Non peter et ferrum temer ata ut solver et aegram Sede animarti et casti reparar et damna pudoris ; Sat foret ipse dolor stridi non inddgus eusis ; Tantus amor solidique rnanet constantia recti (4).
Ne minore fu la stima e l'affetto di Lodovico per lei; e tutto ci fa credere che la più calda corrente di tenerezza regnasse, in ispecie d'allora in poi, fra Daria e il primogenito suo.
Badò con cura Lodovico alle faccende di casa ; e l'esito felice che se ne vide, ci assicura ch'egli o già fosse, o diventasse ben presto, tutt'altro che lo spensierato e trasognato chc ora immaginano gli arcadi nostri. Le strettezze famigliari lo consigliarono a procurarsi qualche utile officio ; e già nel 1502 noi lo troviamo castellano di Canossa (5), la storica rocca nelle vicinanze di Reggio. Egli curava al tempo stesso le cose domestiche, passando il suo tempo parte a Ferrara c parte a Reggio, o nelle campagne vicine, dove erano i beni di Daria.
Nò queste brighe o il nuovo ufficio gl'impedivano d' abbandonarsi di tratto in tratto al genio dell'amore : a Reggio lo troviamo innamorato d'una Lidia, ben superiore per condizione alla Pasifile spagnuola, amata in Ferrara; e in Ferrara nel 1503, lo troviamo padre d'un bambino, Giovanni Battista, natogli da una Maria, chc da molto viveva in casa Ariosto, in qualità di governante. N'ebbe questo bambino, c se ne prese poi cura: ciò che ci sembra buono ricordare, a edificazione
(1) Carducci, p. 88. Cfr., Opere min. 1, 3GG.
(2) Satira VII, v. 199 segg.
(3) Laruil'aldi, p. 36.
(4) Laruffaldi, p. 37; Carducci, p. 110.
(5) Campori, p. 21-22.