LA VITA DI LODOVICO ARIOSTO.
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La prima giovinezza di Lodovico non fa gran fatto tempestosa. Era nato 1' 8 settembre del .1474 a -Reggio, da Niccolò, capitano fino dal 1472 della cittadella, e da Daria Malaguzzi, ottima donna, che un dopo 1' altro diede ben dieci figliuoli alla stirpe ariostea. Crebbe in sinv, matris, ma sotto d cipiglio del padre, uomo di tempra severa, quale si conveniva al posto che occupava per la fiducia del duca Ercole I. Nel 1481, a sette anni, insieme col padre, fatto governatore di Rovigo, egli passò in questa città, dove i tumulti della guerra vennero ben presto a turbare la sua infantile serenità. I Veneziani entravano in Rovigo il 14 agosto dell' anno seguente , e il governatore, che invano s' era provato alla difesa, venne restituito capitano a Reggio. A Reggio, suo u nido natio » restò il giovane Lodovico fin verso il 148G, quando Niccolò fu richiamato a Ferrara, per esservi giudice de' dodici Savi, o noi diremmo podestà. E qui il giovinetto potè incominciare regolarmente i suoi studii, e libare le dolcezze della poesia, in ispecie della latina.
Ferrara, u la prima città moderna d'Europa (1) n, doveva avere molte attrattive per il futuro poeta, che vi trovava occasione di studii e di oneste baldorie ; e, in quella vita più larga, sentiva allargarsi la mente. Ma in Ferrara ebbe anche i suoi guai. La condotta del padre scontentava moltissimi, che, non forse del tutto a torto, lo accusavano specialmente d'insaziabile ingordigia, e sul conto di lui fecero correre satire sanguinose E così Lodovico cominciava anche a temprarsi alle molestie della vita.
Al mite figliuolo dovette riuscire assai grato che Niccolò se ne andasse, nel 1489, governatore a Modena, sebbene nel lasciarlo, questi gli imponesse di mettersi regolarmente agli studii di legge ; ai quali infatti Lodovico, benché a malincuore, attese per cinque anni, riportandone il titolo di dottore, che gb apriva la via ai più alti uffici amministrativi (2).
Ed ecco alfine l'Ariosto, libero di sè, tornare agli studi! diletti della poesia, rimettersi daccapo ai u suoi Latini n , E cercarvi il riflesso d'una vita più umana e più grande di quella che gli offriva la realtà de' suoi tempi. Ovidio, Virgilio, Stazio, Orazio, Plauto e Terenzio diventano i suoi compagni nell' u otium » nuovo che la sorte gli procurava. Maestro e direttore in questi nuovi studii geniali gli era Gregorio da Spoleto, che viveva allora in casa di Rinaldo d'Este, del quale, pare, educava i figliuoli (3) ; e maestri gli erano al tempo stesso alcuni valorosi amici, quali Ercole Strozzi, figlio del poeta Tito Vespasiano , e poeta latino e volgare egli stesso; e, dopo il 1498, Pietro Bembo. E come il Goethe, studiando le forme della sua bella romana, imparava a meglio capire la bellezza degli antichi marmi (4), cosi l'Ariosto cercava quasi un commento alla poe si al degli erotici latini in amoretu più o meno leggieri con le belle ferraresi, delle quan una, Pa-sitile, lo fece passare per tutte le dolcezze della passione, per tutte le furie della gelosia, e per tutte le voluttà della vendetta (5). Così trascorsero allegramente per Lodovico cinque anni, che furono come l'età d'oro della sua vita.
Ma i tempi si venivano facendo più cupi, col finire del secolo, per l'Italia, per Ferrara e per lui. Nel febbrajo del 1500 gli moriva il padre, che nel 1489 era stato trasferito da Modena a Lugo, e nel 1494, per un atto di eccessiva fiscalità, era stato piivato dell'ufficio. E il giovine spensierato, che aveva scritto
(1) Burckhardt, La civiltà, del secolo del rinasc., I, 62.
(2) Di questo titolo egli fece uso nel governo della Garfagnana. Al tìtolo di dottore crediamo alluda anche Gabriele Ariosto, quando dico del fratello: « Gaesariem et vinctus juvenilia tempora lauro » (presso il Baruffaci, p. 75).
(3) Satira VII. Su Gregorio da Spoleto, vedi il Baruffaldi, p, 82 segg. ; e il Carducci, p. 69 segg;
(4) Elegion, V.
(5) Carducci, p, 136 segg.