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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   CAPITOLO III.
   specie nei singoli casi; ma in realtà è rilassato e pieghevole, c troppo risente dell'ambito in cui si muove. Mancandogli una grande idea politiea fissa , egli è trascinato in questo o quel senso dalla opportunità, dall' opportunità pubblica e dalla sua privata. Egli, insomma, tiene qualche cosa del condottiero. Noi troviamo in lui moltissimi lati buoni e lodevoli; ma al tempo stesso noi restiamo disgustati ricordando come egli a vicenda, perchè al servizio lucroso e onorevole de'Medici, prima ajutasse potentemente, secondando la politica di Leone X, quella monarchia finale, ch'egli pur tanto aborriva, eome rovina d'Italia; e poi con breve resipi-seenza, per difendere la libertà italiana, trascinasse Clemente VII alla lotta disastrosa del 1526-7; e infine, vista salire invincibile la fortuna di Carlo, gettasse sè stesso e i suoi principi e l'Ital ia tutta nelle braccia ^di lui. Noi restiamo disgustati di veder lui, che professava tanto amore per le libertà cittadine, volerne escludere il u popolo 11 e sequestrarle a beneficio proprio e di pochi suoi ; o gettarle in preda a un tiranno qualunque, piuttosto clic farne parte eoi naturali propri etarii.
   La sua sola diseolpa è questa : operava in buona fede.
   § 3. — Lodovico Ariosto (1).
   Trasferiamoci in regioni più elevate e serene; e dopo aver imparato a conoscere un freddo politico , riconfortiamo lo spirito, accostandoci al più caro e geniale dei nostri poeti, a Lodovico Ariosto, che a noi pare la figura più bella e compiuta del nostro rinascimento. Il Pigna, il Garofalo, il Giraldi, il Fornari u ne lodano (dice il Barotti), l'affabilità del conversare, la schiettezza e lealtà » nel procedere, la prontezza nel compiacere chi di favore appresso i suoi signori )> il richiedeva, la modestia e rispetto verso di tutti, la giustizia, la mansuetudine, n la piacevolezza; lo commendano per moderato nel desiderio degli onori, per n contento d' un' onesta ricchezza, per abborrevole le dignità che non s' acquistano » senza farsi servo , nè si godono senza angustie ; per amico di sobrietà e spre-n giatore delle squisite vivande e de' solenni conviti. Avveduto poi lo dicono e » sagace, fatto tale dalla Corte e dalla diversità degli uomini che avea prati n cato; acuto, svegliato e pronto ne' sollazzevoli ragionamenti; inclinato alla ìì solitudine e alla contemplazione ; uomo di poche , ma gravi e riposate parole ; n nemico dell' oziosità, delle vane cerimonie e delle cortigianesche adulazioni ; n amantissimo poi della sua patria, fedelissimo a' suoi principi, e nelle amicizie » costantissimo (2). » u Da'suoi poemi, e specialmente dalle satire, abbiamo una n chiara e sincera esposizione delle doti dell'animo suo, assai conformi alla più ìì onesta e regolata morale; e dirò coraggiosamente, clic se vivesse a'nostre ìì giorni, sarebbe un-lodevole esemplare da doversi imitare, e tra gli uomini ehe ìì diciamo ben costumati, sarebbe una gran figura (3). n !Noi mostreremo altrove eome 1' Ariosto possa stare, qual poeta, degnamente daccanto a Dante ; e, quale art:sta, lo superi , qui a basta dire chc tutte le notizie della sua vita ce lo mostrano, anche come uomo, non indegno d'esser messo alla pari col grande padre della nostra letteratura.
   (1) G. B. Pigna, I romanzi nei quali della poesia e della vita deW Ariosto con nuovo modo si tratta; Venezia, Valgrisi, 1554. — G. Garofalo, Vita di L. A. (,in Orlando Furioso; Venezia, Orlan-dini, 1730. La prima edizione di questa vita è del 1584). — G. A. Barotti, Lodovico Ariosto (in Memorie istoriehe di letterati ferraresi-, Ferrara, 1777). — G. Barufi'aldi, jun., La vita di messer L„ A ; Ferrara, 1807. — A. Cappelli, Lettere di L. A. ; Bologna, 1866 (2.a edizione). — Gius. Campori, Notizie ver la tita di L. A., tratte da documenti inediti ; Modena, 1871 (2.a edizione). — Giosuè Carducci, Belle poesie latine edite e inedite di L. A., studii e ricerche; Bologna, 1875.
   (2) Op. cit., p. 175.
   (3) Op. cit., p. 174.