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CAPITOLO III.
Il Guicciardini s'era ormai accomodato a queste nuove condizioni; od egli, il jnxclfo del 1527, fa ora con disinvoltura le parti del ghibellino, u A noi non resta (scrivea al fratello Luigi) altro fondamento che la grandezza sua [di Carlo V], » poi che si vede sì incliunto a mantenere il Duca (1). n Ma poiché Clemente Vii si sente oppresso dalla protezione dell' imperatore, e cerca di trovargli un contrappeso nel re di Francia; il Guicciardini, benché a malincuore, si presta anche in questo, ed ajuta a combinare il matrimonio fra Caterina de' Medici e il duca d'Orléans, il futuro re di Francia, Enrico II (ottobre).
Alla morte di Clemente VII (25 settembre 1534) il Guicciardini continuò nell'officio di governatore per conto del Collegio de'Cardinali ; c sperava l'accorto politico di restarvi poi per il nuovo Papa, Paolo III. Ma questi non gli diede per allora che buone parole; c si scusò di non lo mantenere in ufficio colla necessità di mandarvi un cardinale.
Alla fine del dicembre egli era già a Firenze; dove più che mai fu largo de' suoi concigli al nuovo duca, minacciato di continuo dagli esuli, protetti dalla Francia c dal Papa. Questi credettero buona occasione a far valere le loro ragioni il ritorno dell'imperatore vittorioso dall'impresa di Tunisi; e in folla si recarono a Napoli, dove il Nardi perorò la loro causa. Rispose il Guicciardini, per conto del duca; ed ebbe bel giuoco in ispccic notando la diversità di sentimenti fra gli esuli, alcuni de'quali erano i rappresentanti della repubblica democratica soffocata nel 1530, altri ne erano stati invece de' più focosi oppugnatori. L'imperatore, al quale il duca offriva forte soccorso di denari per far la guerra ai Francesi, sentenziò in favore di lui, pur obbligandolo a concedere piena amnistia agli esuli ; e come pegno della sua protezione gli prometteva in isposa la figlia Margherita. A fianco dell'imperatore il Guicciardini rientrò in Firenze il 29 aprile; e con lui ripartì, pare, alla volta di Provenza il G maggio, per negoziare la pace con Francia. Alla fine di novembre se ne tornava in patria insieme col duca, già sposo dì Margherita (2).
Nuovi pensieri e nuove speranze gii diede la morte del duca, assassinato la notte del 6-7 gennajo del 1537 dal cugino Lorenzino. Tre partiti si trovarono allora di fronte, per disputarsi l'eredità del potere: i repubblicani, esui. in gran parte, che volevano ristabilire l'antico governo popolare, c appoggiarsi a Francia; i medicei arrabbiati, che avrebbero voluto un governo assoluto nella forma e nella sostanza, e miravano a dare la successione a Giulio, bastardo di Alessandro; e quello de' moderati aristocratici che s restringevano intorno al Guicciardin., e aspiravano ad avere un governo libero e civile, con un principe il eui potere fosse limitato. Ma e'era poi il pericolo più grave; che l'imperatore s'appropriasse la Toscana, c vi mandasse, come a Milano, un governatore. Aveva egli, infatti, sùbito in-'iato l'ordine che le'fortezze di Pisa, Livorno e Firenze gli fossero assicurate; e il conte Cifuentes veniva poi a trattare co' principali Palleschi. Il Guicciardini capì che la vittoria sarebbe toccata a chi faceva più presto: egli u temeva e a >? ragione, che, indugiandos a eleggere un principe, il desse l'imperatore con » condizioni altra volta proposte di vero vassallaggio (3). Tre soli giorni dopo la morte di Alessandro, era già stato nominato il nuovo duca Cosimo, figlio d Giovanni delle bande nere, u Fu detto che nel promuovere la elezióne di lui [il Guic-n ciardini] avesse in mira di usarla a beneficio suo. Forse è vero che sperava n maritare a lui la figliola Elisabetta, che poi andò moglie ad Alessandro di » Giuliano Capponi , forse coll'ordinare lo Stato a quel modo... vedeva anche che » vi potrebbe padroneggiare. E eerto non era uomo egli da far cosa che non » fosse conciliabile col suo interesse particolare. Ma eh vorrà trarne argomento
(1) Op. in., X, 277.
(2) Beuoist, p. 78.
(3) G, De Leva, Storia doc. di Carlo V, [II, 223,