LA VITA DI FRANCESCO GUICCIARDINI. 51
le quali era passato, alla lotta immane ed inutile ch'era stata per buona parte provocata da lui.
In questi pensieri visse per quasi due anni ; ritirato nella sua villa di Fi-noeeliieto, attendendo a eomporre qualche parte della sua Storia d'Italia, e pur procurando alFoecasione che nel governo fiorentino prevalessero i eonsigli moderati, e si potesse venire a un accordo col Papa.
In quest'opera 1' ajutava Niccolò Capponi; ma poiché il 16 aprile del 1529 questi accusato di trattare coi Medici, venne deposto, e prevalse del tutto il partito de' democratici puri, il Guicciardini s allontanò di Toseana e procurò di tornare in grazia del Papa, ehe, disgustato della piega del governo fiorentino, conchiudeva allora con Carlo Y il trattato di Barcellona (giugno 1529).
Una querela veniva intanto intentata al Guicciardini per aver abbandonato il territorio della repubblica senza licenza, ed egli non era alieno dall' andare a scolparsi in persona; ma, avendo sentito che gli imperiali, comandati dall Orangcs, aveano già occupato Cortona ed Arezzo, non credette opportuno di mettersi nelle mani de' suoi avversarii. Scrisse in propria difesa umilmente da Bologna (dicembre 1529) e di nuovo da Lucca (2 marzo 1530). Ma egli fu condannato come ribelle, e i suoi beni confiscati (il aprile) (1). Ai 22 e 24 gennajo aveva assistito alle feste di Bologna per l'incoronazione di Carlo Y; ma con che cuore ò facile immaginarlo. Saputa la condanna, egli non ebbe più riguardi di gettarsi nelle braeeia del Papa, e visitata la Madonna di Loreto per isciogliervi un voto antico, andò a Roma per ottenere, egli diee, dal Papa « qualche governo o altro avviamento simile, da potere sostentare me e la mia famiglia; il quale non accetterò mai in luogo dove direttamente o indirettamente in' abbia a travagliare contro la città (2). » Parole non brutte ; ma ehe sfigurano assai confrontate con quelle altre già da noi citate del Machiavelli : u E se parrà a questi padroni miei di non mi laseiare in terra, io l'avrò caro...; quando non paja, io viverò eorne ci venni ; eliè nacqui povero ed imparai prima a stentare che a godere, n
L'8 agosto Firenze s'arrendeva, salva la libertà. Il commissario apostolico, Baccio Valori, assunse volentieri tutta 1' odiosità e tutti i vantaggi della attuazione di questa formula ironica a danno dei democratici. Ma poiché pareva ch'egli passasse il segno, -vi furono mandati nel settembre F. Vettori, R. Acciajuoli e il Guicciardini per ordinarvi il nuovo governo. Tentò allora di bel nuovo ii Guicciardini di attuare quel suo ideale di governo aristocratico, con a capo un principe ,che avesse del potere più le apparenze che la realtà e in tutte le più gravi faceende si rimettesse a pochi fidi e capaci. Ma poiehè queste sue idee non piacevano nè al Valori, nè al Papa, nel maggio dell'anno seguente egl aeeettò d'andarsene governatore a Bologna : il posto di presidente della Romagna, che pur gli era stato promesso dal Papa (3), veniva riserbato all' insaziabile Valori.
Neppur qui tuttavia egli restrinse l'attività sua unicamente al governo della provincia: le cose di Firenze lo occupavano di continuo; e non meno lo occupavano quelle generali d'Italia e d'Europa. Nel 1532 Carlo V, reduce dalla guerra d'Ungheria contro i Turchi, avea invitato il Papa a un eonvegno a Bologna, per concertare una lega fra Spagna, Impero e gli stati italiani, sia contro i Turchi, sia contro qualunque altro nemico. 11 Papa giungeva i'8 dicembre, il 13 l'imperatore. La lega non piaceva troppo a Clemente VII; e riuscì al Guicciardini e agli altri negoziatori di escluderne alcuni fra i più fastidiosi capitoli. Pure si dovette conchiudcre. V'entravano tutti gli stati italiani, tranne Venezia e Savoja; e così riconoscevano la loro dipendenza dalla grande monarchia europea.
(1) Op. in., X, 159.
(2) Op. in., X, 150-1.
(3) Op. in., IX, 159.