Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI ', U.A. Canello

   

Pagina (58/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (58/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   50
   CAPITOLO III.
   a vi converrà fuggire. Però per 1' amore di Dio risolvetevi clic l'accordo abbia 5? effetto (1). » Il 10 sente chc a Firenze tutto è conchiuso, e ehe il viceré viene al campo per far eseguire la tregua; ma al tempo stesso s'accorge chc il Borbone si dispone a passare gli Apennini. Allora il Guicciardini insieme co' Francesi precede gli imperiali in Toscana. Anche i Veneziani comandano alfine al duca d'Urbino di muoversi e seguitarvi il Borbone.
   Quasi non bastassero queste miserie, nuove difficoltà insorgono a Firenze. La città era stanca e sfinita per la guerra; più stanca era ancora dell'inettissimo governo del cardinale di Cortona, Silvio Passerini, al quale il Guicciardini liberamente dà del « corpassone dello u sciocco a c del u castrone » (2). Il giorno 2G, mentre il cardinale usciva per inconB-are il duca d' Urbino, il popolo tumultua, e costringe la Signoria a decretare il bando de'Medici. Rientrato il cardinale, insieme col duca d'Urbino, già si pensava a far pigliare colla forza il palazzo della Signoria, esponendo così la città al pericolo del saccheggio; quando al Guicciardini, d'accordo con Federigo da Bozzolo, comandante dei fanti fiorentini, riuscì a rimettere le cose senza tumulto nello stato di prima. Ma gliene seppero male i democratici, chc si credettero traditi; peggio se ne contentarono gli arrabbiati medicei, che si videro tolta un' occasione di meglio assicurare la loro dominazione (3).
   Intanto chc a Firenze si litigava in questo modo , gli imperiali non perdevano il loro tempo. Da Arezzo essi muovono rapidissimamente su Roma, dove giungono il 5 maggio ed entrano il 6. L' esercito della lega discorde e sfiduciato move anch'esso alla volta di Roma; ma più per mostra, che per india tentare. Il duca d'Urbino non credeva di poter attaccare gli Spagnuoli coll'osercito numeroso ma indisciplinato di cui disponeva. E a Firenze, saputa 1' occupazione di Roma, si tumultua di nuovo dai democratici; e il 16 maggio, senza disordini, il cardinale di Cortona pi ritira a Lucca.
   Sentita questa novità, il Guicciardini, costretto a scegliere tra il Papa e Firenze, dichiara apertamente alla Signoria, che egli si tiene col Papa, e prega gli si mandi qualcuno, che abbia cura delle genti fiorentine in campo. Non tralascia, tuttavia, di occuparsi delle cose di Firenze; tanto più che il rivo'gimento vi era stato pacifico, e il nuovo gonfaloniere, Niccolò Capponi, era di sentimenti moderati. A lui egb scrive il 30 maggio : u Io amo il governo populare e la libertà della ìì città quanto alcuno altro, e odo con grandissimo piacere che le cose si vadino ìì indirizzando bene e quietamente; ma non vorrei che ci occupassimo tanto in ìì questi pensieri che non ci ricordassimo che se non si provede altrimenti, perii deranno fra pochi dì il pubblico e il privato, e con la medesima facilità che a il papa ha perduto Roma (4). n Era infatti opinione generale che, consumata Roma, gli imperiali verrebbero contro Firenze: dove, invece che alla difesa, si pensava a costringere il cardinal di Cortona a consognare le fortezze di Pisa e di Livorno, e gli animi s'inasprivano contro i fautori del governo caduto.
   Avvenuto 1' accordo del Papa, e giunto in campo il 25 di giugno Raffaello Girolami, nuovo commissario fiorentino, il Guicciardini, che non avea più nulla da fare, se ne venne a Firenze. Il Papa era malissimo contonto di lui, che, consigliando la lega, l'aveva esposto a sì gravi pericoli; i Fiorellini gli minacciavano un processo per farei render conto del denaro passato per le sue mani ; egli era malcontento di tutti, e ripensava con dolore alle turbinose vicenda per
   (1^ Op. in., V, 3D8-9.
   (2) Op. in., V, 427-8-9.
   (3) Guicciardini, Storia (VItalia, lib. XVII, cap. 2 (voi. IV, p. 106). Cfr. G. Capponi, Storia della Ba-puhbl. di Fir., II, 376-7; ed E. Benoist, p. 47.
   (1) Op. in., IX, 34-4. Il testo di questa lettera è oltremodo curioso. Esso comincia con una affermazione più abile elle onesta; e prosegue con un salto da noi a loro, che rivela la penosa e non bolla condizione del Guicciardini, fiorentino al servizio d'un papa mediceo, cioè d'un nemico di Firenze,