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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   48
   Capitolo hi.
   delle trattative clic mettono capo alla lega di Cognac (17 maggio) tra il re di Francia e tutti gli stati italiani contro Carlo V.
   Oceorreva comineiar subito la guerra, e oceupare la Lombardia sguernita; e il 5 giugno il Guicciardini parte da Roma, sta poehi giorni a Firenze, e di qui muove difilato alla volta di Piacenza per assumere il comando dell'esercito papale c fiorentino, a con pienissima e quasi assoluta potestà (1) ». I Veneziani erano già in campo; e il re di Francia prometteva di mandare un esercito e di rompere la guerra in Fiandra o altrove.
   Tutto parve sulle prime procedere a meraviglia; ai 24 giugno i Veneziani, condotc dal duca d'Urbino, entravano in Lodi; e il Guicciardini Si moveva da Piacenza per unirsi con loro, e correre su Milano, dove il castello si teneva ancora per lo Sforza e la popolazione era irritatissima contro gli Spagnuoli.
   Ma ben presto le dit'tieoltà s accumularono.
   11 duea d'Urbino, pur mostrando di consentire nell'opinione del Guicciardini, cb'era pur quella di Giovanni de'Mcdici, sj peritava di accostarsi a Milano e di affrontare gli Spagnuoli con milizie per gran parte italiane; e intanto il 24 luglio il castello era costretto per fame ad arrendersi. Tentato invano un assalto, gli alleati si dividono: una parte sta a campo poco lungi da Milano, il resto va all' impresa di Cremona. Intanto nascono malumori tra i capi dell' esercito ; e quel eh'è peggio, il Papa irresoluto e sempre inclinevole alle mezze misure, fa aspettare al Guicciardini i denari per pagare i soldati. Invano egli grida: il Papa prova più repugnanza a vendere qualche cappello cardinalizio, a modo osservato daln n altri pontefici, e che si fa senza ingiuria di persona (2) », che non a rovinare se e l'Italia, facendo mancare i mezzi di nutrire la guerra. Ai 23 d'agosto il Guicciardini è costretto di scrivere a Roma che o gb mandino denari, o gli dieno licenza (3).
   Pure ci fu un '.stante n cui le cose dei collegati parvero rimettersi per la buona via. I soccors* francesi, comandati dal marchese di Saluzzo, arrivavano alla fine d'agosto: s'avea la nuova della rotta di Mohaez (29 agosto), e s'era quindi sicuri che di Germania l'imperatore non avrebbe nulla a sperare; alla fine d'agosto il duca d'Urbino era andato a Cremona per ispingere le operazioni dell' assedio, e la città :1 23 settembre avea dovuto capitolare.
   Ma a troncare ogni più bella speranza venne la notizia che il Papa, sorpreso il 20 settembre dal cardinale Pompeo Colonna, capo del partito ghibellino, c favorito dall' oratore spagnuolo, era stato costretto a una tregua di quattro mesi, pattuendo di richiamare i suoi eserciti di Lombardia e di abbandonare la lega. Il Guicciardini al primo annunzio ne fu sbalordito; e si contentò di scrivere: « Quanto è grande, ora ch'è acquistata Cremona, l'opportunità che si perde! (4) ». Poi, riavutoci dallo stupore , impiega tutta la sua autorità e la sua abilità per persuadere il Papa a non osservare la tregua impostagli colla forza, u Parlerò » come servitore di Nostro Signore, n0n come fiorentino; risolvore'mi prima ab» bandonare Roma e Italia, se pure la fortuna volesse così, eho vivere in Roma » della sorte che viverà Nostro Signore, se va per la via che m'avete scritto (5) »; e insi ste nel dimostrare i danni dell'osservanza. Più tardi egli esce nulle disperate parole: a Ha dunque il cardinale Colonna con mille comandati a avere tanta forza » che facci una mutazione, che dia legge alle cose, e' pare da dire, di tutto il » mondo, e voi riduca in sì misera condizione? Vorrei prima morire mille volte » che vivere con tanta indegnità; ma maledetto sia chi ha più paura de'pericoli » che del male! (G). »
   (1) Guicciardini, Storia d'Italia, lib. XVII, cap. Il (voi. IV, p. 23)c
   (2) Op. in., IV, 258, e cfr. IV, 262.
   (3) Op. in., IV, 263.
   V4) Op. in., IV, 395.
   (5) Il
   (6) Op. in., IV, 309 (lettera del 26 settembre ai Datario, che dovea poi comunicarla al Papa).