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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   LA VITA DI FRANCESCO GUICCIARDINI. 47
   La compiacenza per questo fatto , e per averlo papa Adriano riconfermato Bell'ufficio di governatore di Modena, Reggio, Parma e Piacenza, gli venne alquanto scemata, quando nel dicembre del 1522, nel reggimento di Parma, da lui salvata alla Santa Sede, gli fu sostituito il vescovo Tommaso Campeggio; e più quando nell' anno seguente, durante la vacanza della sede pontifìcia, il duca di Ferrara riuscì ad occupare Reggio e Rubiera. Ma il nuovo papa Clemente VII (19 novembre 1523), seppe ben presto ricompensare la fedeltà e 1' abdità del Guicciardini, che fu nominato presidente del governo di Romagna.
   Era un posto di somma importanza, onorevole e lucroso , e che per norma non si affidava se non a cardinali. E il Guicciardini vi stette contento per qualche tempo, risiedendo per lo più a Faenza dove avea fatto venire la famiglia, e attendendo a disfarsi dei facinorosi che troppo spesso turbavano la pubblica quiete. Pure nel nuovo suo ufficio egli non trovava del tutto soddisfatto: avea già avuto per mano faccende ben più gravi che -non fosse 1' amministrazione di Romagna; e ora si trovava quasi sequestrato dalla gran vita politica d Italia e d'Europa. Chiesto più d'una volta da Roma del suo parere su questioni pubbliche, egli si scusa dolorosamente di non poter giudicare, perchè non conosce u i particulari ». Aspirava, senza volerlo dire, ad aver in mano tutta la politica papale e italiana. E l'ebbe ben presto, quando la tempesta si sollevo, e fu sent'.to il bisogao d'un abile tiraon;ere.
   Clemente VII, pur volendo tenersi neutrale, era inclinato a seguire la politica antifrancese di Leone X e di Giulio II. Timidissimo qual era, quando nel 1524 Francesco I scese vittorioso in Italia, egli ne chiede ed ottenne l'alleanza; ma appena saputa la rotta di Pavia, s'affrettò a collegnrst più strettamente che mai coll'imperatore, re di Spagna (1.° aprile).
   Ma allora apparvero chiarissimi gli effetti della politica dei papi da Giui .0 II in poi. Alleandosi prima eon Spagna e poi anche coll'Impero, ess aveano contribuito a destare in favore di questi loro alleati lo spirito nazionale anche di molti guelfi italiani. La mira segreta di Giulio II e poi di Leon X, di servirs degli ?Spagnoli e dei Tedeschi per cacciare d'Itaca i Franeesi e restarne unici padroni, doveva fallire, come ora troppo aperto s1 vide, dinanzi alla prepotenza del giovine imperatore, che ormai stringeva l'Italia da mezzogiorno e da settentrione. 11 malaccorto mago di Roma solo adesso capiva d'aver evocato in proprio ajuto uno spirito troppo forte, dal quale ora non sapeva più liberarsi.
   Il Guicciardini, che, dividendo in gran parte le llusioni di Leon X, avea , da fedele ministro di lui, tanto contribuito a creare le condizioni presenti, domandato in questo frangente del suo consiglio, credette che ancora non tutto fosse perduto, purché il Papa si persuadesse della necessità di prepararsi a forte e sollecita guerra (1), e alla teata d'un'alleanza italo-francese prendesse l'offensiva contro l'imperatore impreparato. Ma il combinare una lega di tal fatta, mentre il re di Francia era prigioniero, e la reggente si preoccupava unicamente della libertà del figliuolo, e mentre in Italia il partito ghibellino esultava delle nuove condizioni polit1' .iho, non era agevole impresa: e le trattative si prolungarono vanamente, in ispecie per l'accorgimento dell'imperatore che sapeva a volta a volta lusingare con lunglie promesse e il papa e il re di Francia, Nel novembre, facendosi il bujo sempre più fitto nelle facceude politiche d'Europa, il Papa desiderò il Guicciardini presso di se a Roma; e quest1 che sulle prime dubitava d'accettare, allegando in specie ragion', di famiglia, saputo il 4 dicembre che il Papa è già deciso a legarsi coi Francesi, risponde d'essere prontissimo a fare tutto ciò che gli si chiederà. Dopo qualche nuova dubbiezza da parte del Papa, alla fine agli uffimi del gennajo del 1526 il Guicciardini è a Roma e prende su di sè il peso magg ore
   (1) Op. in., VIII, 213 (lettera del 19 aDrile).