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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   LA VITA DI FRANCESCO GUICCIARDINI.
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   farsi strada da sè. Quando, infatti, nell'ottobre del 1511, tanto per tener buono il partito degli ottimati, alieno dalla alleanza con Francia, voluta invece dai democratici e dal Soderini gonfaloniere, fu stabilito d'inviare un oratore al re di Spagna, braccio destro della Lega Santa] il prescelto fu Francesco Guicciardini, che non toccava ancora i trent'anni. Il quale ventilò a lungo col padre ifl prò e il contro dell'accettare e del rifiutare; e alfine partì il 29 gennajo del 1512.
   Diciotto giorni prima gli era morta una bambina, malata, del resto, da molti mesi; era la piirnogenita. E d padre scrive ne'suoi ricordi:, » A Dio piaccia conservare gli altri (1); e, lasciando Madonna Maria in angoscia, passa le Alpi e i Pirenei, per andar a maturare i suoi pensamenti politici nella corte d. Ferdinando il cattolico, dove rimase fin ai primi del 1514. Di là manteneva frequente corrispondenza col governo fiorentino, e co' sue parenti, ai quali di continuo domanda notizie delle cose d'Italia. Di Maria e d'una bambina, che gli era nata il 14 aprile del 1512, non si trova che ricerchi mai nulla: avea cose ben più gravi per il capo!
   Eppure il cuore di quest'uomo non era del tutto chiuso agli affetti nobili e gentili; alla vecchia madre pensa di condurre di Spagna una mula bella e tranquilla (2); e quando 1 21 dicembre 1513 a piacque a Dio chiamare a sè la benedetta e n santa anima di Piero n (3), suo padre, il Guicciardini scrive: u A me dolse » tanto che io non lo potrei dire, tornando io con desiderio grandissimo di ve» derlo; e mi pareva averlo a godere e gustare più ora che mai pel passato . . . n amavalo più ardentemente che non sogliono essere amati i padri da' figliuoli (4). » Vero è bene ch'egli amava in lui non salo il padre, ma anche l'autore della propria grandezza politica; ma tutto considerato, piuttosto che accusare il Guicciardini di freddezza, o d'inumanità, bisogna dire che c' era in lui uno spìrito supcriore , il quale aveva bisogno di vivere e di muoversi in campi più larghi del santuario della famiglia.
   La sua carriera politica era cominciata assai bene. La missione m Ispagna non era stata in se cosa di troppa importanza, ma ne acquistò per la qualità dell'uomo che vi era stato mandato, e per la sua abilità a metterne poi in evidenza il valore. Le sue lettere alla Signoria (egli scrive ingenuamente) u satisfeciono r> forte, non meno sondo mutato il governo per la ritornata de' Medici (5). n E nella Storia d Italia, egli non tralascia di notare che so la repubblica cadde, ciò fu specialmente per l'inettezza de' suoi reggitori e per la tardità dei messaggi, giacché Ferdinando u insospettito per le minacce che [Giulio II] pubblicamente » faceva contro al nome de' barbari, dimostrò apertamente all' ambasciatore fio» rentino [Guicciardini], e al viceré commesse che non tentasse di alterare il » governo, o perchè giudicasse essergl più sicuro conservare il gonfaloniere ini» micato dal pontefice, o perchè temesse che il cardinale de' Medici restituito n non avesse maggiore dipendenza dal pontefice che da lui (6). »
   Piero Guicciardini era stato della balia dei cinquantacinque cittadini deputati a ricercare i vecchi diritti de' Medici; e il mutamento di governo avvenuto a Firenze, durante l'assenza di Francesco, non poteva che riusciM giovevole a tutta la famiglia. Noi troviamo, infatti, che appena tornato in patria, i Medici si servono subito di lui7 e gL sono larghi di onori e carezze. Non che'il Jcciardini vedesse nel nuovo ordinamento della città effettuate la sue aspirazioni politiche; ma egli lo vedeva di buon occhio come un u male minore, » confrontato colla repubblica democratica del Soderini. E a lui, come a tanti altri Fiorentini, l'inatteso gran-
   (1) Op. in., IX, 86.
   (2) Op. in., IX, 93.
   (3) Op. in., IX, 39.
   (4) Cp. in., IX, 92.
   (5) Op. in., IX, 93.
   (6) Lib. XI, cap. II (voi. Ili, p. 24).