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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   CAPITOLO III.
   Francesco egli procurò una soda c larga educazione, u Oltre alle lettere latine » (scrive questi), imparai qualche cosa di greco, che poi in spazio di qualche r> anno, per avere altro esercizio, dimenticai, e imparai lo abbaco assai bone, e. n udii qualche cosa di logica, benché poca, insi.no che cominciai a studiare in » legge (1). ìi Agli studi legali egli attese da prima a Firenze fino dal 1498; ma, desiderando maggior quiete e maestri migliori, egli passava nel 1501 a Ferrara, e l'anno seguente a Padova, dove si trattenne fino al luglio del 1505.
   Quando lasciava Firenze, aveva appena diciassette anni ; ma il padre lo conosceva già di tanto giudizio da volergli affidare oltre duemila ducati d'oro dc'suoi avanzi, che in Firenze non gli parevano troppo sicuri. Così che se da vecchio Francesco fu tacciato di taccagneria, spendereccio o disordinato non era, come si vede, nemmeno da giovine, li già in quel ragazzo che avea mparato à lo abbaco assai bene » era abbozzato il politico calcolatore futuro.
   L'oro, e più ancora gli onori, già fin d'allora furono il suo ideale. Nel 1503, infatti, essendo per morirgli uno zio Rinieri, vescovo di Cortona e arcidiacono di Firenze, c'era mezzo di potergli succedere; e il Guicciardini, che aveva appena venti anni, lo desiderava, sperando d'aprirsi così la via al cardinalato. Se non che 1' onesto Pietro u volle piuttosto perdere ¦ utilità grande che era presente, >¦> e la speranza di fare uno figliuolo gran maestro, che maculare la coscienza sua » di fare un figliuolo prete per cupidità di roba e di grandezza. . . » « e io (sog-» giunge il Guicciardini) ne fui contento il meglio che potetti (2). »
   Tornato a Firenze nel luglio 1505, seppe dare così buona opinione di se, chc nell'ottobre fu u condotto a leggere instituta » nello studio cittadino, con lo stipendio di 25 fiorini l'anno; e nel novembre, presa la laurea in leggi civili, cominciò ad esercitare anche l'avvocatura: ufficio che più gli conveniva, perchè e più lucroso e più opportuno a crearsi una larga clientela.
   La clientela egli l'ebbe presto, e assai larga e onorevole; ina non gli bastava: già aspirava ad aver parte nelle faccende pubbliche. E il modo? All'insaputa del padre il 14 gennnjo del 1507 egli toglieva in moglie u la Maria . ., di Alamanno di Averardo Salviati . . . con doto di fiorini duo mila di suggello contanti » (3) : che non era gran cosa, specialmente so s ricordi che la Simona Gianligliazzi avea portato a Pietro Guicciardini una u buona dota » (4). Al padre questo matrimonio, per ragioni politiche, non piaceva; ma Francesco, che pur aveva per lui grande affetto e deferenza, si ostinò u a volerla torre. » Perchè? u Perchè) allora Alamanno » e Jacopo [Salviati] di parentadi, ricchezze, benevolenza, e reputazione avanzavano » ogni cittadino privato che fussi m Firenze, e io era volto a queste cose assai, » e per questi rispetti gli volevo a ogni modo per parenti (5). » Pubblicato il 22 maggio dell' anno seguente il parentado, Francesco va allora per la prima volta a vedere la fidanzata, che sposa solo ai 2 di novembre, ma u segretamente per » fuggire baje e rumori, che così si costumava quasi per tutti gli uomini dab-» bene (G). »
   I vantaggi di questo matrimonio politico furono scemati in parte dalla morto del suocero, avvenuta ai 24 marzo del 1510. Il Guicciardini, fatto l'elogio di lui, aggiunge: u A ine dolse incomparabilmente e tanto che a' mia dì non avevo sen» tito più dolore, o simile a questo, avendo perduto un tanto suocero, di chi avevo » da fare capitale grandissimo (7). »
   Tuttavia la sua reputazione era oramai assodata; ed egli era in caso di
   (1) Op. in., IX, 65.
   (2) Op. in., IX, 68.
   (3) Op. in., IX. 71.
   (4) Op. in., IX, 62.
   (5) Op. in., IX, 71.
   (6) Op. in., IX, 75.
   (7) Op. in., IX, 83.