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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   LA VITA DI NICCOLÒ MACHIAVELLI.
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   In questo momento o poco dopo il Macinavo!!' fa risentire la sua voce. Egli scrive a una donna (forse Alfonsina de'Medici, madre di Lorenzo futuro duca d'Urbino) che, anche dopo gli ultimi cangiamenti, Firenze u rosta quietissima e spera >i non vivere meno onorata con l'aiuto loro (de' Medici) che s± vivesse ne'tempi n passati, quando la felicissima memoria dei magnifico Lorenzo loro padre go-, vernava n (1). Al Machiavelli, infatti, dovea più spiacere una restoraz'one aristocratica, che non il ritorno al principato domocratico di Lorenzo il Magn -fico; e per questa via egl cercava di spingere i nuovi signori; e però, poco do; j egli procurava di dissuadere u con reverenzia n il cardinal Giovanni da misure odiose contro i democratici, che aveano comperato dal governo beni confiscati ai Medici; e conchiudeva: « Io vorrei che facosti amici alla casa vostra, non nemici « (2).
   Ma il partito estremo pigliava sempre più il sopravvento. Furono in breve aboliti il magistrato dei Diec: di libertà e pace e quello de'ITove della milizia (3); e il Machiavelli con un decreto dell'8 novembre veniva dispensato dal servizio (4); mentre con due altri del 10 e 17 del mese stesso gli veniva proibito di uscire per un anno dal territorio della repubblica e di metter piede nel palazzo della Signoria. Per colmo di sciagura, avendo Pietro Paolo Eoscoli ed Agostino Capponi attentato nel febbraio dell'anno seguente alla vita del cardinal Giovanni, il Machiavelli venne incarcerato e tentato colla tortura; e solo l'il marzo fu rimesso in libertà per il generale perdono concesso da Giovanni de' Medici, diventato allora Leone X.
   La città fu lieta della nuova fortuna di casa Medici; e fu lieta anche della liberazione dell'antico segretario, che agli amici i quali gli scrivevano di mostrare animo forte, rispondeva: u Quanto al volgere il viso alla fortuna, voglio che ab-n biate di quest' miei affari questo piacere, che gli ho portati tanto francamente » che io stesso me ne voglio bene e panni essere da più clic non credetti. E se n parrà a quest padron miei di non mi lasciare in terra, io l'avrò caro e crederò a portarmi in modo che avranno ancora loro ragione di averlo per bene; quando » non paia, io vivcrò come ci venni; che nacqui povero ed imparai prima a sten» tare che a godere » (5).
   La nuova e inaspettata grandezza de' Medici, se da un lato metteva in foste gli ambiziosi Fiorent ini, ai quali s'apriva la via a lauti guadagni (6), riapriva invece alla mente del Machiavelli i più vasti orizzonti politici. Allora egli potò seriamente sperare che dai Medici venisse quel Principe, il quale allargando la milizia fiorenl aa a milizia italiana, riunisse tutta o gran parte d'Italia alla difesa della propria ndipondenza. Quest'idea si fa adesso sempre più vivace nell'animo suo, e lo tormenta e lo corrode. Egli sente d'aver in se il concetto, 1 segreto d'una glori. sa grandezza; ma trova chiuso il cuore e la mente di quelli che potrebbero attuar quel concetto, e goderne. Tuttavia la fede non l'abbandona; e negli ozi forzati egli studia e colora quel grande idoale, e lo comunica a' pili fidi suoi amici, a F. Vettori in ispecie, che a Roma procura, ma invano, di rimetterlo nella grazia di Giuliano e del papa.
   Lo stato dell m no suo in questo tempo è a meraviglia dipinto in una lettera al Vettori, che, sebbene notissima, crediamo necessario riferire quasi per intero. u Io mi sto in villa, e poiché seguirono quelli miei ultimi casi, non sono stato,
   (1) Machiavelli, Opere, II, 5G0.
   (2) Gioda, 258.
   (3) G. Capponi, Storia della Bepubbl. di Firenze, II, 310.
   (4) Insieme col Machiavelli fu licenziato il suo amico e aiutante d'ufficio Biagio Buonaccorsi. Marcello Virgilio Adriani fu invece mantenuto al suo posto. V. F. Guicciardini, Opere inedite, VI, 155
   (5) Machiavelli, Opere, II, 558. (Lettera del 18 marzo del 1513).
   (6) Cfr. G. Capponi, St. della Rep. di Fir., II, 316.