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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   CAPITOLO III.
   che gli era sorto nella mente, ch'egli scrisse la celebre relazione Sul modo tenuto ecc.: esposizione tutta idealizzata, come ben dimostrò il Villavi (1), di fatti che nella loro men bella realtà egli aveva di mano in mano esposto nelle sue lettere alla Signoria.
   Pure una certa reazione sfavorevole al Valentino dovea farsi naturalmente sentire nel Machiavelli, ritornato a vivere nell'ambiente fiorentino, e più preoccupato quindi degli unici interessi della repubblica. E questa reazione fu aiutata dai procedimenti del Valentino, che ora inclinava a staccarsi da Francia perdente nel Napoletano, per legarsi agli Spagnoli, e così viepiù si alienava anche dai Fiorentini, sempre ligii ai Francesi. Al Machiavelli dovea rivelarsi allora anche il brutto rovescio della ammirata medaglia.
   Il 18 agosto 1503 papa Alessandro mon/a, mentre d duca ai trovava gravemente ammalato; e tutti i nemici dei P»orgia levarono a un tratto la testa: il Baglioni, ajutato da Firenze, rientrò in Perugia; l'Appiano m Piombino; i Colonna furono padroni di Roma; solo la Romagna stava ferma alla fede del Valentino benché i Fiorentini da un lato e i Veneziani dall'altro vi facessero su i loro disegni. Morto, dopo neanche un mese di papato, Pio III, il duca u necessitato, dice il Guicciardini (2), a seguire qualunque pericoloso consiglio », si dava nelle mani di Giuliano della Rovere, che coll'ajuto di lui viene eletto papa e assume il nome ambizioso di Giulio II (1 novembre).
   11 Machiavelli fin dal 27 ottobre era giunto a Roma, con commissione del suo governo d'invigilare attentamente l'andamento delle cose nella nuova elez onc papale; e potè così assistere alle ultime peripezie del duca. Sulle prime Giulio li, chc avea fatto a costui larghe promesse, e temeva do' Veneziani clic stringevano Faenza, pareva inchinevole a lasciargli il possesso della Romagna; ma già il 18 novembre il papa mostrava al Machiavelli che sarebbe stato ben lieto di disfarai del vecchio nemico di casa sua (3). Voleva il duca attraversare la Toscana, o farla attraversare da' suoi soldati, e accorrere alla difesa della Romagna; ma i Fiorentini, segretamente d'accordo col papa, gli negarono il passo. Prima di lasciar Roma (il 1G dicembre), il Machiavelli avea veduto il Borgia u sdrucciolare nell'avello ì7. Abbandonato infatti dal papa, e osteggiato da Firenze, egli stava per gettars. nelle braccia di Gonsalvo, dal quale sperava ajuti per conquistarsi une stato nel centro d'Italia.; e dal quale doveva invece essere mandato prigioniero n Ispagna.
   Così era passata davanti agli occhi dell'attento Machiavelli questa meravigliosa meteora, che parve per un momento dover mutare l'aspetto di tutta Italia, e scompariva invece, laseiando per il momento solo le dolorose tracce del suo passaggio.
   Fu detto da talun: o troppo ingenui o troppo maligni che il Machiavelli sia stato il maestro del Valentino ; ma .1 vero è invece che i fatti del Valentino fnrono per il Machiavelli una potente lezione, e gli apersero l'animo, già ben predisposto, alla grande idea e al grande amore per l'unità italiana. Non mancano tuttavia motivi perchè sembrasse strana a taluno e disonorevole la diversità dei giudÌ7 pronunciati dal Machiavel]i su Cesare Borgia nel periodo ascendente della sua cartiera e al momento del suo declinare. Il Viìlari ha voluto spiegare questa contraddizione, osservando che il Machiavelli, uomo sopratutto speculativo, doveva per amor de'contrarii ammirare il duca in mezzo all'anione ''soluta di Romagna, come doveva poi disprczzarlo, quando lo vide impacciato e confuso politico 'a Roma (4). Ma meglio scrive in altro luogo il Villari stesso che la lotta fra il sentimento nazionale e il municipalismo ei trova u in tutto il riaascimento italiano, e meglio che
   (1) I 4Ì27 segg.
   (2) Storia d'Italia, 1. c. VI, c. 2.
   (3) Machiavelli, Opere, Ilfes
   (4) Villari, I, 466.