LA VITA DI NICCOLÒ MACHIAVELLI.
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i collegati. Le cose del Valentino in breve parvero rovinare : il ducato d' Urbino era presto perduto (15 ottobre), e Don Michcletto veniva disfatto presso Fossom-brone. Ma il 23 di ottobre il Borgia ebbe l'assicurazione di soucors da parte di Francia ; e poiché i congiurati invano ne chiedevano a Venezia e a Firenze, ess' si mostrarono disposti a un accordo, del quale ai 28 si fermarono i patti preliminari.
Fu un grande sgomento per Firenze, che temette di veders' ben presto addosso il duca e i signorotti, di nuovo rappaciati. Ma il Machiavelli, il 30 ottobre, da Imola, dopo aver esposto il procedimento assai contorto delle trattative, può soggiungere: u da questo si può misurare che fede possa essere fra costoro, e il b line che abbi avere questo principio di guerra e di poi questo accordo fatto » (1). E poiché a Firenze si ha b-sogno di novelle rassicurazioni e di più precise notizie, egli ricorda, ancora da Imola, ti 13 novembre, d'avere già scritto che non u si posseva credere potere nascere fra loro accordo alcuno, ma si credeva bene che il duca » potessi sbrancare qualcuno di loro » (2). In quanto a più precise notizie sappiano i signori u che le cosc non s'indovinano, e intcndino che si ha a fare qui » con un principe che si governa da sè ; e ehe ehi non vuole sci ivere ghiribizzi » e sogni, bisogna ehe riscontri le cose, e nel riscontrarle va tempo » (3).
Intanto i nuo\ i amici del duca vanno all'impresa di Sinigaglia, tenuta dai Della Rovere; e il duca stesso, quantunque abbandonato il 22 dicembre dai soccorsi francesi, s'incammina a quella volta, facendosi forte con fanti del paese e con lance spezzate. L'ultimo giorno dell'anno egli entrava in Sinigaglia; e quella notte Olive-rotto da Fermo, Vitellozzo Vitelli, e due degli Orsini venivano arrestati in casa del duca : i due primi spacciati subito, gli altri riserbati a momento più opportuno, quando, cioè, il papa s i fosse assicurato anche del cardinale Orsini.
Il Valentino diceva più tardi al Machiavelli che era stato u bene ingannare eostoro ehe sono suti li maestri de'tradimenti » (4); nè ad alcuno de'contemporanei quel terribile colpo giocato da un uomo perverso, ma di alti e forti intendimenti, ad uomini perversi e per giunta volgari, potò fare quell'impressione sinistra ehe molti lettori moderni ne ricevono al freddo racconto del Machiavelli. Luigi XII, stando alla relazione dell'ambasciatore ferrarese, l'avea giudicata u un' azione da Romano » ; d Griovio, nella Vita del Borgia, lo dice u un bellissimo inganno »; e persino la buona Isabella Gonzaga se ne congratulava col duca, mandandogli da Mantova eento maschere, perchè dopo tante fatiche si riposasse co'divertimenti (5). Non è quindi da stupire che il Machiavelli, l'8 gennaio (1503), scrivesse da Assisi alla Signoria: a qui si comincia a meravigliare ciascuno come le Signorie Vostre non » abbiano scritto o fatto intendere qualcòsa a questo principe in eongratulazione v della cosa nuovamente fatta da lui in beneficio vostro . .. dicendo (il Valentino) » che alle signorie Vostre sarebbe costo lo spegnere Vitellozzo e distruggere gli » Orsini dugentomila ducati, e poi non sarebbe riuscito loro eosì netto come è » riust to a Sua Signoria » (G).
Alfine, dopo che anche Perugia si fu arresa al duca (6 gennaio) e il Petrucci dovette fuggire da Siena, Firenze si risolse di mandare al Eorgia un ambasciatore vero e proprio, che fu Jacopo Salviati ; e il Machiavelli il 20 gennaio potè tornarsene a Firenze, dove forse l'attendevano gl amichevoli sogghigni de'compagm di cancellerìa, che, non avendo nè l'animo nè la mente di lui, nè avendo veduto e studiato da vicino iì potere demonico del Valentino, non potevano dividere l'entusiasmo o piuttosto la grande preoccupazione del loro amico per lui. Ed è probabilmente per ri spondere a loro, c insieme per carezzare ed educare il nuovo ideale,
(1) Machiavelli, Opere, II, 231.
(2) Machiavelli, Opere, II, 210.
(3) L c.
(4) Machiavelli, Opere, II, 270.
(5) Gregoi-ovius, Gescliiclite dsr Siadt Rom., VII 4S3; e Villari, I, 413-42.
(6) Machiavelli, Opere, II, 263-9,
Canello. 5