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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   CAPITOLO III.
   tano. Luigi XII, in ricambio d'una bolla papale di divorzio, gli dava in moglie, nell'ottobre di quell'anno, Giovanna d'Albret, eoi ducato di Valence, e promessa d'armi. Nell'ottobre dell'anno seguente, il Valentino potò così disporre di ottomila soldati francesi, eoi quali cominciò l'impresa di Romagna : ed Imola, Forlì, Cesena eaddero presto nelle sue mani. Ripartiti i Francesi per soccorrere Milano nel febbraio del 1500, il duea Valentino se n' era tornato a Roma a gustare il trionfo o a raccoglier danaro, che i fedeli accorrenti al giubileo versavano allora in gran eopia nelle casse papali. Ed eceo ehe nell'autunno di quell'anno egli assolda gli Orsini, i Vitelli e il Baglioni, e nuovamente ottiene l'ajuto de' Francesi, rientrati m Milano, per eompiere l'impresa di Romagna.
   Il Machiavelli, ehe appunto in questi momenti era in Francia, già fin dal 20 settembre avea notato questo armeggiare del Valentino, e, per commissione della repubblica, cercava di spiare alla corte del re le intenzioni precise del duca. I Fiorentini temevano qualche colpo di mano ai proprii danni; ma il Machiavelli il 4 novembre, poteva serivere che Luigi XII avea fatto intendere al Valentino eome gli spiacesse u che nell' esercito eh' è in Romagna si ragioni di andare, o con ribelli (i Medici) o con altri, a' danni de' Fiorentini (1). n Tuttavia, compiuta l'impresa di Romagna, e non osando il duca di assalir Bologna, governata dai Bentivoglio, protetti da Francia; egli muove verso Toscana, prende Bersigliella, e domanda alla repubblica il passo per tornarsene a Roma. K i Fiorentini dovettero salvarsi dalla tempesta saldando i vecchi eonti con Franeia, la cui protezione era adesso più ehe mai necessaria, e concedendo una eondotta al duca, ehe dirizzò le sue armi contro a signore di Piombino.
   Reduce, più tardi, dall'impresa di Napoli, dove i Francesi erano entrati il 19 agosto del 1501, egli riprese sul principio dell'anno seguente l'opera sua, diligendosi contro il ducato d'Urbino, mentre mandava o lasciava andare Vitellozzo e gli Orsini, con Piero de' Medici, contro il territorio di Firenze, eh' egli per r: petto a Francia non osava attaccare. Nel maggio, la Val di Chiana era perduta : e il 4 giugno, Arezzo ehiamava i nemici. Firenze allora pensò a serii provvedimenti, e inviò al duca, già signore di Urbino, il veseovo Soderini, fratello del futuro gonfaloniere: e eon lui Nieeolò Machiavelli, ehe così si trovava la prima volta faeeia a faceia con Cesare Borgia. Le trattative non ebbero altro risultato se non quello di fare guadagnar tempo, tanto che giungessero i soccorsi francesi, eoll'opera dei quali Arezzo e Val di Chiana furono liaequistati. Ma intanto il jlachiavelli aveva avuto occasione di studiare e di ammirare quest'uomo ehe sapeva così maestrevolmente servirsi delle armi de' suoi nemiei a proprio vantaggio, e ehe con mire assai lontane si sforzava di persuadere i Fiorentini d'ajutarlo a distruggere Vi-tclìozzo Vitelli e gli Orsini, loro comuni nemici. Le grandi idee e 1' animo non minore del duca balenarono sin d'ora alla mente del giovine pensatore.
   Ma ben presto egli ebbe occasione di ristudiar da i *cino l'ardito venturiero.
   Quei signorotti che nelle sorti del duea d'Urbino e dei signori da arano avevano letto il proprio futuro, cominciarono a trattare d'una lega a comune difesa. Tanto pia preziosa si faceva quindi per il Borgia l'alleanza o almeno la neutralità di Firenze: e però mandava egli stesso a chiedere un oratore eoi quale trattare. La repubblica mandò il Machiavelli, la eui fede od esperienza erano ormai note a tut, , e ehe veniva reputato il braccio destro del nuovo gonfaloniere perpetuo, Pietro Soderin
   Così, adunque, il 7 ottobre (1502) il Machiavelli fu ad Imola: e poiehè giungeva ben presto la notizia ehe i collegati aveano preso S. Leo, e che alla Magione presso Perugia s'erano intesi, in solenne adunanza, sui patti della legci, ; egli s'ebbe dal duea la più premurosa e eordiale accoglienza. L'oratore tuttavia non potea dargl; che buone parole, e assicurarlo che la repubblica non avrebbe ajutato
   (1) Machiavelli, Opere, II, 195.