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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   LA VITA DI NICCOLÒ MACHIAVELLI. 31
   » lo dominava, qualche volta lo trasportava a segno da farlo inaspettatamente » sembrare un visionario » (1).
   Aveva da poco sgombrata la scena Fra Girolamo, u profeta disarmato », quando fece la sua comparsa nella vita pubblica fiorentina il Machiavelli- profeta anch' osso , anch' esso disarmato, ina con la intuizione di ciò eh' era necessario di fare, prima per Firenze, poi per l'Italia. Il 15 giugno del l-±98 , su quattro competitori, egli veniva prescelto dal Consiglio degli Ottanta, e quattro giorni dopo confermato dal Gran Consiglio, a capo della seconda segreteria, e specialmente addetto al servizio dei Dieci di libertà e pace, una specie d4 ministero della guerra, dell'interno e dogli esteri. E da questo momento in poi, fino al suo licenziamento nel 1512, noi lo vediamo partecipare a tutte le vicende della repubblica, cosicché la sua vita si confonde e compcnctra con la storia t i Firenze,senza che tuttavia i doveri di pubblico officiale inai distruggano in lui 1' azione personale.
   E a tre fatti noi lo vediamo in questo frattempo principalmente e quasi individualmente stento : alla guerra contro Fisa; al grandeggiare improvviso del Valentino; e all' :'?t tuzione della miLzia fiorentina.
   Pioa, data da Piero de' Medici nelle mani di Carlo Vili nel 1494, e lasciata a sè stessa nel 1496, avea poi saputo, e per la tolleranza del re di Francia, e cogli ajuti clic aveva da Milano, da Venezia e da Lucca, difendere la propria indipendenza. Nel giugno di quest'anno (1498) era stato assoldato Paolo Vitelli, concesso a Fiorentini dal re di' Francia, e dopo un anno di guerra s'avoa ferma speranza di costringere la città alla resa. Ma fosse tradimento, o fosse eccessi ra prudenza, il 10 giugno 1499, mentre la milizia fiorentina era già sulla breccia, e ì Pisani si tenevano perduti, Paolo Vitelli dava il segno della ritirata: e l'occasione fu perduta per sempre. Il Machiavelli, che in questo frattempo era andato e venuto più volte al campo, e già cominciava ad aver in uggia le milizie vendute, fu tra quelli che più sospettarono della fede del Vitelli, il quale avea coi Fiorentini rancori vecchi, ed era in buoni rapporti co'Medici. Cautamente arrbstato il condottiero il 28 settembre, veniva, due giorni dopo, previo un processo sommario, decapitato a Firenze.
   Ben più gravi ragioni per diffidare de' merconarii e dei soldati forastieri ebbe il Machiavelli trovandosi sotto Pisa, insieme col commissario Luca degli Albizi, nel giugno del 1500, quando v giunse un corpo di Guasconi e di Svizzeri, che Lr XII, riprosa Milano nell'aprile, volentieri concedeva per ajutare Firenze, o piuttosto per liberarsi dalla spesa del loro mantenimento. Andato a male un tentativo di assalto, i mercenarii cominciarono a tumultuare e a sbandarsi; H8 luglio, Luca degli Albizi veniva condotto prigione dagl Svizzeri: e per g'.anta il re di Francia si lamentava che Firenze non pagasse queste truppe sbandate e tumultuanti. 11 Machiavelli, insieme con Francesco Della Casa, dovette partile il 15 luglio per Francia, affine di dare schiarimenti e buone parole al re, il quale invece nsisteva per avere quattrini, e per mandare sotto Pisa nuovi soldati da spesare. E il Machiavelli a destreggiarsi, e a spiegare al re e a' suoi nini otri come non convenisse alla Francia abbassare in Italia i Fiorentini, suoi vecchi alleati, e cne mai sarebbero tanto forti da disputargliene la supremazia ; mentre piuttosto era da diffidare di Venezia e del papa.
   Chi parlava in tal modo, ben si vede, era il Fiorentino, era l'ufficiale della repubblica. Ma appunto in questo momento stava per offrirsi alle considerazioni del Machiavelli un uomo che ne modificava profondamente i sentimenti c le idee.
   Cesare Borgia, rinunciato nel 1498 (13 agosto) il cappello cardinalizio, attendeva il momento favorevole per formarsi uno stato o in Romagna o nel Napole-
   (1) V illavi, I, 316-17.