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IL RISORGIMENTO.
battevano in Italia, Aldo Manuzio morì in Venezia nel 1515, lasciando clie Giovanni Asola, suo genero, Paolo, suo figlio, e Aldo il Giovane, suo nipote, continuassero l'opera da lui :ncominciata e che aveva tanto giovato all'incremento degli studi classici.
Assai notevoli per vastità di erudizione, per acume di critica e per eleganza di forme latine erano le opere degli eruditi veneziani. Un esempio celebratissimo sul finire del secolo XV, se n'ha in quelle di Ermolao Barbaro, patrizio veneziano nato nel 1434 e morto di peste in Roma nel 1493. Enfatiche lodi ebbero per questo latinista i contemporanei. Egli era considerato come secondo soltanto al Poliziano. Erasmo lo chiamava uomo veramente grande e divino. Quando giunse in Firenze la nuova che il Barbaro trovavasi gravemente malato in Roma, il Poliziano e Pico della Mirandola ebbero a dire che la sua morte sarebbe stata non solo una jattura ma un naufragio delle lettere (1). E veramente Ermolao Barbaro era uomo di vasta e varia erudizione. Lo Zeno (2) scrive un lungo catalogo delle sue opere. Tra queste, la più pregiata era quella che s'intitola Castigationes Plinianae, consistente in una emendazione o restaurazione del testo della Storia Naturale di Plinio. Il Barbaro vantavasi d'aver emendato circa cinquemila passi del testo latino; più di trecento diceva d' averne anche emendato nella breve Geografìa di Pomponio Mela. L' erudito francese Harduin, che fece anche lui un' edizione di Plinio, accusa però l'erudito veneziano di precipitazione e di arbitrarietà nelle mutazioni fatte al testo latino.
Di questi tempi noi abbiamo anche una serie di storie di Venezia scritte in latino per decreto della Repubblica da uomini dottissimi e che occupavano elevate posizioni nel governo dello Stato (3). Ma tali storie rimasero, in generale, inferiori, se non al valore letterario, certamente alla sapienza politica dei loro autori. E di ciò trovansi le ragioni nelle condizioni stesse della Repubblica veneta. « Vi sono, dice Cristoforo Negri (4), condizioni politiche infeste alla Storia.....Anche Ve-
(1) Pietro Crinito, De honesta disciplina, lib. I, cap. VII. — Citati dal Corniani op.cit. art. Ermolao Barbaro.
(2) Dissert. Voss., tom. Il, art. C1I.
(3) Apostolo Zeno ha fatto una raccolta degli Storici veneziani che scrissero per decreto della Repubblica. — Primi di questa Raccolta sono i XXXII libri di Storia veneziana scritti in latino da Antonio Cocci (1436-1506) detto il Sabellico dalla Sabina dov'era nato. Ad onta che questa Storia fosse nient'altro che un'abborracciata compilazione, fatta, dice il Fosca-rini nella sua Letteratura Veneziana, senza lume di critica e trascurando l'indagine dello cause degli avvenimenti, la Repubblica ne compensò l'autore con una pensione di 200 scudi d'oro. Il Cocci era stato scolaro di Pomponio Leto, dal quale avea ricevuto il soprannome di Sabellico, ed era dipoi stato professore di eloquenza in Udine, di dove l'aveano fatto fuggire la peste e i Turchi che disertavano il Friuli. Vuoisi che stendesse i libri della Storia Veneziana in soli 15 mesi. Egli è pure autore d'una Storia del genere umano (Mneades od anche Rapsodiae historiarum), di alcuni poemi latini, di moltissimi commenti, tra cui uno della Storia Naturale di Plinio, in causa del quale dovette disputare acerbamente con Ermolao Barbaro. Ebbe onori e danari assai, menò vita libertina, e morì di sconcio male. Apostolo Zeno ne scrisse la vita. — Più importante è la Storia di Venezia dalla fondazione fino al nono secolo, scritta parimenti in latino da Bernardo Giustiniani, patrizio veneziano morto di 82 anni nel 1489. Il Foscarini chiama Giustiniani padre della Storia veneta per la sua molta erudizione, per l'acume della sua critica e per la gravità de' suoi giudizi. Egli bandì, dice il Foscarini, molti racconti popolari, nè dubitò persino di lasciare il Dandolo, ove s'avvide stare buone ragioni contro l'autorità di esso e ricavò la storia dei tempi mezzani non da scritture sospette, ma dalle migliori fonti che fossero allora a cognizione dei dotti. — Il Giustiniani era stato più volte ambasciatore, e morì Procuratore di S. Marco.
(4) Negri Cristoforo. — La storia politica delVantichità paragonata alla moderna. Voi. Ili, Parte V, Cap. I in nota. Venezia, Antonelli 1867.