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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   IL RISORGIMENTO.
   sì ben fornito, che una città sul monte in forma di palazzo esser pareva; e non solamente di quello che ordinariamente si usa ad appartamento di camera, come vasi d'argento, ricchi drappi ed altre cose simili; ma infinità di statue antiche di marmo e di bronzo, pitture singolarissime, stromenti musici d'ogni sorta, nò quivi cosa alcuna volsero se non rarissima ed eccellente: appresso con gravissima spesa adunarono un numero grande di preziosi libri greci, latini, ebraici, i quali tutti ornarono d'oro e d'argento, estimando che questa fosse la suprema eccellenza del loro magno palagio » (1). Parimenti bisogna leggere nell' Orlando Furioso (2) gli elogi che l'Ariosto fa di Francesco II Gonzaga, Marchese di Mantova, valoroso capitano che dava ad altri materia di scrivere , e faceva la gloria altrui, scrivendo, viva; e d'Isabella d'Este, sua sposa, e sorella d'Ercole I, che raccoglieva, statue antiche, cammei ed altri oggetti d'arte. Gli uomini più cospicui per nascita e per ingegno traevano d'ogni parte d'Italia alle Corti d'Urbino e di Mantova, dove erano del pari tenute in pregio le opere cavalleresche e quelle dell'ingegno. Il Duca Gui-dobaldo conversava in latino con eguale facilità come in italiano, era dottissimo di greco, e ancor che per essere a vent'anni infermo di gotta, non potesse colla persona esercitare l'opere della cavalleria, pure pigliava grandissimo piacere in vederle esercitate da altri, e le incoraggiava colle parole e coll'appreslar frequenti giostre e tornei. Nella sera le sale della Duchessa Elisabetta sua moglie e sorella di Francesco Gonzaga, s'aprivano ad allegri e geniali convegni, dove tra dame, cavalieri, eruditi, poeti ed artisti si ragionava d'amore, d'arte e di poesia, e si motteggiava e rideva piacevolmente (3). Anche il Marchese Francesco II di Mantova, di cui dicesi che nei brevi ozi concessigli dalle molte sue imprese militari scrivesse versi italiani, viveva circondato da uomini d'armi non meno che da eruditi e poeti. Fra questi distinguevansi Giovan Pietro Arrivabene, scolaro del Fidelfo, che facevasi chiamare Eutichio, versione greca del suo casato, e Giovan Battista Spagnoli detto il Mantovano. L'Arrivabene era segretario del Marchese e autore d'un poema latino diviso in quattro canti e intitolato Gonzagiàos (4); il Mantovano (1434-1516) era un latinista a' tempi suoi così celebrato da venire sul serio paragonato a Virgilio, ma che poi la posterità dimenticò affatto. Dicesi componesse oltre a sessantamila versi latini. Nei primi anni della sua vita letteraria levossi ad inveire fieramente contro le depravazioni dei costumi delia Chiesa di Roma, ma all'utimo entrò in un convento di Carmelitani e morì frate di quest'ordine (5).
   Mentre l'Arriv abene e il Mantovano, riscuotendo gli applausi dei dotti, scrivevano versi latini, un povero cieco di cui non si sa guari altro se non che nomavasi Francesco Bello ed era nativo di Ferrara rallegrava le mense delle dame e dei cavalieri della Corte dei Gonzaga narrando imprese cavalleresche in versi volgari. Mam-briano è il titolo del poema ch'egli leggeva ai cortigiani di Mantova canto per canto e ad intervalli. Quarantacinque sono i canti di questo poema, stampato soltanto dopo la morte dell'autore da Eliseo Conosciut. suo parente e dedicato al Cardinale Ippolito d'Este (6).
   (1) Cortegia.no, lib. I.
   (2) C. 37. St. 8.9. 10. 11.
   (3) Castiglione, Cortegiano, lib. I.
   (1) Questo poema fu pubblicato per la prima volta dal Menschenius nelle Yitce sum-morum dignitate et eruditione virorum, Coburgo, 1835. Voi. 3, —V. Mazzuchelli, tom. I o IV#
   (5) Il Corniani (I secoli della lett. ital., voi. Il, Epoca IV, art. XVI) cita alcuni versi d'un'Egloga latina del Mantovano, in cui sono aspramente colpiti i costumi della Corto Romana. Nel 1719 si pubblicarono in Firenze trai Carmina Illustrium poetarum italorum alcune Egloghe del Mantovano , lasciando però da una banda quelle offensive della Corto Romana. — Per altre notizie di questo scrittore, oltre il Corniani, op. cit., v. Tiraboschi e le Menagiana tom. I, pag. 237.
   (6) Libro d'arme e d' amore nomato Mambriano composto per Francesco Cieco eia Ferrara. Ferrarise per Joannem Maciochium Bondonum 20 ottobre 1509. — Fu stampato anche dopo quest'epoca in Milano nel 1517, in Venezia nel 1518, 1520, 15-19.