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IL RISORGIMENTO.
gine gli offrivano i tornei, le giostre e i costumi della Corte Estense, era cosa morta nella sua essenza, materia raccolta già alterata e trasfigurata nei romanzi popolari clie avevano rimaneggiato gli elementi di una leggenda straniera all'Italia. Per lui, come pe' suoi ascoltatori, quel mondo non era in fondo che un trastullo dell'immaginazione.
Come tale, non poteva diventare materia epica. Tuttavia, e ad onta che la materia per se stessa vi si ribellasse, il Bojardo tentò rappresentarlo nella forma solenne dell'epica. Che cosa ne nacque1? Ne nacque un disaccordo fra il fondo e la forma del poema. Quella serietà sconvieue ad un mondo così poco serio per il poeta e pe' suoi ascoltatori. In mezzo a tanta affettata solennità quegli eroi spesso così pedestri e così volgari negli atti e nelle parole come quelli del romanzo plebeo, fanno un contrasto che nuoce ali 'Orlando Innamorato. Nè Carlo Magno che scaglia triviali ingurie contro l'assente Orlando e lo vuole al suo ritorno impiccare con sue proprie mani (1) ; nè Orlando e Rinaldo che si scambiano ingiurie ancor più triviali nel loro duello all'assedio d'Albracca (2), sono scusabili coll'esempio d'Omero per le cose che divisammo di sopra.
Perchè il mondo cavalleresco diventasse opera d'arte immortale, bisognava che il Bojardo avesse potuto fare quel che fece dipoi l'Ariosto : assimilarsi la materia cavalleresca co' suoi elementi fondamentali, colle sue leggi proprie, colla vita e gli aspetti che avea preso nella fantasia italiana, ravvivarla nell'immaginazione, renderla coi caratteri della verità poetica, facendo insieme che quel riso della coltura italiana a spese della cavalleria diventasse il suo elemento sostanziale, la sua vita interiore. L'arte e quel riso sarebbero state le due grandi verità dell 'Orlando Innamorato. Ma il Bojardo non aveva potenza da ciò.
Certo che pochi poeti lo hanno superato nell' inventar eroi ed avvenimenti. Anzi se si dovesse giudicarlo soltanto sotto questo riguardo, il suo Innamorato sarebbe poema grandissimo, pari e forse superiore al Furioso. Ma che cosa accade poi di tutte queste invenzioni1? Ha saputo egli il poeta farle vivere in forme imperiture? — I critici convengono nel dire che, nel suo insieme, l'Orlando Innamorato riesce prolisso e monotono : ci si trova una certa stanchezza, osserva anche il Settembrini. Ci è bensi qua e là una schiettezza e vivacità non comuni d'intuizione, e vigore in certe descrizioni, come, ad esempio, in quelle delle battaglie d'Albracca ; ma in difetto di quella potenza creatrice d' artista che sempre e ogni cosa governa, che s'impadronisce di noi, e ci affascina, e ci avvolge dentro una cerchia magica, le invenzioni del Bojardo perdono molte volte colorito e vivacità , si fanno così pallide e languide che poco o nessun interesse abbiamo nel tener dietro a quella serie interminata di battaglie, di duelli, di amori e di fattucchierie. Alcuni hanno osservato che la miglior qualità poetica del Boiardo consiste nel tratteggiar caratteri. Di questi, a dir vero, ve n' ha nell' Orlando Innamorato una notevole varietà. Gli eroi che nei poemi francesi ondeggiano nel vago e nell'astratto e alla fine si confondono tra loro, e che anche nei romanz. italiani sono perplessi ed uniformi, nel poema del Bojardo prendono gradazioni determinate e contorni ben definiti. Orlando, umanizzato coll'aggiunta del sentimento dell'amore, è un miracolo di forza, di valore, di lealtà e di cortesia ; Rinaldo è meno forte del cugino, ma nobile anche lui, e non men voglioso d'illustrarsi ili difficili imprese. Già abbiam visto come sul principio del poema si presentino Astolfo e il Saracino Ferraguto, così terribile nella furia e dopo la vittoria umano e tenero tante in sparger lagrime sulla immatura sorte del suo avversario.
Tutti questi personaggi, ed altri che si potevano citare, come Rodomonte e Gradasso, son concepiti con lor tratti individuali. Ma poi il Bojardo non ha l'energia necessaria per incarnarli, per dar loro vita, per tenerli alti sempre nella lor caratteristica idealità; l'idea concetta scade tanto nell'estrinsecarsi che, ad esempio,
(1) Lib. I, C. 2.
(2) Lib. I, C. 17.