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IL RISORGIMENTO.
e d'Isabella, o quelli della Chanson de Roland pei cortigiani di Luigi XI e Francesco I. Il contenuto di quei romanzi era nella sua massima parte estraneo alla vita nazionale italiana, era in fondo un'imitazione di costumi forastieii. I sentimenti e le idee, che lo avevano fatto accogliere in Italia, e che avevano presieduto alle sue trasformazioni, giacevano senza forza nell'animo. Il Cristianesimo era più che altro un'abitud'ie passiva dello spirito; l'Impero e la Chiesa non avevano più l'importanza politica goduta in altri tempi ; le rivoluzioni de Guelfi e dei Ghibellini erano finite. Oramai il romanzo interessava soltanto l'immaginazione per le straordinarie e maravigliose imprese, per le galanti avventure, per le cortesia che in esso si raccontavano. E XOrlando Innamorato ci dà appunto un mondo cavalleresco senza motivi serii nè religiosi nè politici, fiorilo di cortesia e di valore, pieno di cose dilettose e nove ad udirsi, di Velie istorie scritte per gratificare alla fantasia di leggiadre amanti e damigelle. Il romanzo è un mezzo per passar lietamente un'ora del giorno. La vita è tanto breve che bisogna trattenerne col diletto i moment fuggitivi, e dar bando alla noia, agli affanni, ai pensieri gravi, e se non altro pascersi di amabili fantasie.
Il sol girando su quel cerchio adorno Passa volando e nostra vita lassa, La qual non sembra più durar d'un giorno, A chi senza diletto la trapassa. Ond'io pur chieggo a voi che siete intorno Che ciascun ponga ogni sua noia in cassa, Ed ogr.i affanno ed ogn> pensier grave Dentro vi chiuda, e poi rompa la chiave (1).
Ma il Conte di Scandiano è uom così composto ne' suoi atti, che tien quel diletto dentro una temperanza e un decoro di forme non comune a' suoi tempi e provasi a sollevare alla dignità epica il romanzo plebeo.
Quando però noi lo seguiamo ne' suoi canti, ci accorgiamo che, in fondo, egli non crede ad un soggetto impreso a narrare con tanta serietà. Il colto gentiluomo narra sorridendo talora del suo racconto, e facendo sorridere i su<~ i ascoltatori. E in verità, come poteva egli questo spirito adulto, nudrito di tanta coltura classica credere in un mondo così fuorumano e fantastico come quello dei romanzi della cavalleria? Chi guardava questo mondo cogli occhi aperti della coltura e della ragione e con quel certo senso indifferente e scettico del reale proprio del secolo XV, non poteva a meno di non sorriderne. Ciò che il Bojardo vagheggia in fantasia è un mondo cavalleresco animato dalla coltura e dai sentimenti della socievolezza moderna; e però quando i fatti ch'ei narra sono in contrasto con quel suo ideale, in mezzo a tanta sua serietà e compostezza di atteggiamenti e di forme, sorride talora de' suoi eroi e delle loro imprese : sorride, non beffeggia come 1 Pulci — Mar-fisa, in un duello con Rinaldo all'assedio di Albracca, assesta al suo avversario tale un colpo di mazza che gli fa schizzare il sangue dalle narici, dalla bocca e dagli orecchi. Il poeta su questo osserva :
Io di tal colpo assai mi meraviglio; Ma, come dico, lo scrive Turpino (2).
E così a Turpino le accolla sempre quando trattasi di narrar cose esagerate e impossibili, o di far sorridere in un modo qualunque degli atti de' suoi eroi. Orlando non è meno colpito degli altri personaggi del poema. In un luogo il poeta sorride della prodigiosa forza attribuita dai romanzi al sir d'Anglante, il quale
(1) Lib. I, C. 31, st. 1.
(2) Lib. I, C. 17.