340 IL RISORGIMENTO.
— La direzione presa dagli studi storici e letterari ai tempi nostri, abbandonando le qualità esteriori ed accidentali e i criteri astratti, considerò il contenuto di un lavoro letterario, ne analizzò gli elementi, ne cercò le condizioni e le leggi intime, ne divisò la storia; e finalmente, — tenendo conto delle condizioni de: tempi e della personalità dello scrittore, —, stud.iossi di determinare l'indole e i momenti di quel processo interiore dello spirito che fece dì quel contenuto un'opera d'arte Elevati così i criteri e dilargato l'orizzonte, anche 1' Orlando Innamoralo apparve sotto nuovi aspetti, e i giudizi che se ne pronunciarono furono più completi. — Gli studi sull'origine, l'indole e le vicende della leggenda cavalleresca ci hanno reso conto della materia dell' Orlando Innamorato. Gaston Faris, uno dei più Ilustr. cultori di tali studi, nella sua Uistoire poctiqne de Cliarlemagnc, parlando delle ¦vicende dell'epopea carolingia in Italia, considera VOrlando Innamorato come j1 poema che aperse tra noi una fase nuova della poesia cavalleresca. 11 Bojardo, secondo il dotto francese, conserva i dati fondamenta! dei poemi anteriori, ma li amplia in ogni verso, ve n'aggiunge di nuovi, cangia i motivi delle azioni degl' eroi leggendari, e così all'interesse religioso e politico dell'antica epopea, ne sostituisce un'altro tutto d'immaginazione o artistico. « Tout un monde impossiDle, vrai rève d'une Cour italienne au seiziéme siécle, se dresse devant l'espiit, qu'.d eblouit de sos prestiges, mais pour s'evanouir sans y laisser de traces » (1). — Leopoldo Ranke, per tacere di molti altri illustri tedeschi che parlarono dell' Orlando innamorato, considera il Bojardo come primo di quella schiera (1. poeti italiani della line del secolo XY che, applicando le tendenze classiche di questa età ad un'opera il cui soggetto e la cui forma non erano tolte agli antichi, e in cui l'ispirazione e l'azione intima procedevano liberamente, iniziarono la sene delle epopee romanzesche della Rinascenza. Il Conte di Scandiano prese a materia de'suol canti una leggenda cavalleresca con forme, situazioni e caratter. dati, e vi aggiunse la tendenza del secolo a imitare l'antichità. Questa tendenza si realizzò, recando la perfezione della forma ed eccitando la rappresentazione della personalità umana. Tutto ciò che nell'antica leggenda contenevasi di favoloso, di gigantesco e di violento. nell mmaginazione del poeta italiano diventa vero, gi'azioso, attraente. Il Ranke ha una singolare-predilezione peri' Orlando Innamorato. Egli vi scorge l'opera di nn pensiero, che se non è spontaneo come quello del Med.o Evo, ha però ancora la sua sorgente nella convinzione e nell'intuizione, e che è quindi notevole per certa sua nobile e cavallesca ispirazione, per l'individualità della sua espressione, per la libertà indipendente di una natura ricca e animata, per certa sua grafia e freschezza di forme (2).
Anche fra noi si considerò V Orlando Innamorato secondo le norme sopraccennate, e specialmente nei libri di Settembrini e di De Sanctis si leggono, a questo proposito, belle pagine piene di sapienza e d'un senso vivo e profondo dell'arte (3). Gli è approfittando dei risultati della critica moderna che noi tenteremo di rendere un conto più esatto che per noi sia possibile dell' Orlando Innamorato.
La scena dell' Orlando Innamorato apresi in forma solenne e cavalleresca. Carlo Magno ha ordinato una giostra e bandito Corte reale. In Parigi sono raccolt . suoi Paladini e molti cavalieri Saraceni venuti di Spagna. Siedono a splendido convito più di ventidae mila persone, e Carlo sopra una sedia d'oro sta alla tavola rotonda, quan-
(1) Liv. premier, Chap. IX.
(2) Die róìnischen Pàpste im 16 und 17 Jahrsmudert. — Zur Geschichte de$ Italie-nischen Poesie. Non avendo ancora presente questa seconda opera, abbiarn riferito le opinioni del Iianke nella forma con cui sono esposte nella Storia del Papato, libro che ci trovavamo aver tra le mani.
(3) Settembrini — Lezioni di leti. ital. Voi. I, pag. 339 e Siegg. — De Sanctis — Stor. della Leti. ital. Voi. I, pag. 387 e segg.