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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   336 IL RISORGIMENTO.
   Nel 1472 il Bojardo sposava Taddea, figlia del conte di Novellara della casa Gonzaga, e in luogo di sonetti e canzoni poneva mano a scrivere un poema cavalleresco intitolato: L' Orlando innamorato (1) Circa lo stesso anno il Pulci scriveva il suo Morgante Maggiore.
   Intanto era morto il Duca Borso e gli era succeduto Ercole I. Il Bojardo ebbe dal nuovo Duca missioni onorevoli e uffici di molta importanza nello Stato. Nel 1473 andò a Napoli per scortare a Ferrara Eleonora, figlia di Ferdinando I d'Aragona, destinata sposa al Duca. Nel 78 gli venne affidato l'ufficio di governatore di Reggio, e nell'81 e 86 quello di governatore di Modena. Finalmente nel 1487 passò nuovamente a governare Reggio, e durò in questa dignità fino alla morte.
   Tutte queste occupazioni non lo distrassero però mai dalle lettere. Gli uffici di gentiluomo di Corte, le missioni, le cure dei pubblici negozi egli alternava coll'e-rudizione e colla poesia. In mezzo alle sue occupazioni il Conte di Scandiano scriveva versi latini, componeva commedie, traduceva dal greco, e veniva leggendo i canti del suo Orlando Innamorato alle donne e ai gentiluomini convenuti nella Corte o in sua casa. Delle poesie latine del Bojardo, poesie che il Tiraboschi chiama molto eleganti, ci rimangono dieci Egloghe e alcuni epigrammi che si leggono nell'edizione del Venturi. Le Egloghe sono scritte ad imitazione di Virgilio, e il Bojardo al pari del grande latino, mette in bocca ai suoi pastori continue allusioni agli avvenimenti contemporanei ed enfatiche lodi ai novelli Augusti, Borso ed Ercole. Gli epigrammi poi rammentano un sanguinoso episodio della storia di Ferrara. Nicolò d'Este, figlio di Lionello, aspirava a succedere allo zio Borso nel dominio estense in luogo di Ercole 1.1 ricordi dei talenti, dell'operosità e della munificenza di Lionello e di Borso avevano creato un partito favorevole alle sue aspirazioni. Questo partito cospirò per metterlo in possesso del Ducato. Il 1.° di settembre 1476 seicento fanti
   10 introdussero in Ferrara, e spargendosi per la città gridando: Vela! Vela! (era l'impresa di Nicolò) chiamarono i cittadini all'armi. Il tentativo fallì. Nicolò cadde nelle mani di Ercole e fu decapitato; altri venticinque suoi compagni finirono sulle forche (2). Gli epigrammi del Bojardo sono rivolti contro l'infortunato Estense che lasciò la vita sul patibolo.
   Mentre così co'suoi versi latini il Conte di Scandiano serviva alla causa politica del Duca Ercole, con altri lavori soddisfaceva a quella vaghezza delle rappresentazioni sceniche e a quell' amore dell' erudizione storica eh' erano vivissimi nel suo signore. E fu diffatti a compiacenza dell'Illustrissimo Principe Signore Ercole Estense Duca di Ferrara che il Bojardo compose in volgare una commedia in cinque atti, classica così nell'argomento come nella struttura, intitolata il Timone (3). L'autore dice d'averla tradotta da Luciano; ma in realtà, essa è più un rifacimento che una traduzione del Dialogo dello scrittor greco. Il quinto atto poi, ò tutta opera del Bojardo. — Anche la traduzione dal greco in volgare delle Istorie di Erodoto
   11 Bojardo la fece a richiesta del Duca, anzi al Duca stesso la dedicò. A questa traduzione bisogna aggiungerne altre, e specialmente quella dal greco dell'amo d'oro di Luciano, stampata per la prima volta nel 1523, e quella dal latino dell 'Asino d'oro d'Apulejo, stampata nel 1516 e 1518 (4).
   Il Bojardo, benché amante delle antiche memorie e tradizioni del suo paese, non compose storie patrie. Ma gli è forse a questo amore che noi dobbiamo la sua opera
   (1) G. Venturi e Panizzi, op. cit.
   {2} Frizzi — Memorie per la St. di Ferrara.
   (3) Il Timone, Commedia del Magnifico Conte Matteo Maria Bojardo Conte di Scandiano, tradotta da un Dialogo di Luciano, a compiacenza dell'Illustrissimo Principe Signore Estense Duca di Ferrara. — Questa Commedia è stata con molta cura pubblicata dal Vanturi e unita all'altre poesie del Bojardo. V. op. cit.
   (1) G. Panizzi, op. cit. — La traduzione della storia d'Erodoto fu stampata per la prima volta nel 1530.