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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   330 IL RISORGIMENTO.
   nauti, e nella storia della Medicina meritossi il titolo di primo restauratore del metodo di pratica ippocratico (1). Anche contro Plinio si levò il Leoniceno, rilevando alcuni errori delia Storia Naturale; e a: ciechi adoratari degli antichi, quali il Poliziano, Ermolao Barbaro il giovane e Pandolfo Collenuccio che lo tacciarono d'irriverenza verso il grande latino, rispose con dignitosa indipendenza, e come l'uomo a cui gli antichi stessi aveano schiuso innanzi un più largo ori szonte : « Plinio fu un grand'uomo, fornito d'iminense cognizioni, ma di ciò che scrisse nella sua Storia Naturale non potè sempre avere una perfetta conoscenza (2). »
   Ma il Leoniceno si tenne dentro la sfera degli studi delia Medicina e della Fisica. Intanto Lodovico Carbone, Battista Guarini e Luca Ripa, scolari e successori del Veronese nell'insegnamento delle lettere all'Università di Ferrara, sviluppando le tendenze del loro maestro, non vedevano negli scrittori greci e latini altro che modelli di perfezione di forma a cui bisognava accostarsi. E ad imitazione degli antichi e di nient' altro preoccupati che della forma esteriore scrissero essi e addestrarono nello scriver versi latini un numero cosi grande di alunni che, all'epoca della nostra storia, Bartolomeo Paganelli Frignarli, poeta modenese, diceva ad una sua elegia latina, se mai dovesse capitare a Ferrara:
   Providus Me caveas, nam tot Ferrarla vaies, Quot ranas tellus ferrariensis habet (3).
   Tra i verseggiatori latini con sì mal garbo trattati dal poeta modenese ve ne erano poro alcuni ammirati per la facilità e la grafia con cu; maneggiavano il latino. Tal era, per cominciar dal più vecchio, Tito Vespasiano Strozzi, nato nella pi ima metà del secolo XV (4) da Giovanni figlio di Carlo Strozzi, un esule fiorentino ricoveratosi in Ferrara prendendo servizio alla corte del marchese Nicolò III. Educato agli studi classici nella scuola del Guarino e nelle arti politiche nella Corte Estense, Tito Si rozzi fu poeta ed uomo di Stato. Visse caro al marchese Lionello, più caro ancora al duca Borso ch'egli celebrò poi in un poema latino rimasto incompiuto e intitolato la Dorsiade. Durante il dominio di Ercole I governò in nome del suo principe varie parti dello Stato di Ferrara, e nel 1484, quando Innocenzo Vili sali il trono pontificio, andò ambasciatore a Roma, dove pronunziò un'orazione latina lodatissima. Ercole I lo chiamò anche a Capo o Giudice dei Dodici Savj, dignità che ingerendo*: in tutti gì i affari dello Statò non dipendeva che dal Duca. Fu nell'esercizi j di questa dignità che lo Strozzi si tirò addosso l'odio d'un popolo languente fra mille guai e oppresso da ogni maniera di balzelli. Correvano tempi diffìcili. Le guerre avevano esausto l'erario del Duca; le rotture degli argini di Po, la pestilenza, la carestia travagliavano le popolazioni del Ducato. Tito Strozzi godeva di molta riputazione anche fra il popolo, e però quando questi lo vide chiamato a Capo dei Savj sperò veder migliorate le proprie condizioni. Ma le sue speranze furono deluse. Il Duca impose nuovi e più gravosi tributi, facendoli esigere con rigore e in breve tempo. Il popolo mormorò e fece segno del suo risentimento il principe insieme col suo ministro. Il Diario Ferrarese nota che Messer Tito Strozzi era peggio voluto del Diavolo (5).
   (1) Dictata tua, Nicolae, quibus Avicinnae refellis inscitiam, docesque medicos ju-niores quanta in caligine rerum versentur.... etc. Politianus, Epistol, lib. II. — Sprengel, Ilist. de la Medicine, citato da H. Hallum, Introduciìon to the Liierature of Europe, Voi. I, part. I, Chap. IX.
   (2j Ego vero etsi non inficiar Plinium omnium doctrinarum studia coccoluisse, multa tamen, de quibus in suis Naturalis Historiae libris conscrìpsit, non satis illi comporta atque explorata fuisse crediderim. — Lettera del Leoniceno in Politiani, Epist. lib. II.
   (3) Tiraboschi, Stor. della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2.a
   (4) Prima del 1427, secondo il Barotti, op. cit.
   (5) Lo Strozzi tentò giustificare la sua condotta pubblica. Vedi nelle sue Poesie latine il Sermone ad Bonar Pistophilum, Ediz. aldina, 1513.