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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   IL RISORGIMENTO.
   Borso prese a suo carico le spese dell'Università, introdusse la stampa in Ferrara e spese ingenti somme nel raccoglier codici ed avanzi di antichità. Le istorie e cronache ferraresi son piene di descrizioni delle magnifiche feste da lui date quando l'imperator Federigo III gli concedette nel 1462 il titolo di Duca e quando il Pontefice Pio II pass* » da Ferrara nell' andare e nel tornare dal Concilio di Mantova. Borso mori nel 1471 e gli successe Ercole I. Cessate le lotte e le carnificine della successione (Niccolò figlio di Leonello contrastò fieramente la successione ad Ercole), cessata la guerra colla repubblica di Venezia, le feste e gli spettacoli della Corte Estense ricominciarono più liet) e frequenti che mai.
   Ercole I aveva ereditato dai duca Borso la smania delle feste e del lusso. Occuperemmo molte pagine se volessimo ricordare soltanto tutte le splendide feste che Ferrara vide durante il suo dominio (1471-1505) (1). Non c'era celebrazione di nozze o venuta di principe che non offrisse per più giorni occasione di spettacoli E quando le nozze o le venute di principi mancavano, non mancavano per questo le gioie rumorose e sfarzose: il Duca e la sua Corte inventavano sempre nuovi divertimenti. Tra questi, uno che -ìusci più gradito degli altri, pare fosse quello che si chiamava dell 'andare alla, ventura, e di cu non si trova fatta menzione prima dell'anno 1473 Consisteva, dice il Frizzi, nell'adunanza di molti giovani di Corte e d'ogni ceto ono rato di cittadini, la quale, col Duca alla testa, accompagnato da pifferi, trombette, ed altri istromenti da fiato usati allora più comunemente d'ogni altro fin nelle danze più nobili, e seguitata da muli e carrette, fra torchi accesi, festeggiando e cantando all'improvv^o. girava per la città a piedi o a cavallo nelle due notti l'uria preredente l'altra susseguente al dì dell'Epifania, e di porta in porta delle comode persone veruva accattando la ventura, cioè una prodigiosa ed eletta quantità di polli, fagiani, pernici, torte, frutta, vini e fin vitelli e buoi. Tutto si offeriva di buon cuore, • e tutto consumava po dalla festevole compagnia, o sì regalava vicendevolmente ad amici, o si dava ai poveri (2).
   Benché educato più alle g'ostre e ai tornei che agli studi e privo d'ogni coltura di lettere (3), il Duca Ercole I amava tuttavia te lettere e le arti e proteggeva ogni maniera di studi e di studiosi. Già fin da quando trovava si in Napoli alla Corte dì re Alfonso, egli aveva letto molte storie di antichi scrittori, voltate per lui in italiano dai dotti di quella corte. Tornato a Ferrara, sia per ordine suo sia per compiacergli furono tradotte in .talia.no molte opere greche e latine. Matteo Bòjardo tradusse Erodoto, Apulejo e la Ciropedia di Senofonte ; Battista Panett. voltò dal greco le Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio ; Niccolò Leoniceno a contemplazione del Duca Ercole tradusse le Storie di Procopio; altri dotti tradussero le Storie di Dione e di Diodoro (4). Rivolse anche le sue cure all'Università di Ferrara, la quale ebbe, durante il dominio di lui, uno dai periodi più illustri di sua vita, V'insegnava filosofia quel Rodolfo Agricola da Groningen che tanto promosse gli studi classici in Germania. e che il Vives per dignità ed eleganza di dizione pone tra Angelo Poliziano ed Ermolao Barbaro, e per tacere di moltissimi altri uomini famosi per dottrina, v'insegnava astronomia quel Domenico Maria Novara che fu, dal 1484 al 1514, maestro del grande Copernico (5). A questi dotti il Duca accordava favor ed onorificenze d'ogni maniera. Talora anche assisteva, insieme colla sua Corte, alle loro dispute, come accadde poco dopo il 1490 in un torneo accademico dove Tommaso
   (1) V. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, voi, 4, cap. Ili c il Diario Ferrarese, nel Rer. ital. Script, tom XXIV.
   (2) Loc. cit.
   (3) Giannandrea Barotti, Memorie istoriche di letterati ferraresi. Ferrara, 1792.
   (4) Barotti, loc. cit.
   (5) 11 Novara nacque in Ferrara nel 1164 e morì in Bologna nel 1514. Fu astronomo & filosofo e insegnò, oltre che in Ferrara, in Bologna, in Perugia ed in Roma- V. Borsetti» Uirt. Gymn. Ferr. Pars. II. lib I.