CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. 323
una gracilità vezzosa con una sodezza robusta e piena : tale che da una parte ogni suo membro pare posto ad amenità, e dall'altra parte comprendo che ogni cosa qui è fatta a perpetuità. Qui senti in queste voci al sacrificio e in questi, quali gli antichi chiamavano misteri, una soavità maravigliosa. Ei possono in me questi canti ed inni della cluesa quello a che fine ci dicono che furono trovati: troppo m'aquie-tano da ogiu. altra perturbazione d' animo e commuovonmi a certa non so quale io la chiami lentezza d'animo pieno di riverenza verso d Dio. E qual cuore si bravo si trova che non mansueti sè stesso, quando ei senti su bello ascendere e poi discendere quelle intere e vere voci con tanta tenerezza e fiessitudine? Affermovi questo che mai sento in quei misteri e cerimonie funerali invocare da Dio aiuto alle nostre miserie umane, che io non lacrimi; « Praecipuam et singularem voluptatem capiebat. dice l'Alberti parlando di sè medesimo, spedanti,is rebus, in quibus aliquod esset specimen fornice ac decus. Senes praeditos dignità,te aspectus et integros atque valentes iterum, atque iterum demirabaJur, delitiasque natura? sese venerari praedicabat. Quicquid ingenio esset hominum cum quadam effectum elega,ntia, id prope divinum dicebat. Gemmis, fla.ribus, ac locis praeserfim amoenis visendis, nonnumquam ex (egritudine in bonam valetudinem rediit.
L'arte dava così la sua più elevata e compiuta espressione all'ideale di Leon Battista Alberti. La bellezza sollevava l'anima e la mente al di sopra della volgarità della vita e delle vicende della fortuna e le faceva spaziare per quel cielo dell'ideale a cui esse s'erano alzate sull'ali della filosofia platonica: in una epoca d'indifferenza religiosa il sentimento dell'arte teneva luogo di religione.
È questa vita piena di sentimento della realtà e della natura e che riceve il suo compimento dalla bellezza e dalla grazia quella che vien ritratta nelle opere di Leon Battista Alberti e segnatamente nelle sue prose volgari. In quest'ultime son rese quelle tendenze positive dello spirito dei contemporanei del Magnifico, a cui altrove accennammo, e v son rese con quella perspicuità, con quel decoro, con quella grazia ch'eran le doti proprie di quelle medesime tendenze. Tu vedi questa serena e placida e bella persona di Alberti, inspirata da un senso profondo della realtà, sedere tra'suoi figliuoli porgendo loro avvisi di temperanza, di economia e di accorgimento, all'uomo esperto unendo l'artista, nulla dimenticando di quanto può render quieta e onorata la vita, nulla tralasciando di quanto può farla ornata e graziosa. Certamente sentesi nei dialoghi dell'Alberti l'influenza dell'idealismo platonico dominante in Firenze, ma questo idealismo vien così temperato dal senno pratico dell' uomo e dal culto dell'artista per le forme terse e compiute, che più nulla ha in sè di astratto e di trascendente ; esso è, se ci è permesso di dir cosi, penetrato nella realtà, si è fuso con essa, ed in essa agisce come idealizzatrice di questa medesima realtà. Perciò più che il filosofo che disputa e ragiona, incontriamo l'artista che rappresenta e descrive. E quanta verità, quanta vivacità e delicatezza in quelle rappresentazioni e descrizioni! da quanta idealità sono esse animate! Tutti ricordano nel Governo della famiglia quella villa descritta da Agnolo dove godonvisi que' dì ariosi, chiari ed aperti, e vedute leggiadre e giocondi spettacoli ragguardando què'colletti fronzuti, que'piani vezzosi, quelle fonti e que' rivi che saltellando si nascondono fra le chiome dell'erbe. A tutti è nota, nel libro anzidetto, quella scena domestica fra Agnolo e la moglie, quando costei la festa di S. Giovanni, si presenta al marito col viso tutto tinto e impomiciato. « Tristo a me! esclama Agnolo dolcemente rampognando e carezzando la moglie, e ove t'imbrattasti cosi il viso? forse t'abbattesti a qualche padella in cucina? laveraiti, che quest'altre non ti dileggino. Ella m'intese e la-griinò. Io le die' luogo ch'ella si lavasse le lagrime e il liscio ». Lungo sarebbe citar brani dove l'Alberti dipinge la realtà della vita e della natura che gli sta innanzi in forme sempre -vivaci ed evidenti e talora piene d'idealità e di grazia. Queste sue doti d'artista appariscono bastantemente anche dai brani che abbiamo quà e là recati nel corso del presente nostro racconto. Noi non sappiamo come meglio por fine a questi cenni intorno alle prose volgari di Leon Battista Alberti che riferendo m proposito le osservazioni ed i giudizi del De Sanctis, l'illustre critico
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