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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   322 IL RISORGIMENTO.
   studi e alle sue domestiche faccende, penetra in tutte le opere morali dell' Alberti e nel Teogenio è ritratto nell^ vita quieta e felice di Genipatro. « Iruovomi ancora per la età riverito, pregiato, riputato; consigliatisi meco; odorimi come padre ; ricordanmi, lodanmi in suoi ragionamenti; approvano, seguono miei ammonimenti, e se cosa mi manca, vedomi presso al porto ov' :o riposi ogni stanchezza della vita, se ella forse a me fosse, qua! certo ella non è, grave. Nulla trovo per ancora in vjta che mi dispiaccia, e questo mi conosco oggi di più felice che mai, poi che in niuna cosa a me stesso dispiaccio. Godo teste qu. ragionando con vo. ; godo solo leggendo questi libri, godo pensando e commentando queste e mir ili cose, qual'io vi ragiono, e ricordandomi la mia ben trascorsa -vita e investigando fra me cose sottili e rare sono felice. E parmi abitare fra gì' Iddìi, quando io investigo e ri-truovo il sito e forze in noi de'cieli e suoi pianeti Somma certo felicità viversi senza cura alcuna di queste cose caduche e fragili della fortuna, con l'animo libero da tanta contagione del corpo, c, fuggito lo strepito e fastidio della plebe in solitudine, parlarvi con la natura maestra di tante maraviglie, seco disputando della cagione, ragione, modo e ordine di sue perfettissime e ottime opere, riconoscendo e lodando il padre o procreatore di tanti beni ». « Parti udire Cicerone, osserva il De Sanctis dopo aver riportato questo brano dei Teogenio, a discorrere della vecchiezza e dell'amicizia, e delle lettere e dell'uomo felice; sent; in questo Teogenio quella superiorità dell'intelligenza sulla fcrza, e della coltura sulla barbarie e la rozzezza plebea, quella beatitudine dell'uomo p nirato nello studio, nella famiglia, ne'campi, quell'ardore deile scoperte, quel culto dell'arte, che è la fisonomia del secolo » (lì.
   La bellezza è il compimento e la perfezione dell'ideale della vita quale lo concepiva l'Alberti. Ma che cosa è la bellezza? Essa forse s'intende più apertamente con l'anima di quello che si possa spiegare con la parola. Tuttavia puossi dire che ]a bellezza è un'armonia di tutte le parti accomodate insieme con proporzione e discorso, in quelle cose m cui si tro-vano; di guisa che non vi si possa aggiungere o diminuire o mutare cosa alcuna che non vi stesse peggio. Questa è certo corsa grande e d'vina e per darle perfezione si consumano tutte le forze dell'arti e dell'ingegno (2). — Quest'armonia splende nell'aspetto decoroso del sai-o e rivela l'equilibrio interiore dell'ar *mo suo e la serenità della sua mente; quest'armonia splende nella natura ed è quella che ci fa ch'amar divine l'opere della creazione; di quest'armonia dobbiamo noi improntare ogni cosa, poiché l'utilità e la comodità non bastano. « Quanto gli ant'chi curassero la bellezza lo dimostrano tutte le cose pubbliche e fin le leggi, la milìzia e le cose sacre. Tolti gii apparati e la pompa pareva ad essi che le cose sarebbero rimaste alcunché di sciocco e di scimunito E vi è certo grandi ragioni per adornare le cose. La meraviglia delle opere divine è svegliata in noi più dalla bellezza loro che dalla utilità che noi sappiamo ritrarne. La stessa natura corre dietro alla bellezza: vedete quel ch'ella fa nel dipingere i fiori. Se così è di tutte cose del mondo, l'edilìzio non può stare 111 modo alcuno senza bellezza. L'aver soddisfatto alla necessità, l'aver avuto rispetto alla comodità ncn sono cose graziose dove ti offenda la bruttezza dell'opera. La bellezza reca aiuto alla comodità ed all'eternità dell'edificio. È più comodo abitare in edificio ben fatto ed adorno che raccogliersi entro brutte muragl.e. La bellezza sola difenderà l'edilizio dalle ingiurie degli uomini; essa ;mpetrerà grazia dagli uomini ingiuriosi. 'Vuoisi adunque porre ni questo ogni cura, ogni diligenza ed ogni dispendio » (3).
   La bellezza, sia eh'ella apparisca negli edifici, sia ch'ella splenda nelle opere della natura, sia, infine, ch'ella si offra nell'uomo come espressione della sua interiore tranquillità, sveglia nell' animo le più delicate e care impressioni. « Questo tempio, dice l'Alberti descrivendo nella Tranquillità dell'animo il duomo di Firenze, ha in sè tanta grazia e maestà, e mi diletta ch'io veggo in questo tempio g'unta
   (1) Stor. della Leti. ital. voi. T. pag. 402.
   (2) Architettura, lib. VI, cap. 2.
   (3) Architettura, VI, 2.