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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO BELLA LINGUA, ECC. 321
   alto grado di siffatto sviluppo e perfezionamento. —«.Era questo l'indirizzo dell'intelletto moderno, indirizzo che riceveva la sua prima attuazione nel Risorgimento italiano. I caratteri speciali ch'esso ci offre nel suo primo manifestarsi, son dovuli all'azione dell'ambiente in mezzo a cui si formava, o per dir biù chiaro, alle condizioni propr e dello spinto italiano nel secolo XV.
   Noi non ripeteremo qui quanto abbiamo già detto altrove circa queste condizioni. — Alieni dalla vita politica e dalle lotte religiose, dati più che ad ogni altra cosa alla cultura delle scienze, delle lettere e delle arti, gli umanisti del secolo XV s'eran formati l'ideale d'una vita da passarsi lontana da ogni strepito e fastidio, in amene solitudini campestri, coli'animo lieto e tranquillo, interrogando le opere dei grandi trapassai ì, contemplando e studiando quelle della natura, ragionando cogli amici di cose rare e sottili o siedendo in mezzo alla famiglia a dettar precetti sul viver domestico e sociale. Tutta la sua forza l'uomo la doveva derivare dall'intelligenza, i suoi maggiori sforzi dovevano essere rivolti all'ampliamento della cultura. Si voleva vincere la barbarie e rozzezza plebea, provvedere che ogni cosa s'ornasse di forme leggiadre, trasfonder queirtalito di urbanità e di decoro, che spirava dalle pagine dei classici, nell'educazione della famiglia e nel viver sociale.
   Si è con questi caratteri speciali che l'indirizzo preso dal Risorgimento italiano apparisce nelle opere dell'Alberti. — Nei tre libri sulla Tranquillità dell' animo, scritti in forma di dialogo tra lo stesso Leon Battista Alberti, Nicola Vieri dei Medici e Agnolo Pandolfini, l'Alberti insegna come si possa lietamente vivere, come li possa guarire dalle piaghe cagionateci dall'altrui odio e dispetto, e come l'uomo si liberi dagii strazi acuti del dolore che gli corrodono la vita.
   Per vivere lietamente, insegna l'Alberti, l'uomo deve tener lontano da sè le passioni e le turbazioni dello spirito. Questo si ottiene, non già collo spregiare la vita terrena e le cose di quaggiù, il che sarebbe sciocchezza e pazzia, ma col serbar modo e regola in tutte le cose. Dall'osservar questa norma nasce nell'animo quella tranquillità, quella pace, che si dice felicità e che apparisce anche al di fuori nelle forme composte e decorose della persona. La pace interiore, ideale dell'Alberti, è ben lungi dall'essere quella a cui speravano di giungere gli asceti e i ce-nobit' del Medio Evo col liberarsi violentemente dal mondo e dalla carne; essa è, invece, una dolce e quieta voluttà di vivere, risultato di un'attività esercitatasi con saggia misura nel mondo e nella vita. Perciò vedi l'Alberti guardar con amore a tutte le cose di quaggiù e dettar precetti sul modo di usarne onde render bella e lieta la vita terrena. La masserizia del corpo, dic'egli, è buona e grande, simile a quella dell'animo. Il corpo io lo adopero in cose utili, oneste, lodate, accette; cerco conservano quanto più posso lungo tempo sano, robusto e bello; e lo tengo netto, pulito, civile; e cerco adoperar cosi i piè, le mani, la lingua e ogni altro membio, come la intelligenza, in ogni cosa e opera onorevole e famosa in accrescimento della patria, della famiglia, di me medesimo. La sanità dell'uom vecchio fa testimonianza della continenza avuta in giovinezza; l'esercizio temperato e piacevole è utile alla salu+e, conserva la vita, accende il caldo e il vigor naturale, schiuma le soperchie e cattive materie, fortifica ogni virtù del corpo e dei nervi; inoltre la dieta, la temperanza e il guardarsi dalle cose nocive, conservano la sanità, la fortezza, il buon colore e la freschezza del viso (1). Al par di quella del corpo e dell'anima è buona e grande la masserizia del tempo e di quante cose concede fortuna, tra cui hannosi mass marciente care la famiglia, la roba, lo stato, l'onore, le amicizie, i parentadi. Lieta e felice rende la vita il perfezionare il proprio intelletto collo studio e il vivere lontano dai pubblici negozi in una gioconda solitudine campestre, consacrato alla famiglia e alla contemplazione dell'immensa varietà di oggetti cui la natura fisica e il mondo morale presentano. — Questo ideale dell'uom cuito che 'Vive quieto e felice nella solitudine campestre tutto consacrato a'suoi
   (1) Governo della famiglia. Inverni7.7,ì. Il Bisorgimento,
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