320 IL RISORGIMENTO.
poeta e letterato, e lasciò nell'Egloghe e nel''Elegie versi non indegni d' essere rW cordati, e nel Momo, neglimercmali e negli Apologhi prose vivaci e piacevoli. Aveva, Analmente, partecipato al moto della filosofìa platonica, e ne* dialoghi la Tranquillità dell'animo e la Famiglia (\), nel Teogenio o della vita civile e rusticana, nell' epistola suil'^lwior^ e in altre molte operette, trattando di morale e di economia domestica, lasciò le impronte della sua bella e roca individualità, individua tà che i contemporanei suoi non mancarono di ammirare e Si celebrare. « Uomo di ma-raviglioso ingegno, lo chiama il Poliziano in una lettera a Lorenzo dei Medici, a cui non furono ignote le lettere d'ogni maniera e le più astruse e recondite dottrine, e che conobbe ogni cosa, e appena pochi ne conoscono una ». « Dove lascio Leon Battista Alberti, dice il Landino, e in qual generazione tìi dott: lo pongo % dirai tra'fisici: certo affermo esser egli nato a scrutare i mister di natura: quale specie di matematica gli fu ignota ? lui geometra, lui astronomo, lui musico, e nella prospettiva maraviglioso più che uom da molti secoli ; le quai dottrine tutte quanto in lui risplendessino, manifesto lo dimostrano i libri di Architettura da lui div: lamente scritti, i quali sono riferti d'ogni dottrina e illustrati di somma eleganza; nè solamente scrisse, ma di prop* a mano fece, e restanci sue commendai.s::ime opere di pennello, di scalpello, di bulino, di getto » (2). Gli è sulle opere di quest'uomo maraviglioso che noi vogliamo trattenerci per alcun poco a studiare i progressi della cultura e della prosa volgare in Firenze.
« Battista, scrive il De Sanctis, ha già tutta la fisonomia dell'uomo nuo^o, come si andava elaborando in Italia. La se mza, svestite le sue forme convenzionali, è in lui amabile e familiare. Lascia le discussioni teologiche e ontolog'ihe. Materia delle sue nvestigaz'oni è la morale e la fisica con tutte le sue attinenza cioè l'uomo e la natura, così com' è, secondo l'esperienza, il nuovo regno della S( enza. È un artista, perchè non solo studia e comprende, ma contempla, vagheggia, ama la natura e l'uomo » (3). — Le opere dell'Alberti rimangono, infatti, testimonio di una cultura le cui tendenze, già da molti anni, ubbidivano all'homo sum, et nicliil humani a me alienurn puto dell'antico poeta latino. Persuaso che la vita terrena è buona, lo spirito italiano 1' avea riconsacrata in tutte le sue aspirazioni, in nome di quel cristianesimo stesso, che nel suo primo apparire 1' aveva colpita di tanto spregio. La letteratura dei popoli classici dell'antichità, letteratura a cui era r.masto alieno il concetto ascetico del dispregio della vita terrena, e che anzi appariva come la più bella realizzazione d'un ideale tutto umano e terreno, aveva non poco influito a preparare e a svolgere questo modo nuovo di sentire e di pensare. Nell'uomo colto del secolo XV era già vivo assai ed energico il sent;-mento che la personalità umana deve nella vita svolgere tutte le sue forze e perfezionarsi. Per lui avevano quindi riacquistato il loro valore la natura sensibile, la società civile, la sc;enza, l'arte, l'industria, le mercature, tutte, in una parola, le condizioni dello sviluppo e perfezionamento umano. La vita umana, così luppata e perfezionata sotto il suo duplice aspetto fisico e morale, non pareva più cosa nè grave nè dispiacente. CI amavasì, anzi, fé' ce queil'uomo che avesse toccato ad un
(1) È il terzo libro di questo trattato la Famiglia dell'Alberti, che venne per tre secoli attribuita ad Agnolo Pandollìni. Noi non diremo delle ricerche che misero in chiaro l'errore. Queste ricerche sono dovute ad Anicio Bonucci, il quale negli anni 1844, 45 e 64 raccolse e pubblicò in tre volumi, stampati in Firenze, le opere volgari di Leon Battista Alberti, facendole precedere da un elogio storico. Il risultato degli studi fatti in proposito fu questo, che il Governo della Famiglia, supposto finora essere opera di Agnolo Pan-dolfini, è una riduzione del terzo libro della Famiglia di L. B. Alberti,riduzione fatta dall'Alberti stesso, ad istanza de' suoi amici, e specialmente del Pandollìni suo amicissimo, /sostituendo nel dialogo i Pandolfini agli Alberti.
(2) Commentario a Dante.
(3) Storia della- Lett. ital. Voi. 1,