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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   IL RISOiìGIMENTO.
   dialogo (1). Ma quando si considerano le migliori produzioni dello spirito dell'epoca di Lorenzo il Magnifico, si vede che codesto spiritualismo platonico, passando nella letteratura volgare, perde la misticità e astrattezza cne gli avea dato il Ficino, e diventa plac da contemplazi 3ne della natura, sentimento della bellezza, culto della forma.
   Tutti questi caratteri noi li abbiamo trovati nella poesia volgare fiorentina: volgiamoci adesso alla prosa,
   « Non è a negarsi, dice 1 Feniani-Giudici parlando della prosa volgare dell'epoca che attualmente c occupa, che il quattrocento non ha nulla da paragonare alla beltà schietta, diritta ed espressiva de prosatori del trecento. Nondimeno, esclusi in generale gli scritt? italiani dei latinisti, i quali, innanzi che accrescerla o renderla più limpida, turbarono la ngenua e pura onda del materno parlare con l'intrusione di latinismi crudissimi, la italica prosa, declinante il secolo, cominciava a mostrare, in tanta deplorabile penuria, qualche saggio degno di nota » (2). Ciò accadeva, prima che in ogni altra parte d'Italia, in Firenze dove l'invadente latinismo non aveva mai potuto distogliere del tutto i dotti dall'uso del volgare nè alterarne sostanzialmente le forme create dal popolo e fissate dagli servitori del trecento (3). Tra i migliori prosatori di quest'epoca, oltre Lorenzo dei Medici, ci sono due uomini dei quali ci occorse già di far menzione, e vog!.am dire Matteo Palmieri e Leon Battista Alberti.
   Matteo Palmieri (4), uomo, dice Vespasiano da Bisticci, posato e grave e di savissimo consiglio, giunto mediante lo studio delle lettere latine ad occupare le più alte cariche della repubblica fiorentina e vissuto sempre in mezzo ag. affari di Stato, scrisse in latino cronache e stoi :e lodatissime a'tempi suoi ed ;i volgare un poema in terza rima, intitolato CWà di Vita, che gli valse dal I.cino il titolo di poeta teologico (5), ma che i teologi riprovarono per le opinioni contrarie all'ortodossia cattolica in esso contenute (6). Quest'opere giacciono, però, per la maggior parte, dimenticate nelle biblioteche e il nome del Palmieri è più noto nella storia della
   (1) Storia della Lett. ital. Lez. X.
   (2) Lett. ital. Lez. X.
   (3) V. più sopra Cap. IV. § 3. pag. 249.
   (4) Matteo Palmieri nacque in Firenze 'nel 1405, da parenti di mediocre condizione. Leonardo Dati, nella Prefazione alla Città di Vita del Palmieri dice che questi ebbe a maestri Ambrogio Traversari, Carlo Aretino e l'Argiropulo. Nel 1439 intervenne al concilio di Firenze; fu Gonfaloniere di giustizia e più volte ambasciatore dei fiorentini presso re, papi e repubbliche. (Vedi la prefazione del Dati alla Citta di Vita pubblicata dal Ban-dini nel Catalogus cod. ital. Libi. Medie, ecc,. pag. 74). — Vespasiano da Bisticci ( Vite degli uomini illustri del secolo XV), lasciò ssritto del Palmieri quanto segue: Mediante
   10 studio delle lettere latine, acquistò lo stato nella sua città, nella quale ebDe tutte le degnità che si possono dare a un cittadino e nella città e fuori della città, in tutte le legazioni, E tutte queste degnità l'ebbe sanza avere principio ignuno della sua casa, perchè
   11 principio glielo dette egli. Venne nella sua repubblica in grandissima riputazione, per essere uomo posato e grave e di savissimo consiglio; di natura cho era giadic'o non de minimi che governavano, Matteo esser di quelli che consigliava la sua repubblica con grande maturità... fi non era questo solo giudicio di questi del governo, ma d'ambasciatori, d re, li quali ebbono a praticare seco, lo lodavano assai ne'suoi consigli... Fu assai onorato per la sua fama delle lettere, e dell'essere stimato uomo savio ... Oltre all'altre sue parti, l'aiutò assai la sua presenza, eh' era grande e di bellissimo aspetto, e molto dovane d;-ventò tutto canuto.... — Il Palmieri mori nel 1475.
   (5) Epist. Lib. 1, Veai: Tiraboscùi. Storia della Lett. ital. Tom VI, p. II.
   (6) Un codice del poema la Città di Vita, si conserva nella b;blioteca Laurenziana di Firenze. Il Bandini nel Catalogus codicum italicorum Biblioteca Medicee Laurentiance Gaddianca et sanctcb Crucis, Fiorente, 1718, pag. 74, diede ragguagli di questo poema,