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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
   suo scopo. L'una direzione era destinata a continuare e a predominare in un avvenire non lontano; l'altra doveva tra poco cessare di governar lo studio delle scienze naturali.
   Morto Lorenzo dei Medici, Bernardo Rucellai portò i membri dell' Accademia platonica a disputare negli orti di sua casa: i llgli di lui Pietro, Cosimo, Palla, Giovanni ne imitarono l'esempio, e ben presto si videro gli Orti Oricellari fiorire al pari della vecchia Accademia di Cosimo de'Medici. Ma negli Orti Oricellari le disputazioni platoniche cessarono. Alle questioni sulle terze essenze e sull' anima del mondo ne tennero dietro altre sull'arte, sUj classici e specialmente sulla lingua volgare (1). L' epoca delle grandi costruzioni metafisiche si chiuse in F irenze col chiudersi dell'Accademia platonica.
   Non vogliamo con ciò dire che scomparissero allora e per sempre l'astrologia e le scienze occulte, e che cessasse affatto il modo subbiettivo e fantastico con cu. l'Accademia platonica aveva studiato i fenomen della natura. Le scienze occulte ebbero cultori durante tutto il secolo XVI e anche nel XVII; Marsilio Ficino e Pico della Mirandola ebbero in questi medesimi secoli degli imitatori. Ma intanto lo spirito umano, gittatosi avido nell'esplorazione della natura, senz'altro preoccuparsi che di fatti e di esperienze, passava di scoperta in scoperta. Dopo Colombo, venne Copernico; il sistema Tolemaico, fu distrutto; la terra ed il cielo cangiarono d'aspetto. Linai-mente apparve Galileo, e le scienze naturali furono rinnovate.
   D'altra parte, a* tempi stess1 di Lorenzo dei Medici, quando noi abbandoniamo il gruppo di filosofi che componevano l'Accademia platonica, troviamo che il loro modo d considerare la natura, per quanto elevato potesse sembrare, non si conformava colle tendenze del resto di una cultura, la quale, in luogo di teologia e di metafisiche astrazioni, cercava i fatti e le esperienze. Intorno all'Accademia del Ficino s'agitava un popolo, che, volte le spalle al Medio Evo, si era francamente e nettamente avviato all'esperienza della vita e della natura. I mercanti, nei libri e nelle tradizioni dell'antichità, non cercavano tesori di arcana sapienza o rivelazioni del mistero dell'universo, ma notizie di nuove regioni, nuove vie che li scorgessero a impadronirsi della terra ed a percorrerla per tutti i versi. I politici e i moralisti vi cercavano esempi e precetti di sapienza civile e di condotta nella pratica della vita individuale e sociale. Molti di quelli stessi che componevano l'Accademia platonica e che partecipavano alle sottili sue disputazioni, usciti di là, cercavano nella natura ben altro che lerze essenze e wvelazioni divine un esempio ne abbiamo in Leon Battista Alberti. L'arte, poi. realizzava le ntime tendenze del secolo, tornando dal culto es^u-sivo dello spirito a quello della natura sensibile e della forma: è questa l'epoca dei pittori detti Naturalisti. Cosa celebrassero i poeti nei loro versi, noi l'abbiam visto nella poesia popolare fiorentina, nei canti di Lorenzo de'Medici, del Poliziano e del Pulci. Quest'ultimo spandeva il suo ironico sorriso d'incredulità anche sulle dottrine dell' Accademia platonica, e chiamava opinioni sciocche quelle stesse speculazioni che davan tanto pensiero al grave e mesto Marsilio Ficino.
   Nella letteratura volgare di quest'epoca si manifestava un moto concorde dello spirito verso la natura e la realtà della vita. Da ogni lato traspariva un senso vivo e schietto delle cose, una tendenza a considerare d mondo e gli uora ni quali sono in sè stessi. Talora anzi codesto senso del reale, come abbiamo soventi avuto occasione di far notare nel corso del seguente capitolo, assumeva forme negative, e diventava incredulità, ironia e persino licenzioso epicureismo. Certo è ch'esso risente l'influenza dello spiritualismo platonico dell'Accademia fiorentina. L'elevatezza e diremo anche la poesia delle speculazioni platoniche avevano disamorato le menti delle acidità della scolastica, avevano loro aperto dinnan^ un più vasto orizzonte, le avevano ^chiamate al culto di un nuo\o ideale. Emiliani-Giudici ha anche osservato che la prevalenza della filosofìa platonica fece si che nella letteratura italiana s'innestasse la forma di scrivere di Platone e de'suoi seguaci, la forma, cioè, di
   (1) V. lìandini, Specimen Hit. fior.