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IL RISOiìGIMENTO.
denza: le parti del corpo umano erano create e composte secondo la disposizione e la situazione del mondo. Ciascun pianeta esercitava un'influenza propria sulla vita organica e spirituale dell'uomo. Saturno, ad esempio, rendeva gli uomini magri, malaticci e malinconici: noi vedemmo J1 Ficino attribuire a questo pianeta la sua abituale malinconia. Marte, invece, irrobustiva gli uomini e chiamava in /igore gli spiriti marziali. Il fuoco era dotato d'un moto nuturale all'insu, perchè era in corrispondenza col cielo. In modo analogo si spiegavano le virtù dei corpi terrestri. Una pietra poteva spiegare una certa passione e suscitarne una cert'altra, perchè l'anima della pietra trovava all'anima umana il suo opposto o la sua corrispondenza. Le ten e essenze, cagioni dei fenomeni della natura, venivano dotate di passion. umane, e si parlava di spiriti frigidi e calidi che si rallegravano o si dolevano, che stavano in calma o montavano in furore. Si vedevano uomini dottissimi tirare i più strani vaticini dai movimenti e dalla congiunzione degli astri, o dissertare gravemente sulle occulte virtù del topazio o dei denti della vipera. Marsilio Ficino, nei libri De Vita, applicava l'influenza degli astri e le proprietà occulte delle cose terrestri all'igiene ed alla terapeutica. Nel 1478 egli mandava al Pontefice un vaticinio intitolato: Deus ubi vult spirat, hi cui diceva che gli astri presagivano, nel prossimo biennio, la 'estrema calamità del genere umano, oppresso dalla guerra, dalla peste e dalla fame; la morte di molti principi, una nuova eresia per opera di un falso profeta e la nav'cella di Pietro pericolante nel Tevere e i barbari devastanti l'Italia (1). La natura pareva piena di simboli misteriosi, di arcani presagi, di occulte .simpatie, e in cil le dottrine dei filosofi s' accordavano spesse volte colle più strane superstizioni del volgo. Lo spirito d' osservazione si manteneva libero e schietto soltanto in quegli uom li che nello studio dei fenomeni della natura non si lasciavano dominare e dirigere dalle dottrine metafisiche dell'Accademia platonica. Tra i savi a cui, come dice l'Astarotte del Pulci bastava veder la sperienza, c'era Leon Battista Alberti. Ingegno maraviglioso che abbracciava tutta la cultura del suo tempo e la dilargava aggiungendovi nuove cognizioni, uomo di molti secoli, come lo chiamava il suo contemporaneo Landino, Leon Battista Alberti, oltre le opere letterarie di cu: terremo parola fra poco, ne scrisse altre in cui trattò di matematica, di fisica, di meccanica, di storia naturale colla sicurezza e lucidità di uno spirito libero da ogni nebulosa dottrina e guidato dal sentimento vivo e schietto della natura e della realtà. I matematici lodano ancora oggidì il suo libro Le piacevolezze matematiche \ i cultori delle scienze naturali ammirano ne'suoi dieci libri ti eXV Architettura un'assiduo e sapiente osservatore' dei fenomeni naturali, che nel dare ammaestramenti sull'arte di fabbricare presenta risultati delle sue osservazioni ed esperienze da fisico e da naturalista. Si fu per queste qualità del suo spirito ch'egli potè positivamente contribuire al progresso della cultura de' tempi suoi e segnatamente della meccanica e della fisica. Sono trovati suoi la camera ottica, attribuita più tardi al napolitano Della Porta; lo stromento per misurare la profondità del mare detto bolide albertiana ; l'equilibrio o livello a pendolo ; l'odometro o misuratore in viaggio delle distanze di quei luoghi a cui non giungono le visuali ; la stadera a bilico modello dell'attuale bilancia a ponte; il velo o la rete da ritrarre detto reticolo dei pittori ; e cenni di più altri incontra chi legge quei libri d'Architettura che gli meritarono il titolo di Yitruvio moderno.
Toccava agli uomini, come Alberti, dissipare il misticismo, allontanare dalla natura le astratte entità e le personificazioni, e coi risultati d'osservazioni positive tradurre nel fatto le vaghe aspirazioni e i present.menti della dilargata cultura del secolo.
Ci è più d' una volta occorso di notare come nel secolo XV fosse vivo in Italia il presentimento di nuove ed inci gnite terre poste all'estremo Odiente, al d> là delle isole delle Spezierie. L'India, pei mercanti e pei dotti, era un paese d'immensa estensione e maraviglioso per popolazione e per ricchezze. Le notizie date da Marco
(l) Epistol. lib. VI. 8, cit. dal Galeotti.