CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
generale d'un legame, che stringe gli uni agli altri tutti gli esseri dell'universo e li compone in un armonico insieme. Ma siccome un tal concetti) era il risultato di poche osservazioni, e di affrettate induzioni, cosi non è a maravigliare se i riscontri stabiliti fra i diversi esseri e fenomeni della natura fossero per la massima parte accidentali e subbiettivi, e se subbiettiva e fantastica in gran parte fosse la puntuale corrispondenza fra il macrocosmo ed .1 microcosmo. Una volta però stabiliti, si comprende di leggieri come potessero acquistar credito i lavori dell'Alchimia, che trasmutava i metalli e cercava la pietra filosofale; come dovesse apparir legittima quella medicina che cercava il rimedio d'un viscere ammalato nella pietra o nell'erba in corrispondenza con questo medesimo viscere; si comprende anche come non dovesse tenersi per illusoria la ricerca di un elixir che allungasse la vita.
L'immaginazione non infrenata da sode esperienze nè da accertate induzioni era lasciata in balia di sè stessa; gli animi, come osserva il Villari (1), per quella universale mancanza che vi era di sicura fede e di sicura scienza, erano inclinati ad accettare le più strane credenze. Gli eruditi, dal canto loro, rinnovellavano tradizioni e misteri Egizi, Greci ed Alessandrini e sbizzarivano, torcendoli a più strani significati; tutti e per ogni verso accreditavano superstizioni antiche e ne creavano di nuove-
Si trovava che i movimenti e le congiunture degli astri puntualmente si riscontravano coi temperamenti, coi caratteri, colle inclinazioni e cogli stati d'animo degli uomini: attendendo, adunque, a quelle che si chiamavano segnature celesti si potea trarre l'oroscopo e indovinare l'avvenire degli uomini nati sotto quei tali congiungimenti di pianeti. Così all'astronomia si mescolavano le speculazioni astrologiche, speculazioni non nuove per verità, ma che riprendevano vigore, venivano accolte favorevolmente da tutte le classi della società ed a cui anche uomini dot-tiss;,nì e gravissimi non ricusavano la loro confidenza. Marsilio Ficino, per testimonianza di Pico della Mirandola (2), se talora rideva cogli amici suoi delle aberrazioni astrologiche, tal'altra, portato dalle inclinazioni della sua mente, si occupava seriamente di astrologia. Il suo libro De vita, coelitus eomparanda è pieno d'erudizione astrologica ; dalle sue lettere si raccoglie che egli accettava sul serio l'oroscopo che lo destinava a rinnovare le cose antiche, e che qualunque segno riguardasse gli amici, tosto ad essi lo partecipava, onde ne traessero argoment' a bene sperare ovvero a provvedere alla loro salute (3). Cristoforo Landino credeva all'astrologia, e noi vedremo che non andò esente del tutto da tale pregiudizio nemmeno Nicolò Macchiavelli.
Non è già che non si sentisse come nell' astrologia si contenessero elementi ripugnanti alle credenze cristiane. Di ciò anzi si preoccupava lo stesso Marsilio Ficino, il quale scriveva al Bembo di voler comporre un libro intorno alla Provvidenza di Dio e alla libertà dell'arbitrio onde confutare gli astrologi che negavano l'una e l'altra; spediva ad Ippolito Gazolti la prefazione d'un altro libro contro i vani giudizi degli astrologi, che tolgono a Dio la provvidenza e l'impero del mondo, agli angioli la giustizia ed agli uomini la libertà e la quiete; e componeva nel 1484 uno scritto per il Duca d'Urbino, inteso a provare che la cristiana religione non è opera delle stelle, nè da queste dipende (4). — Con più unità di disegno e maggiore ampiezza di erudizione, Pico della Mirandola combatteva l'astrologia nei dodici libri stampati dopo la sua morte e intitolati : Disputationum adversus aslrologos. Ma l'astrologia aveva messo troppo profonde radici nel pensiero e nella vita per non trovar subito chi si levasse a difenderla. Infatti al Pico rispose Lucio Bellanzio, matematico e fisico senese, difendendo l'astrologia, provan-
(1) Loc. cit.
(2) Joannìs Pici Mirandolani Concordiae Comitis, Disputationuma dversus Astrologo*, Lib. I.
(3) V. Gaelotti, op. cit. XIII.
(4) Epist., lib. IV, 18, 34; lib. VII, 12, citate dal Galeotti.