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IL RISOiìGIMENTO.
voro assiduo di ricerche, di commenti, di'critiche nuovi tesori si venivano rivelando negli esumati libri dell'antichità; il genio artistico greco-latino riappariva in tutta la sua splendida bellezza, s'impadroniva dello spirito del secolo XV, e trasfondendosi nella poesia vo'gare, la modificava e rinnovava nel modo che vedemmo nelie Stanze %>er la Giostra.
Dal continuo ampliarsi del sapere istorico ricevevano nuovi impulsi ad un radicale i innovamento anche la filosofia ed ogni altra maniera di scienza.
Verso la fine del secolo XIV e sul principio del XV la filosofia scolastica era vicina a dissolversi del tutto e a trasformarsi in virtù stessa di un movimento interiore e spontaneo che aveva governato il suo sviluppo.
Il nominalismo di Guglielmo Ockam aveva attaccato la tradizione fusofica del secolo XIII su tutti i suoi punti principali. Ockam, infatti, con una critica altrettanto ardita quanto acuta e severa, aveva negato gli universali e come specie intelligibili, e come generi e specie reali, e come idee divine; aveva fondato la scienza sull'intuizione della natura e dello spirito, l'aveva circoscritta dentro i limiti di codesta intuizione e portato il dubbio nelle quistioni ontologiche e nella Teodicea. Ora, negare gli universali era negare quel mondo trascendente il pensiero umano in cui s'appuntavano gli sguardi della Scolastica, era sopprimere quell'alpi là nella scienza e nella vita proclamato dalla Chiesa cattolica e sostenuto dalie scuole filosoficlie più ortodosse del Medio Evo : fondare la scienza sull'intuizione della natura e dello spirito valeva lo stesso che circoscriverla nei limiti del reale e dell'umano: portare il dubbio e la critica nell'Ontologia e nella Teodicea era protestare contro >1 dommatismo teologico, rivendicare alla ragione umana i suoi diritti, proclamandone nel fatto la sua libertà e indipendenza. Il rinnovato nominalismo d'Ockam segnava adunque la dissoluzione della filosofia scolastica. « A. leggere le opere di Ockam, dice Jourdain, si crederebbe ch'egli non avesse mai scritto nel Medio Evo, se non vi s'incontrasse quel metodo sillogistico di argomentare tenuto in cosi gran pregio in quell'epoca; in tutto il resto egli si allontana da ogni tradizione, aprendosi nuove vie su cui la logica inflessibile non gli permette di arrestarsi » (1). Ockam, vissuto in sua gioventù a Oxford, passato di poi a Parigi sotto Filippo il Bello e in Germania presso Lodovico il Bavaro, aveva avuto largo campo di diffondere e svolgere le sue dottrine per l'Europa. Lui morto (1347), l'ockanismo veniva pubblicamente :n-regnato nelle scuole di Francia e d'Inghilterra, ed assumeva il carattere di una sfida alle tradizioni filosofiche della cristianità, fatta con idee e passioni lungo tempo frenate ma che finalmente riputavano sè stesse abbastanza forti per entrare in
nacque in Roma, ma da famiglia oriunda Toscana. Fu segretario e protonotario apostolico. 'Disputò col Poliziano intorno a Cicerone , sostenendo doversi ciascuno conformare a quest' unico modello e affermando di sè medesimo ch'egli amava piuttosto di apparir pedissequo e scimmia di Cicerone anziché alunno e figlio di qualunque altro. (V. Epistola del Cortese tra quelle del Poliziano Vili, 17). Ad imitazione del libro Degli Illustri Oratori del suo. autor prediletto, il Cortese scrisse con proprietà ed eleganza ciceroniana un dialogo intitolato: De hominìbus doctis in cui parlò, come abbiam sopra accennato, di tutti gli uomini del suo tempo più illustri per lettere e per sapere. Si hanno ancora di lui un commento alle sentenze di Pietro Lombardo (In IV libros sententiarum P. Lombardi Commentarla. Roma 1503, Parigi 1513, Basilea 1540) e tre libri De cardinalatu in cui trattasi delle doti che richiedonsi in chi è rivestito della dignità cardinalizia, non che dei diritti che spettano a questa medesima dignità. Questo libro fu stampato nel castello di Cortese in Toscana dove l'autore visse fra gli studi e lontano dagli affari gli ultimi anni di sua vita. Il Cortese vien lodato per essere stato tra primi ad abbandonare le barbare forme latine della Scolastica nel trattare materie filosofiche e teologiche. V. Tiraboschi, Stor. delle lett. ital. e Corniani, I secoli della Lett. ital.
(1) La Philosophie de S-t. Thomas d'Aquin> Liv. II., chap. IV.