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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   IL RISOiìGIMENTO.
   Gran Siniscalco dei reame di Napoli, pubblicata anch'essa dal Muratori (Script. Ber. Mal., Voi. XIII, p. 1201). — Bartolomeo Scala (1430-1497), tiglio d'un mugnaio di Val di Sesia, cui gli studi avevano aperto la via delle dignità tanto da giungere ad occupare quella di segretario della Repubblica fiorentina, aveva cominciato a scrivere una Storia di Firenze che doveva comporsi di vena l'bri, ma che non fu da lui condotta che fino al quinto libro, interrotto anche questo dopo la descrizione dell'apparecchio della battaglia tra Carlo I di Napoli e Corradmo di Svevìa. Di questa stona fu fatta per la prima volta un'edizione in Roma nel 16T7; poi, più tardi, un'altra, quando il Burmanno la comprese nella sua raccolta delle storie d'Italia (1). — Bernardo Rucellai, quello stesso poco sopra nominato, lasciò una Storia della guerra di Pisa ed un'altra dell'invasione di Carlo VIII in Italia (De rebus in Italia gestis ab adventu Caroli Vili), che Erasmo da Rotterdam diceva parer scritta da Sallustio o ai tempi di Sallustio (2). — Delle cose accadute dal 1419 al 1456 lasciò Commentarti Neri Capponi (m. 1457), figlio di quel Gino che poc'anni innanzi aveva steso la Relazione del tumulto dei Ciompi (3). — La guerra dei Fiorentini contro Volterra nel 1473 fu narrata da Antonio Ivano da Sarzana, cancelliere della città di Volterra, e puoblicata dal Muratori (Script. Ber. Itat., voi. XXIII, p. 1); della congiura dei Pazzi, seguita nel 1478, scrisse-un Commentario Angelo Poliziano (Conjurationis Pactianoe Com-mentarium, In Polit. Oper.); di quell'altra di Stefano Porcari seguita in Roma nel 1453, scrisse una storia Leon Battista Alberti; e, per finirla, di cose contemporanee scrisse in volgare Pietro Minerbetti negli Annali dal 1385 al 1487, pubblicati in Firenze nella Raccolta: Script. Ber. Ital. Fforent.
   Se dopo questa, forse troppo lunga, enumerazione di storie, di commentari e di cronache ci si chiedesse con quali modi ed intendimenti, all'epoca di Lorenzo dei Medici, si raccogliessero e si narrassero le vicende politiche e civili dei popoli, noi dovremmo rispondere che degli scrittori or or mentovati, alcuni facevano opera puramente da eruditi e da cronisti raccogliendo fatti e registrando!, senz'arte e in un rozzo latino; altri scrivevano con lingua e modi imitati dai classic. e con intendimenti quasi esclusivamente artistici. Dalla spontaneità di Ricordano Malaspini, d Dino Compagni e di Giovanni Villani, che scrivevano la storia nel lor piano volgare fiorentino e collo sguardo costantemente fisso alla pratica della vita civile e politica, noi siamo passati al fare imitato ed accademico, che già abbiamo incontrato nelle storie di Leonardo Bruni e di Poggio Bracciolini, i quali scrivendo nel lor latino classico toglievano la storia di mano al popolo, la portavano nell'accademia, trasformandola in una esercitazione rettorica. Lo spegnersi della 'sita politica, e il predominare del culto dell' arte a spose d'ogni altro culto civile, politico e religioso, si sente non pure nella poesia, ma anche nell'opere storiche che pure stanno colla pratica in più intima relazione. Nelle storie lasciate dai greci e dai romani, e che servivano di modello nello scrivere la storia, si toglieva a considerare quasi esclusivamente l'aspetto artistico, e nell'imitarle si rimaneva contenti alla parte esteriore delle battaglie e delle imprese, disponendole e narrandole con molta eleganza, senza però mai penetrare nell'intimo dei fatti, nè cercar le cagioni e le leggi degli avvenimenti. In generale noi possiamo dire che, all'epoca di Lorenzo dei Medici, nello scrivere la storia, all'erudizione, all'amore e alla perseveranza nel raccogliere notizie politiche e civili di popoli antichi e moderni congiungevasi l'arte di narrarli, imparata nei libri dei classici, ma che per anco non si figgeva lo sguardo a scrutare i fatti per iscoprirvi le leggi più generali che governano lo sviluppo civile e
   (1) Tiraboschi, loc. cit. — Questo Bartolomeo Scala è quello stesso che sostenne aspre contese col Poliziano. Vedi Lettere latine dello Scala comprese tra quelle del Poliziano, lib. XII.
   (2) Apophtegm., I. VIII., citato dal Corniani, I secoli della Lett. ital. ep. IV, art. XII.
   (3) Così la Relazione di Gino come i Commentarli di Neri Capponi si trovano stampato nel Muratori Script. Rer. Ital., Voi. XVIII, p. 1099. La Relazione di Gino fu anche stampata a parte dal Barbèra di Firenze.