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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   298 IL RISOiìGIMENTO.
   vasi nelle storie scritte da greci e da romani, delle indicazioni qua e là sparse nei poeti, nei com'ci, negli oratori, o recate dalle iscrizioni e da altri monumenti. — In Firenze, Bernardo Rucelai (1449-1514), un'illustre erudito che aveva sposato Giovanna de' Medici, sorella di Lorenzo, ch'era stato gonfaloniere di giustizia e ambasciatore dei Fiorentini ai Genovesi ed ai re di Napoli e di Francia, che, infine, dopo la morte del Magnifico, aveva raccolto nei giardini di sua casa l'Accademia platonica, dando cosi origine, come vedremo, ai famosi Orti Oricellari, — Bernardo Rucellai, dico, scriveva un'opera De urbe Roma in cui, al dir di Pietro Crinito (1), non solo egli commentava la descrizione di Roma fatta da Pubblio Vittore, ma descriveva il circuito, la situazione, la grandezza e i più grandi monumenti di quella città, avendo raccolto quasi tutte quelle notizie che a quest'uopo si richiedevano. A questa un'altr'opera egli aggiungeva intitolata De magistratibus romonis, divisa in due libri, nel primo dei quali discorreva delle qualità di cui debb* essere fornito il magistrato, nell'altra narrava dell'oiigine, delle prerogative, delle ispezioni dei magistrati romani tanto permanenti quanto temporanei (2). — Lungo troppo sarebbe il parlare di tutte le illustrazioni di Roma antica che si facevano nell'epoca di cui facciamo parola. Non si divulgava opera originale o commento di qualche importanza che non illustrasse la storia, la mitologia, la letteratura, le usanze o i monumenti dell'antica Roma.
   Nè oramai si raccoglievano notizie soltanto dei popoli antichi. — 0 invitati ad insegnare umane lettere in qualche Corte o Università straniera (l'Italia, per testimonianza degli stessi stranieri (3), era nel secolo XV il centro della cultura europea), o rivestiti di alte dignità ecclesiastiche e civili e mandati ambasciatori o legati pontificii in lontane città d'Europa, i nostri latinisti del quindicesimo secolo raccoglievano con amore le notizie storiche e geografiche dei paesi in cui capitavano, consegnandole a libri latini cui davano la forma di Storia e più spesso di semplici Commentarii. — Tralasciando di parlare dei Greci, venuti in Italia prima e dopo la caduta di Costantinopoli apportatori di notizie copiose intorno al paese da essi abitato e intorno ai Turchi invasori, e delle relazioni degli Italiani che per ragion di commercio, di politica o d'altro avevano frequentato l'Impero bizantino, e limitandoci ai più illustri uomini e libri, noi vedemmo già Enea Silvio Piccolomini, che fu papa Pio II, spedito legato nella Slesia, dove ferveva la lotta religiosa e politica suscitata nella Boemia dagli Hussiti, raccogliere notizie sulle condizioni interne di quella parte d'Europa ancora ignota alle nazioni meridionali ed al mondo letterario, e scrivere il libro De ortu, regione et gestis Bohemorum; poi occuparsi dei Prussiani nell'altro libro De situ et origine Pruthenorum, e di tutta la Germania in un altro libro ancora intitolato: De ritu, situ, moribus et conciatone Germanice. Vedemmo più tardi Filippo Buonaccorsi, chiamato nell'Accademia Romana col nome di Callimaco Esperiente, sottrarsi colla fuga all' ire di papa Paolo II, e, dopo molto errare pel mondo, riparato alla corte di Casimiro IV re di Polonia, scrivere in latino una Storia di Ladislao re dì Polonia e d'Ungheria, ed una Vita d'Attila re
   gistratibus che per lungo tempo furono creduti opera dell'antico grammatico Lucio Fene-stella, e che con tal nome furono pubblicati nel 1477 ad onta che ci fosse la testimonianza di Flavio Biondo essere questi libri del Fiocchi. Lucio Gregorio Giraldi (De Poet. Eist. Dial. IV), scoperse pel primo 1' errore, ma le edizioni continuarono ad uscire in luce col nome di Fenestella, finché Egidio Wirse pubblicò in Anversa nel 1561 i due libri De Magistratibus col nome del Fiocchi. — V. Tiraboschi Stor. della Lett. ital. Tomo VI, part. II, lib. Ili, cap. I, e Apostolo Zeno, Dissert. Vossian, Tom. I, pag. 166.
   (1) De honesta disciplina, lib. Vili, cap. III, citato dal Corniani, I secoli della Lett. ital., Epoca IV, art. XV.
   (2) Giovanni Ernesto Walcliio, professore in Jena fece stampare quest' opera in Lipsia nel 1752.
   (3) Vedi a questo proposito le lettere di Erasmo da Rotterdam.