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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
   vacuo, frivolo, convenzionale, contenti d' aver riprodotto una bella frase di Virgilio od un bel modo di dire di Cicerone. Intanto, le contro\ersie per le parole e per le frasi, già cosi frequenti tra gli eruditi della prima metà del secolo XV, si moltiplicarono, inasprendosi in guisa da cangiarsi in fiere contese, che tornavano spesso a disdoro di entrambi gli avversari. Il Poliziano stesso, d'animo altero ed invidioso del merito altrui, ebbe a sostenere aspre lotte da filologo e da erudito con Bartolomeo Scala, con Iacopo Sannazzaro, con Nicolò Leoniceno. con Domizio Calderino, con Paolo Cortese e specialmente con Giorgio Merula. Quest'ultimo, che professava lettere greche e latine in Milano, e che era favorito di Lodovico Sforza, quando uscirono in luce i Miscellanei del Poliziano, osò criticarli in faccia a'suoi scolari, minacciando di divulgare le sue critiche. Il Poliziano, venuto di ciò a conoscenza, provocò il Merula a pubblicarle, cominciando così per lettera una conresa aspra soprammodo e a cui posero fine soltanto la volontà di Lodovico Sforza e la morte del Merula (1).
   § 4.
   PROGRESSI DELLA. COLTURA FIORENTINA. ~ LA PROSA VOLGARE IN FIRENZE.
   Intanto il sapere s'ampliava ogni dì più specialmente in Firenze, centro della cultura italiana sul declinare del secolo XV.
   E innanzi tutto s'andavano estendendo le cognizioni storiche intorno alla vita politica e civile dei popoli dell'antichità e anche di alcuni popoli moderni.— Fonti ricchissime di notizie sugli antichi popoli d'oriente e sulla vita greca e romana erano le istorie greche di Erodoto, di Tucidide, di Senofonte, di Polibio, di Diodoro Siculo, di Plutarco, di Arriano, già da alcuni anni voltate in latino dagli eruditi italiani (2): ai tempi del nostro racconto, il Poliziano voltava dal greco in latino anche le storie di Erodiano. Le storie degli scrittori romani erano, poi, già tutte conosciute, emendate, commentate, e in esse avidamente si leggevano le vicende e le istituzioni di quella Roma ch'era l'ideale politico e civile degli italiani del secolo quindicesimo. Dell'eterna città si conoscevano non pure le conquiste esterne e le rivoluzioni intestine, ma anche moltissime particolarità della sua vita politica e civile, de'suoi usi e costumi pubblici e privat. e fin anco delle forme de'suoi edi-fizi, de' suoi monumenti e delle sue vie. Questo lavoro archeologico, a cui avevano già dato opera Flavio Biondo, Annio da Viterbo, Ciriaco d'Ancona ed altri molti della prima metà del secolo XV (3) continuava ancora, giovandosi, di quanto trova-
   imagini nella poesia e l'eloquenza nella prosa; ma trovano spesso a ridire sulla venustà e sulla scelta dei modi. 11 Mencke non trova questi difetti, e non ha che elogi per gli scritti del Poliziano. 11 Villemain (De la Litter. au moyen àge, tom. IV) s'accosta al giudizio del Mencke.
   (1) Di tutte queste contese copioso e precise notizie si attingono dalle Epistole stesse del Poliziano. Quelle che riguardano la lotta col Merula si trovano nel lib. XI, 2-21.
   (2) Erodoto e Tucidide erano stati tradotti dal Valla; la Ciropedia di Senofonte era stata voltata in latino dal Poggio e anche dal Filelfo; Nicolò Perotti aveva tradotto le Storie di Polibio; il Poggio, ora nominato, quplle di Diodoro Siculo. Di Vite di Plutarco ne avevan tradotte molte il Guarino da Verona, Leonardo Bruni e il Filelfo: la Storia di Alessandro Arriano aveva avuto per traduttori Pier Paolo Vergerio il vecchio e Bartolomeo Fazio.
   (3) A questi scrittori d'Archeologia romana vissuti nella prima metà circa del secolo XV, aggiungiamo Andrea Domenico Fiocchi, ' canonico fiorentino, morto nel 1452.11 Fiocchi scrisse intorno alla Magistratura romana due libri intitolati: De Rnmanorvm ma-
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