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IL RISOiìGIMENTO.
Noi sappiamo che già da molti anni un grande cangiamento erasi operato negli ordini del pensiero italiano : un mondo umano, classico nella sua forma e nel suo contenuto, erasi sostituito al mondo ascetico e mistico del Medio Evo. Poeti, filosofi ed eruditi non facevano altro che studiare le passioni, la poesia, la storia, la filosofia dell'antichità greco-latina; qualche cosa di antico osservavasì fin nelle forme della socievolezza e nelle abitudini della vita domestica. Quando Nicolò Nicoli era a tavola, lasciò scritto Vespasiano da Bisticci, » mangiava in vasi antichi bellissimi, e così tutta la sua tavola era piena di vasi di porcellana o d' altri ornatissimi vasi. Quello con che egli beveva era coppa di cristallo o d'altra pietra fina. A vederlo in'tavola, così antico come era, era una gentilezza.....Chi gli voleva gratificare gli mandava o statue di marmo o vasi fatti dagli antichi, sculture T epitaffi di marmo, pitture di mano di singolari maestri, e di molte cose di mosaico in tavolette. Non era casa in Firenze che fosse più ornata che la sua, e-dove fussino più gentili cose che erano in quella ; in modo che ognuno che vi andava, in ogni facoltà vi aveva infinite degne cose » (1).
(1) Vite di uomini illustri del secolo XV, scritte da Vespasiano da Bisticci, stampate per la prima volta da Angelo Mai e nuovamente da Adolfo Bartolì. — Firenze, Barbèra, 1859. — Ci si permettano alcuni brevi cenni intorno all' Autore di quasto libro. — Vespasiano da Bisticci nacque in Firenze nel 1421, e in Firenze morì a'27 di luglio del 1498. Il Mai afferma che Vespasiano, per le domestiche strettezze in cui versava, non potò percorrere tutto il settenne corso delle arti liberali, e fu quindi costretto ad esercitare l'arte del cartolajo. Ma da un documento scoperto dal Bartoli nell'Archivio Centrale di Stato in Firenze noi sappiamo che le allegate domestiche strettezze della famiglia Bisticci non erano tali da impedire a Vespasiano di proseguire ne' suoi studi nè da obbligarlo ad esercitare 1' arte del cartolajo. Se dunque egli esercitò quest' arte vi fu spinto da naturale inclinazioni o da altre ragioni che noi ignoriamo. Comunque- sia di ciò, il Vespasiano fu cartolajo, e passò intera la sua vita fra codici ed amanuensi, occupato nel traffico dei libri. Ad onta eh' ei fosse soltanto mezzanamente culto possedeva copiosissime notizie di libri e d' autori specialmente greci e latini, e potè così in una età restauratrice appassionata del sapere antico tornare di grandissimo giovamento ai dotti nelle loro ricerche. « Tu prò-fedo, dice di lui il cronista pistoiese Sozomeno citato dal Mai, in hoc nostro deteriori soeculo hebraicae, graecae atque latinae linguarum, omnium voluminum dignorum me-moratu notitiam eorumque auctores memoriae tradisti. Quam ob rem ad te utique omnes romanae atque aliarum ecclesiarum pontifices, reges, principes, aliique trium lingua-rum eruditi, si humanitatis cognitionem cupìunt, gressus suos dirigunt. » E difatti, papi re, principi ed eruditi si giovarono dell' opera sua, sia nel raccoglier libri per le loro biblioteche, sia nell' averne notizie da servire ai loro studi. Ajutò Nicola V nella formazione della Biblioteca Vaticana, ebbe mano nel fornire di libri la Laùrenziana e la biblioteca dei frati di S. Marco in Firenze ; provvide alle biblioteche dei Duchi d' Urbino ; contribuì alla formazione di moltissimo librerie straniere menzionate dal Mai nella sua Prefazione alle Vite del Bisticci. L' arte sua, da lui esercitata con premurosa ed intelligente attività, lo mise in relazione cogli uomini più eminenti e cospicui del suo tempo. Fu familiare, oltre che di Nicola V, di Cosimo il Vecchio e di Federigo Duca d'Urbino, anche di Leonardo Aretino, di Ambrogio Traversari, di Giannozzo Manetti e di molti altri egregi letterati fiorentini. — Dotato di buon ingegno più che non si richiedesse all' arte sua, come gli scriveva il Manetti or ora menzionato, dopo aver conosciuto gran numero degli uomini più illustri del suo tempo, Vespasiano da Bisticci pensò di lasciarne memoria, e scrisse in volgare le biografie raccolte nel libro il cui titolo abbiam posto a capo della presente nota. « Sendo, egli dice, io stato in questa età, e avendo veduto tanti singolari uomini, de' quali io ho avuto assai notizia, a fare che la fama loro non perisca, bene che alieno dalla mia professione, ho fatto memoria di tutti gli uomini dotti che ho conosciuti in questa età per via d'uno breve comentario. » {Discorso premesso alle Vite). Gli uomini di cui Vespasiano ci lasciò notizia sono pontefici, re, principi, prelati, statuali e letterati non solo d'Italia, ma anche di altri paesi d'Europa. Con serenità di mente, rettitudine di cuore e somma modestia di intenzioni, egli scrive in forma semplice ed ingenua il bene ed il male