CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
— « Io non ti intendo, ripig':a Malagigi, come mai il Figliuolo non sa tutto quello che fa il padre ; — E Astarotte subito risponde :
tu non hai ben letto La Bibbia, e parmi con essa poco uso, Chè interrogato del gran dì il Figliuolo Disse che il Padre lo sapeva solo.
Poi, onde fargli ben intendere le cose, da buon teologo parla a Malagigi dell' essenza delle tre persone divine, e conclude che insomma è soltanto il Padre quegli che tutto può sapere. Astarotte non è però un teologo presuntuoso: quand' egli non sa, confessa apertamente di non sapere. Perciò a quel modo che dichiara di non conoscere il futuro se non come astrologo, così sulla quistionc della prescienza divina, sollevata da Malagigi poco dopo quella dianzi accennata, arrivato al punto di dare una ragione che concilii la prescienza colla bontà e giustizia di Dio egli dice :
Sappi che segnata è questa rubrica, E riservata a quel Signor giocondo : Sì eh' io noi so, però non ti rispondo.
E fa questa confessione d'ignoranza, non g$ per metter dubbi nell'animo altrui, ma perchè vede che 1' umana gente è, a questo proposito, avvolta di molti errori, E vuol sapore senza saper niente. Anche i poeti, continua egli, i filosofi e i morali, non sanno queste cose, ma la loro presunzione è tale che voglion sapere le gerarchie com' elle stanno.
Io era Serafin de' principali, E non sapea quel che quaggiù detto hanno Dionisio e Gregorio, eli' ognuno erra A voler giudicare il ciel di terra.
Il caduto Serafino non è uno spirito menzognero ; Gentilezza è bene anche in inferno, ed ei dice soltanto quel che sa per certa scienzia, e mette in guardia gli uomini contro gli' spiriti folletti che s' aggirano per 1' aria, mostrando sempre fal-sitadi ed inganni. Di costoro,
Chi si diletta ir gli uomini gabbando, Chi si diletta di filosofìa ; Chi venire i tesori rivelando ; Chi del futuro dir qualche bugìa.
Quando sono riusciti nel loro intento,
Vannosi 1' un 1' altro poi vantando D' aver parer quel che non sia.
Lungi dal correr dietro alle astrazioni scolastiche, all'astrologia, all'arte magica, all'idromanzia e ad altre false opinioni di sciocchi, Astarotte s'attiene a ciò che Natura benigna ci volle insegnare per sua cortesia, e però dove manca ragione o scienza, egli sta al fatto, perchè in questi casi Basta al savio veder la sperienza. Ond' è che le verità cui accenna ne' suoi discorsi riguardano sopratutto il mondo visibile della natura e dell' uomo. Con esse ei sorge incontro il Medio Evo, rettifica o sperde in tono ironico gli errori ed i sogni di quell' età, e addita sicuro l'avvenire. Ubbidendo ai voleri di Malagigi, Astarotte e Farfarello, altro diavolo associato all'impresa, erano volati in Egitto; là erano entrati l'uno in Ba-jardo, cavallo di Rinaldo, e 1' altro in Rabicane, cavallo di Ricciardetto, e via per