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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   IL RISOiìGIMENTO.
   Assai più di Carlo e di Orlando s' accostano poi alla natura volgare di Morgante gli altri personaggi del poeiiia. Rinaldo di Montalbano è un paladino turbolento e volgare, che assesta pugni a destra ed a sinistra, e che un giorno, bandito dalla corte per certe insolenze commessevi, si mette alla strada a fare il ladrone, e trasforma l'avito castello in un covo di masnadieri. « /' vo', egli dice ad Astolfo suo cugino, che tutto il paese rubiamo
   E che di mascalzon vita tegnamo E se San Pietro trovassimo in cammino Che sia spogliato e messo a fil di spada.
   Al che Astolfo, non meno volgare del cugino, risponde:
   che stiamo a bada? Non si risparmi parente o compagno E poi si parta il bottino e '1 guadagno.
   Se vi passasse con sua compagnia Sant'Orsola con l'agnol Gabriello, Ch'annunziò la Vergine Maria, Che sia spogl;ato e toltogli '1 mantello (1).
   Che più? Re Marsilio, dopo la presa di Saragozza, caduto prigioniero de Cristiani, chiede d'avere il battesimo innanzi d'essere impiccato, com'era l'ordine d Carlo Magno. Or ecco come Rinaldo, cavalier cristiano, risponde a tale desiderio. Cinque sono, egli dice, le acque perdute: la prima quella
   Con cui si lava a l'asino la testa, L'altra una cosa che infin pur pure; La terza è quella che in mar piove e resta, E dove genti tedesche son sute A mensa, sempre anche perduta è questa; La quinta è quella ch'io mi perderei A battezzare o Marrani o Giudei (2).
   Non è questo un linguaggio che fa di Rinaldo una parodia plebea del cavaliere cristiano? E che cosa è se non una parodia plebea dell'Arcivescovo Turpino quel Tur-pino che nel Morgante vuol essere il boja di Marsilio, e che diffatto con sue mani sacrate appicca il re Saracino ad un carubbo? Sarebbe lungo ed inutile moltiplicare gli esempi. Gano di Magonza, Astolfo, Ulivieri, Ricciardetto, tutti insomma gli eroi cristiani e pagani del poema risentono l'influenza dell'immaginazione che ritrasse Morgante e che fece strazio di questo personaggio. Il Pulci prende gli eroi e le imprese della cavalleria quali li aveva concepiti e trasformati il cantastorie popolare, e lungi dal cangiare il loro carattere volgare e pedestre in nobile ed eroico, carica la tinta volgare, esagera con infinita serietà le imprese già esagerate dall'immaginazione delle plebi, e con allegra ironia abbassa il mondo caval'eresco, che per luì non è cosa seria, a cui anzi non crede affatto, al livello del mondo borghese per non dire volgare. Tutti quei cavalieri della leggenda che non vivevano che per la fede e l'onore, quasi fossero liberati dalle miserie e dalle passioni dell'umana natura, sono trasformati in uomini che mangiano e bevono e operano come semplici mortali. Il comico esce spontaneo dal contrasto tra l'idealità eroica del mondo cavalleresco e la forma volgare con cui questo è concepito e rappresentato dal popolo. Tutto il poema ne è penetrato, nè cessa del tutto nelle circostanze più solenni,
   (1) C. XI. st. 19. 20. 21.
   (2) C. XXVII. st. 276.