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IL RISOiìGIMENTO.
Dopo questa professione di fede, Margutte continua il proprio discorso passando in rassegna la serie interminata de'suoi vizii e delle sue colpe. Egli è patricida, ladro, spergiuro, falsario, goloso; insomma quanti peccati sono giù nello inferno si trovano in lui raccolti. Egli fu cattivo insin nell'uovo, e se il mondo durasse eterno non potrebbe commettere tanti ma'i quant'egli da solo ne ha commessi in una vita (I). Ad onta.di ciò il dabben Morgante s'accompagna con un tal uomo e con lui viaggia per molti giorni inverso Oriente, mangiando, bevendo, rubando, pagando gli osti a bastonate e incontrando molti casi la cui narrazione riempie gran parte del canto XVIII e quasi tutto il XIX. Era sua intenzione di portarlo in Soria, ma per via gli muore d'una morte degna della sua vita. Vedendo le grottesche smorfie di una scimni'a, Margutte dà in un riso così forte che lo fa scoppiare. (2).
E ride ancora, e riderà in eterno Come solea,
dice poi l'angelo Gabriello ad Orlando morente in Roncisvalle.
Di Margutte, osserva il poeta nel terminare questo episodio del suo racconto, non si trova scritto in sul cantare d'Orlando ( alludendo probabilmente al poema laurenziano da cui traeva la materia de' suoi racconti); ma il fatto è pur vero, soggiunge pòi, e arieggiando il far grave e dotto degli eruditi dell'Accademia platonica che nelle loro ricerche risalivano sempre fino alla più remota antichità orientale, anch'egli autentica il suo bizzarro racconto col citare il libro di un tale Alfamenonne, libro che 'andò soggetto a molte vicende.
E fu trovato in lingua persiana, Tradotto poi in arabica e 'n caldea, Poi fu recato in lingua soriana, E di poi in lingua greca e poi in ebrea; Poi nell'antica famosa romana; Finalmente vulgar si.riducea: Dunque e' cercò la torre di Nembrotto Tanto ch'egli è par fiorentin ridotto. (3) »
Il fatto è che di tipi simili a Margutte non e' è riscontro nei romanzi e poemi cavallereschi popolari anteriori al Morgante. E quando si pensi alle tendenze dei contemporanei del Magnifico di pigliarsi spasso dei vizii e delle superstizioni delle plebi cittadine e del contado, non si avrà difficoltà ad ammettere che il Margutte è un personaggio uscito dall' immaginazione del Pulci a fare la parodia della plebe degenerata e corrotta. Lorenzo de' Medici faceva ridere delle sconcezze dei Beoni fiorentini e della semplicità contadinesca della Nencia e del Vallera; il Pulci si spassa a spese dell'uomo plebeo che, perduto ogni sentimento religioso e morale, non sente più che l'istinto animalesco. E nell'uno e nell'altro la caricatura e la parodìa son fatte ridendo e senza uno scopo immediato di moralità.
Morgante, dopo la morte di Margutte, continua il suo viaggio verso l'Oriente, dove giunge e trova Orlando occupato nell'assedio di Babilonia. Com'è naturale, egli ripiglia il suo posto presso il paladino e partecipa decisivamente alla guerra. Nell'assalto alle mura di Babilonia, da solo egli scuote un'enorme torre che difende una porta della città, e la fa rovinar giù dall'alto in basso. I Saraceni fuggono spaventati, e Morgante, seguito dai cavalieri cristiani, entra in Babilonia, di cui Orlando vien proclamato Soldano. Ma Orlando, dovendo far ritorno in Francia onde liberale Gano di Magonza dalle mani di Creonta vecchia e brutta maga madre di giganti
(1) Morg. Cant. XVIII.
(2) Id. C. XIX.
(3) Id. C. XIX.