CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
sono veramente quelle che ne occupano la maggior parte. Certo che Orlando è il principale eroe del poema, contuttociò lo spirito che anima <1 racconto e che gli dà un significato è quello di Morgante. P' forme rozzamente smisurate (era come una montagna, dice il poeta) ignorante, sempliciotto, ghiottone e millantatore a modo volgare, ma in fondo buona pasta d'uomo, fedele a tutta prova e coraggioso d'un coraggio ispiratogli dalla coscienza della propria forza materiale, lo scudiero d'Orlando è la parodia dei giganti immaginati cl£ « cantastorie del popolo, e l'interesse della sua vita poetica è riposta nello spirito comico che lo anima dal principio sino alla fine.
Quando il conte d'Auglante si decide ad abbandonare gli ozii della Badìa, dove era capitato, per andare in traccia d'illustri imprese, Morgante indossa un vecchio usbergo dalle maglie rugginose, si mette hi capo un gran cappello d'acciaio, che lo faceva, come gli dice Orlando, parere un fungo col gambo lunghissimo; si cinge una spadaccia, prende tra mani un'enorme battaglio di campana, e così armato seguita a piedi il suo signore. Ben gli aveva l'abate regalato un bel destriero, ma il povero animale gli era scoppiato sotto per la fatica la prima volta che s'era provato a cavalcarlo. Le imprese di questo bizzarro cavaliere sono le più stravaganti e buffe del umido; le prodezze eli' ei> fa col battaglio della campana sono così strepitose come quelle di Orlando con Durindana. Azzuffarsi con demoni, liberar donzelle e difenderle stendendo morti in poco d'ora gran numero di cavalli e cavalieri a colpi di battaglio; spaccar il cranio a balene, a leoni, ad elefanti ; — ecco un piccolo saggio delle imprese di Morgante. In compierle lo scudiero fedele, il neofita entusiasta, l'eroe cavalleresco rivela però sempre la sua indole plebea. Un giorno, ad esempio, dopo aver vinto un demonio, egli dice ad Orlando che si sentirebbe core d'andar nell'inferno e farne sbucare tutti i diavoli; ma quando il suo signore gli osserva che in inferno non si manuca, il millantatore gigante cessa subito le sue spacconate (1). Mangiare e bere sono due grandi passioni di Morgante. — Una volta tracanna due otri di vino in un sorso, un'altra ammazza un elefante, lo arrostisce, se lo divora tutto fino all'ossa, e po' si stuzzica i denti col pino che gli era servito di schidione per arrostirlo (2j. In una delle sue molte peregr nazioni accanto a lui apparisce un altro gigante, una delle figure più originali e rilevate de1 Morgante, vogliam dire Margutte. — Morgante, viaggiando da Parigi verso Soria, per andare a raggiungere Orlando, che si trova occupato nell'assedio di Babilonia, vede da lungi farglisi incontro un uomo dall'aspetto orrido e strano. Postosi a sedere, egli l'attende, e tosto che gli si è fatto vicino lo richiede del suo nome. « Il mio nome, risponde l'interrogato, è Margutte. »
Ed ebbi voglia anch'io d'esser gigante: Poi mi penti', quando a mezzo fu' giunto: Vedi che sette braccia sono appunto.
Morgante allora gli chiede se sia cristiano o Saracino; e Margutte risponde.
............ a dirtel tosto
10 non credo più al nero che all'azzurro, Ma nel cappone, o lesso o vogli arrosto;
È credo alcune volte anco nel burro .... Ma sopra tutto nel buon vino ho fede E credo che sia salvo chi gli crede.
E credo nella torta e nel tortello: L'uno è la madre e l'altro è il suo figliuolo
11 vero paternostro è il fegatello;
E possono esser tre, due .ed un solo; E deriva dal fegato almen quello.
(1) Morg. C. II.
(2) lei. C. XIX.