CAI'ITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. S-81
nel 1481 e contenente quella che si può chiamare la storia d'Orlando; l'altra dai cinque canti aggiunti dai Pulci, dopo non lieve interruzione, a quei primi e contenente la pretta storia della Rotta di Roncisvalle. Ora, la materia della prima parte è tratta dal poema laurenziano, a cui il Rajna in mancanza d'altro titolo ha creduto di dover dar quello di Orlando. E diffatti le imprese e gii eroi dei due poemi si corrispondono non soltanto nel modo generale con cui si corrispondono le imprese e gli eroi d'una sola e medesima leggenda che serve di fondamento a tutti i romanzi d'un ciclo, ma altresì in molte loro particolarità. Il tipo di Morgante, appena abbozzato nell' Orlando, riapparisce nel poema del Pulci condotto alla perfezione : non poche stanze dell'ignoto rìmator fiorentino riappariscono nel Morgante, benché modificate e ripulite quanto alla lingua, allo stile e al verso, secondo che richiedeva la cultura puetica del Pulci. Le differenze tra i due poemi sono, com' è naturale , enormi quanto alla forma ed allo spirito. Il Pulci a volte limita la materia dell' Orlando, a volte la amplifica e v'introduce episodi e personaggi nuovi affatto, com'è Alargutte; ma, infine, vedi sempre l'uomo che modifica, che rifà, che prende a vestire di forme nuove, più corrette e più leggiadre un' invenzione ch'egli trova già beli'e compiuta ne'suoi tratti generali e in molte sue particolarità. Da tutto ciò si può concludere che il Pulci nel Morgante rifece 1' Orlando del ri-mator fiorentino, press'a poco come il Berni rifece più tardi VOrlando innamorato del Bojardo. Certo è che rifacendolo egli tramutava e rinnovava la poesia cavalleresca popolare, ma la tramutava e rinnovava soltanto quanto alla forma. — Il codice laurenziano dell' Or§Mo manca dell'ultime carte, e però non si può proseguire il confronto tra i due poemi oltre il secondo verso della stanza 240 del canto XXII del Morgante. Il Rajna crede, per altro, che le carte mancanti del poema laurenziano sieno poche, e che l'ignoto rimator fiorentino abbia lasciato incompiuto il suo poema: gli ultimi casi narrati nell'Olindo sono quelli contenuti nel C. XX11I del Morgante. Ora, è notevole vedere che il Pulci a questo punto spezza l'ordito delle narrazioni seguite fin qui. e ad un tratto balza a cose affatto diverse dalle precedenti e accadute in un tempo assai posteriore. E il Rajna conclude che a questo punto essendogli mancata la sua guida, il Pulci ricorse ad un altra. La materia degli ultimi cinque canti del Morgante evidentemente è tratta dagli ultimi libri del poema che s'intitola La Spagna in rima ov' è narrata la Rotta di Roncisvalle. Anche qui, s'intende, la feconda e bizzarra immaginazione del Pulci altera, sposta, introduce epiradi e creazioni nuove, com'è quella stupenda di Astarotte , trasfondendo in ogni cosa uno spirito nuovo.
Tale in sostanza è il risultato delle ricerche del Prof. Rajna. Ma dopo aver provato che il Pulci ha debito verso due oscuri rimatori del suo tempo; dopo aver riconosciuto che il Morgante Maggiore non è una apparizione improvvisa e isolata, ma è legato ad un movimento 3h'impaginazione popolare che da molt' anni andava alterando o amplificando i fatti della leggenda cavalleresca; dopo aver anche stabilito che il dotto poeta fiorentino si tenne alle forme usitate dai cantastorie e rapsodi popolari, — il nostro compito non è finito. Infatti, rimane ancora a domandare: come riapparisce egli nel Morgante questo mondo cavalleresco che formava il contenuto dei romanzi popolari, e che era per così gran parte estraneo alle abitudini ed ai sentimenti della vita italiana? Qual nuovo interesse seppe il Pulci svegliare nella eulta e scettica borghesia fiorentina col racconto delle imprese di Carlo Magno e dei dodici paladini di Francia'? quali modificazioni subirono le forme dei romanzi e poemi popolari tra le mani del poeta amico di Angelo Poliziano e di Lorenzo dei Medici'? qual'è la vita nuova che l'artista del secolo XY trasfuse nella vecchia leggenda feudale trapiantata in Italia'?
Carlo Magno si trova in Parigi circondato da tutti i suoi Paladini. Orlando, benché giovane assai, governa in fatto e in detto ogni cosa, frano di Magonza scoppia per questo dall'invidia e tenta ogni via per rovinarlo. Un giorno che il prode paladino ode Gano calunniarlo presso Carlo Magno, mette mano alla spada e vuole uccidere il calunniatore e Carlo che gh dava mente. Ulivieri s'interpone, ma dopo alcun, giorni il Conte d'Anglante, sdegnato, volta le spalle alla Corte, deciso di pas-